di Ilvio Pannullo

La prima volta che ci si ferma a ragionare sui meccanismi sottostanti la creazione della moneta si è colti o da un forte scetticismo o da un penoso senso d’impotenza. I primi generalmente rifiutano a priori l’idea che qualcuno possa avere abusato in modo tanto scellerato della loro fiducia, i secondi, comprendendo la natura verticistica del sistema monetario oggi dominate, sono colti dallo sconforto, non riuscendo ad immaginare alcuna possibilità di cambiamento dello status quo. Ecco allora Newton arrivare, con la sua terza legge, in soccorso di quanti, smarriti, perdono la fiducia nel cambiamento: ad ogni azione di un corpo A su un altro corpo B corrisponde una reazione uguale e contraria del corpo B sul corpo A. Il principio è applicabile a tutte le forze riscontrate in natura e nella tecnica, oltre a costituire un assioma fondamentale della meccanica. Così accade che alla moneta creata attraverso l’indebitamento della comunità si contrappone una moneta accreditata gratuitamente ai cittadini: sono le monete complementari.

di Michele Paris

Ha dovuto attendere ben otto mesi per ottenere il proprio seggio al Senato degli Stati Uniti d’America l’ex comico ed attore Al Franken. Al termine di una lunghissima e sfiancante battaglia legale che lo vedeva opposto in Minnesota al senatore repubblicano in carica Norm Coleman, il candidato democratico ha beneficiato di una sentenza decisiva della Corte Suprema dello Stato che ha messo la parola fine ad una elezione che lo scorso mese di novembre era apparsa da subito estremamente equilibrata. Il successo dell’ex protagonista del popolare show americano Saturday Night Live risulta di grandissima importanza, perché consente al partito del presidente Obama di raggiungere al Senato, almeno in linea teorica, la fatidica quota di 60 voti, soglia necessaria per superare il principale strumento di ostruzionismo in mano all’opposizione (“filibuster”).

di Luca Mazzucato


TEL AVIV. Le colonie israeliane in West Bank sono al centro della disputa tra l'amministrazione Obama e il governo israeliano. All'incirca mezzo milione di ebrei si sono trasferiti in West Bank dall'inizio dell'Occupazione, appropriandosi della terra palestinese con l'aiuto dell'IDF. Tra i coloni israeliani, ci sono moltissimi olim hadashim, nuovi immigrati. Spesso attirati dai forti incentivi finanziari del governo israeliano, a volte spinti dalla chiamata divina alla conquista della “terra promessa.” Molto spesso si tratta di ebrei convertiti: alla ricerca della propria identità, ritrovano una nuova sicurezza abbracciando l'ideologia sionista e razzista dello slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra.” Si sta occupando della questione un regista tedesco, Frank Henne, che ha incontrato e intervistato numerosi ebrei convertiti, tutti provenienti dalla Germania e da background cristiani, trasferiti nel cuore della West Bank.

di Fabrizio Casari

Netta, senz’appello. Magari non particolarmente tempestiva, ma inequivocabile. La condanna degli Stati Uniti del golpe di Tegucigalpa ha inflitto un serio colpo alle speranze di accredito internazionale dei golpisti honduregni. Tanto Barak Obama, quanto Hillary Clinton, hanno chiesto con forza il reintegro del Presidente Zelaya alla guida del paese centroamericano, ribadendo che, comunque, Washington riconoscerà come legittimo solo il governo guidato dal Presidente deposto con la forza. Stesso atteggiamento anche dal Palazzo di Vetro a New York. I 192 paesi facenti parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riunita sotto la presidenza del nicaraguense Miguel D’Escoto, non fanno sconti, non cercano soluzioni politiche o scorciatoie diplomatiche. In una risoluzione approvata per acclamazione, alla presenza di Zelaya, giunto da Managua su un aereo venezuelano, l’Assemblea Generale ha condannato “il colpo di Stato nella Repubblica dell’Honduras che ha interrotto l’ordine democratico e costituzionale” e ha lanciato un appello alla comunità internazionale “a non riconoscere a nessun altro governo al di fuori di quello del Presidente costituzionale Zelaya per cui ha chiesto “l’immediato e incondizionato ripristino”.

di Michele Paris

Tra il 18 e il 24 giugno scorso, il governatore della South Carolina Mark Sanford - astro nascente del Partito Repubblicano - è improvvisamente sparito dalla circolazione, lasciando agli ignari membri del proprio staff l’incarico di giustificare i propri movimenti. Pressato da una stampa pronta a fiutare lo scandalo, il portavoce del governatore aveva alla fine fatto sapere che il suo superiore si era preso una vacanza in solitudine tra le montagne dell’Appalachian Trail. Un paio di giorni dopo tuttavia, la verità è venuta alla luce. Sanford si era in realtà recato segretamente in Argentina per incontrare la sua amante. Come da protocollo, il politico colto in flagrante si è scusato ed ha ammesso le proprie colpe in una conferenza stampa pubblica. L’affaire Sanford è giunto solo una settimana dopo una confessione simile da parte del senatore del Nevada John Ensign, con il quale il primo condivide sia il partito di appartenenza, sia l’aspirazione a diventare il candidato repubblicano nelle presidenziali americane del 2012. Le rispettive avventure tuttavia, come puntualmente accade negli Stati Uniti, finiranno col distruggere le carriere politiche di entrambi.


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