di Michele Paris

Tra il 18 e il 24 giugno scorso, il governatore della South Carolina Mark Sanford - astro nascente del Partito Repubblicano - è improvvisamente sparito dalla circolazione, lasciando agli ignari membri del proprio staff l’incarico di giustificare i propri movimenti. Pressato da una stampa pronta a fiutare lo scandalo, il portavoce del governatore aveva alla fine fatto sapere che il suo superiore si era preso una vacanza in solitudine tra le montagne dell’Appalachian Trail. Un paio di giorni dopo tuttavia, la verità è venuta alla luce. Sanford si era in realtà recato segretamente in Argentina per incontrare la sua amante. Come da protocollo, il politico colto in flagrante si è scusato ed ha ammesso le proprie colpe in una conferenza stampa pubblica. L’affaire Sanford è giunto solo una settimana dopo una confessione simile da parte del senatore del Nevada John Ensign, con il quale il primo condivide sia il partito di appartenenza, sia l’aspirazione a diventare il candidato repubblicano nelle presidenziali americane del 2012. Le rispettive avventure tuttavia, come puntualmente accade negli Stati Uniti, finiranno col distruggere le carriere politiche di entrambi.

di Fabrizio Casari

Sono le sei del mattino a Tegucigalpa, quando duecento soldati golpisti circondano la casa del Presidente della Repubblica in carica, Manuel Zelaya. I golpisti entrano sparando, afferrano il presidente, lo colpiscono ripetutamente e lo trascinano a bordo di un camion militare. Lo portano in una base dell’aereonautica militare alla periferia della città e quindi a bordo di un aereo di Stato che decolla; destinazione San José de Costa Rica. Chiusa con la forza anche l’emittente vicina al governo, Canale 8. Sequestrati gli ambasciatori di Cuba, Venezuela e Nicaragua e la Ministra degli esteri honduregna Patricia Rodas. Dal Costa Rica Zelaya ha rilasciato un’intervista a Tele Sur dove si é detto “vittima di un sequestro, un colpo di Stato, un complotto di un settore dell’esercito”. Ha poi chiesto a Obama “di chiarire se ci sono gli Usa dietro il golpe. Se gli Usa negano l’appoggio ai golpisti, questo insulto al nostro popolo e alla democrazia può essere evitato”. Concetti ripetuti poche ore dopo in una conferenza stampa da San Josè. Da parte sua, Obama si è detto “profondamente preoccupato per l’arresto del Presidente” ed ha chiesto “a tutte le parti di rispettare le norme democratiche”. Parole blande e rituali. Non certo una condanna, almeno nei termini che sarebbe stato lecito attendersi.

di Giuseppe Zaccagni

Grande rispetto per quello che ha fatto il popolo coreano in lotta contro l’imperialismo. E grande attenzione e sostegno a quella costruzione nazionale portata avanti da Kim Il Sung negli anni ruggenti della guerra contro gli invasori imperialisti giapponesi fino alla vittoria e alla liberazione del Paese il 15 agosto 1945. Da allora, attraverso alterne vicende – spesso caratterizzate dalla violenza del potere americano – la Corea del Nord è riuscita ad andare avanti sostenuta solo dalla Cina e dall’Urss. Ma nel frattempo Kim Il Sung ha cominciato a perdere colpi. E così è iniziata una sorta di storia monarchica. Con il Kim che si è autodefinito “Grande leader del popolo coreano” e facendo sommergere il suo paese di opere da lui scritte e via dicendo. La Corea del Nord, in pratica, si è collocata sulla soglia del ridicolo nonostante la sua grande tradizione rivoluzionaria. Poi la deriva monarchica ha preso il sopravvento.

di Carlo Benedetti

Cento in tutta Italia. Sono gli scampoli degli oligarchi dell’Est che si son fatti commessi viaggiatori del riciclaggio. Ora puntano all’insediamento. Entrano in contatto con agenzie immobiliari e con singoli speculatori e si diffondono a macchia di leopardo. Portano “contanti” e pagano senza fatture. Al ministero degli Interni li hanno già mappati e ne conoscono nomi, cognomi, indirizzi e luoghi di provenienza. Indicazioni in merito sono state “diramate” alle questure provinciali. Ma, per ora, nessuno parla di tutto questo. E così si hanno solo generiche accuse rivolte a “mafiosi” che arrivano dal cuore orientale dell’Europa. E tutti noi – purtroppo – continuiamo a demonizzare solo gli extracomunitari che “fanno casino e stuprano”. Ma ci sono anche extracomunitari che vengono dal freddo e che si presentano col volto “pulito” vantando origini borghesi. E, soprattutto, mostrando collezioni di carte di credito. C’è - sotto sotto - una penetrazione di capitali sporchi che partono da lontano e vengono ripuliti in casa nostra.

di Michele Paris

Agli occhi della destra americana ed europea, la Colombia continua ad apparire come un esempio di democrazia in un continente – quello sudamericano – sempre più spostato a sinistra. La realtà dei fatti suggerisce tuttavia un’immagine ben diversa del paese guidato dal discusso presidente Alvaro Uribe. Oltre a far segnare, ad esempio, il numero più alto di omicidi nel mondo ai danni di sindacalisti, da qualche mese a questa parte si è avuta anche la conferma ufficiale di una trama “sistematica” di esecuzioni extragiudiziali condotte da militari e gruppi paramilitari contro cittadini comuni. A metterla in evidenza è stato un recente rapporto dell’inviato delle Nazioni Unite, Philip Alston, il quale, pur non potendo confermare l’esistenza di un piano messo in atto dal governo nell’uccisione di civili ingiustamente identificati come guerriglieri, ha ugualmente definito insostenibile l’ipotesi di un fenomeno limitato a qualche mela marcia all’interno di un sistema sostanzialmente irreprensibile.


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