Con l’aumentare delle polemiche sul progressivo insabbiamento del caso Jeffrey Epstein da parte dell’amministrazione Trump, un paio di settimane fa l’FBI aveva diffuso pubblicamente un filmato di circa undici ore di videosorveglianza carceraria che mostrava gli ultimi momenti del discusso finanziere prima della sua morte, avvenuta nell'agosto 2019. Invece di mettere fine alle speculazioni, il materiale video ha però riacceso polemiche politiche e dubbi investigativi. Un’analisi della rete CBS trasmessa questa settimana ha infatti rivelato significative contraddizioni tra le dichiarazioni ufficiali del Dipartimento di Giustizia e quello che effettivamente mostrano le riprese. Nel frattempo, un sondaggio Economist/YouGov ha evidenziato come quasi la metà degli americani creda che il presidente Trump fosse complice di Epstein nei crimini di traffico sessuale, mentre due terzi degli americani pensa che il governo stia nascondendo le prove di ciò.

I recenti annunci dei governi di Francia e Regno Unito sul riconoscimento nelle prossime settimane dello stato palestinese non hanno nulla a che vedere con un reale scrupolo per questo popolo né con un impegno autentico per fermare il genocidio in corso a Gaza. Si tratta piuttosto di iniziative ciniche al preciso scopo di nascondere le tracce delle loro responsabilità dirette nella strage quotidiana condotta per mano del regime sionista del primo ministro/criminale di guerra Netanyahu. Il riconoscimento formale di uno stato palestinese non avrà inoltre nessun impatto concreto sugli eventi, come dimostra il fatto che già più di 140 paesi lo hanno fatto finora praticamente senza nessun effetto.

L’ennesima giravolta di Trump sulla guerra in Ucraina ha lasciato commentatori e governi di tutto il mondo nuovamente a chiedersi quale possa essere la “strategia” della Casa Bianca per arrivare a una soluzione negoziata di una crisi che dura ormai da più di 40 mesi. Riproponendo la sua abituale vocazione agli ultimatum, il presidente americano ha ridotto lunedì da 50 a “10 o 12 giorni” quello da poco imposto alla Russia per accettare una tregua, pena una raffica di sanzioni “secondarie” che, però, nessuno o quasi, incluso il governo di Mosca, ritiene realmente applicabili.

Nel darne l’annuncio domenica, Ursula von der Leyen ha affermato che l’accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti “crea certezza in tempi incerti”. Solo questo aspetto, secondo la presidente della Commissione Europea, dovrebbe rassicurare il mondo del business da questa parte dell’Atlantico, ma, in realtà, l’unica certezza che certifica l’intesa annunciata in Scozia nel “resort” di proprietà del presidente Trump è il suicidio economico dell’Europa. Infatti, le reazioni di svariati leader dei singoli paesi dell’Unione e dei rappresentanti delle imprese che esportano negli USA sono state, a parte qualche rara eccezione, nella migliore delle ipotesi caute, mentre alcuni hanno denunciato apertamente un accordo che, per come è stato presentato finora, sembra favorire soltanto Washington.

Migliaia di persone sono scese in piazza a Kiev per protestare contro la legge fatta approvare da Zelensky che pone sotto il controllo del governo le agenzie che si occupano del contrasto alla corruzione. Che in Ucraina è questione enorme quanto atavica: rimonta sin dall’inizio degli anni ’90 e ha visto tutti i pupilli dell’Occidente - dalla Timoshenko a Poroshenko finendo con Zelensky - trasformare le loro amministrazioni in una greppia.


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