Come affermato dal presidente Xi Jin Ping, Cina e Ue “dovrebbero farsi carico delle proprie responsabilità internazionali, mantenere insieme la tendenza della globalizzazione economica e l’ambiente del commercio internazionale, e resistere insieme alle prepotenze unilaterali“. Si tratta di un appello importante. E’ certamente paradossale che sia oggi uno Stato socialista ad invocare oggi i benefici della globalizzazione. Ma si tratta del risultato della grande ascesa economica, sociale e culturale che la Cina sta avendo proprio grazie alla superiore qualità del suo sistema.

La nuova realtà siriana dopo la caduta del governo di Assad e la presa del potere del regime qaedista appoggiato dalla Turchia ha innescato dinamiche che stanno provocando pericolose tensioni tra Ankara e Tel Aviv. Erdogan e Netanyahu cercano di estendere la propria influenza quanto più possibile nel paese lacerato da oltre un decennio di conflitti, fino a rischiare uno scontro armato diretto, come è accaduto ad esempio con il recente bombardamento israeliano della base di Tiyas (“T4”) in Siria, dove la Turchia intende stabilire una postazione militare permanente. Entrambi i paesi, tuttavia, puntano a mantenere una Siria debole e divisa, così che un qualche accordo quanto meno provvisorio che garantisca i rispettivi interessi sembra essere possibile, soprattutto nel quadro delle manovre di Washington per allineare i due alleati alle mire americane contro l’Iran e i suoi partner regionali.

L’amministrazione Trump continua a fare carta straccia della Costituzione americana, in molti casi con la collaborazione attiva del potere giudiziario, incluso il tribunale più alto del paese, la Corte Suprema degli Stati Uniti. La recente sentenza di quest’ultima sul caso dell’espulsione dagli USA di centinaia di immigrati, prevalentemente venezuelani, è l’ultimo episodio preoccupante registrato in questo contesto dall’inizio del secondo mandato del presidente repubblicano. Il caso fa riferimento al cosiddetto “Alien Enemies Act” del 1798, che Trump aveva invocato lo scorso mese di marzo per deportare i migranti in un lager in El Salvador senza la possibilità per questi ultimi di ricorrere contro la decisione davanti a un tribunale federale.

Senza la minima preoccupazione per il mandato d’arresto internazionale per genocidio e crimini di guerra che pesa sulla sua testa, il primo ministro israeliano Netanyahu ha incontrato lunedì alla Casa Bianca il presidente americano Trump in un vertice organizzato in fretta e furia, verosimilmente per pianificare le prossime mosse dei due alleati nella riorganizzazione strategica del Medio Oriente. Visto il livello di degenerazione politica e morale che caratterizza i due leader e i rispettivi governi/regimi, a livello pubblico il faccia a faccia si è prevedibilmente risolto nell’ennesima celebrazione della strage in corso a Gaza. Tra le righe, si è tuttavia percepita una certa inquietudine per il crescente disgusto dell’opinione pubblica internazionale nei confronti dei massacri quotidiani e dell’impunità del regime sionista, possibile solo grazie al totale appoggio americano. Allo stesso modo, l’elemento più sorprendente dell’apparizione pubblica dei due leader è stato l’annuncio di Trump di un imminente incontro tra Stati Uniti e Iran.

Abbiamo ricevuto questo appello che riportiamo fedelmente. Altrenotizie.org si associa alle richieste dei giornalisti palestinesi e chiede l'immediato stop alla loro persecuzione come a quella di tutto il popolo palestinese. Chiediamo che le autorità internazionali intervengano con ogni mezzo per fermare il regime genocida di Tel Aviv.

"È urgente salvare la vita dei giornalisti palestinesi nella Striscia di Gaza. Siamo vittime di un sistematico sterminio da parte delle forze israeliane, mentre la comunità internazionale rimane in un assoluto silenzio, senza chiedere conto delle responsabilità.


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