Con il voto di una maggioranza risicata dei suoi delegati, nel fine settimana il Partito Social Democratico tedesco (SPD) ha dato con ogni probabilità il via libera ad un governo di “grande coalizione” ancora più a destra di quelli guidati finora dalla cancelliera, Angela Merkel.

 

Se l’OK all’avvio della fase finale dei negoziati con i Cristiano Democratici (CDU) e i Cristiano Sociali bavaresi (CSU) ha fatto trarre un respiro di sollievo a molti a Berlino e a Bruxelles, a fare le spese dell’accordo in vista non saranno soltanto i lavoratori tedeschi, ma lo stesso partito guidato da Martin Schulz.

 

Il dato più importante ricavato dal congresso straordinario di Bonn della SPD è rappresentato dalle divisioni interne attorno alla partecipazione a un esecutivo che potrebbe facilmente decidere dell’esistenza stessa del partito dopo il peggior risultato dal dopoguerra a oggi, incassato nelle elezioni dello scorso settembre.

Con un discorso tenuto questa settimana all’università di Stanford, in California, il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha per la prima volta delineato, in maniera sommaria ma sufficientemente chiara, gli obiettivi principali del coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Siria.

Il secondo falso allarme in appena quattro giorni, scattato per un inesistente missile lanciato dalla Corea del Nord, ha ricordato a tutto il pianeta come il rischio di una guerra anche nucleare rimanga altissimo nonostante gli stentati progressi sulla strada di un possibile dialogo tra Seoul e Pyongyang. Una conferenza decisamente discutibile organizzata in Canada questa settimana si è poi trasformata in un nuovo palcoscenico americano per minacciare in maniera pesante il regime di Kim Jong-un.

Gli equilibri all’interno del Partito Laburista britannico si sono spostati sensibilmente a sinistra nei mesi seguiti alle elezioni generali del giugno 2017. Mentre i vertici del partito e la grande maggioranza dei suoi parlamentari avevano fino ad allora condotto una feroce battaglia contro il segretario, Jerermy Corbyn, quest’ultimo si trova oggi in una posizione decisamente più solida, come ha confermato il recente voto per eleggere tre nuovi delegati che siederanno nel direttivo del “Labour”.

Alla vigilia del sesto round di colloqui, voluti dal presidente americano Trump, per la revisione del Trattato di Libero Scambio Nord Americano (NAFTA), il governo canadese ha inviato segnali piuttosto chiari sullo stato dei negoziati, lasciando intendere un sempre più probabile ritiro di Washington dall’accordo entrato in vigore oltre due decenni fa.


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