L’emorragia di collaboratori del presidente americano Trump è proseguita in questi giorni con le dimissioni del numero uno del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca, Gary Cohn. Quello dell’ex top manager di Goldman Sachs è l’abbandono più importante tra i moltissimi registrati finora, sia per la posizione occupata sia, ancor più, per le implicazioni che potrà avere sul corso della politica economica dell’amministrazione repubblicana.

La visita di martedì a Pyongyang di una delegazione di alto livello del governo sudcoreano ha portato apparentemente a un miglioramento delle prospettive di pace di fatto senza precedenti nell’ultimo decennio. Lo stesso leader nordcoreano, Kim Jong-un, è stato protagonista di un lungo incontro con gli inviati di Seoul e le dichiarazioni ufficiali che sono seguite hanno evidenziato un possibile significativo cambiamento delle posizioni del regime, i cui effetti saranno da verificare soprattutto a Washington.

La decisione presa settimana scorsa dal presidente americano Trump di imporre pesanti tariffe doganali sulle importazioni di acciaio e alluminio ha scatenato una valanga di critiche sul fonte domestico e internazionale, così come una serie di minacce di ritorsioni, anche da parte di paesi alleati di Washington, che prospettano lo scatenarsi a tutti gli effetti di una pericolosissima nuova guerra dei dazi su scala globale.

Dima Hasan è una ragazza siriana. Agronoma, interessata all’ecologia, internazionalista, lavora come educatrice. Il 5 marzo, Dima si recherà con altri coetanei all’ambasciata della Repubblica bolivariana del Venezuela a Damasco, per rendere omaggio a Hugo Chávez, che tanto lavorò contro le guerre imperialiste. Come quella che, per procura, continua a devastare la patria di Dima, dal 2011.

Di prove concrete dell’esistenza e dell’impiego di armi chimiche da parte di Assad in Siria non vi è tuttora traccia, ma il governo di Damasco e, in seconda battuta, quello di Mosca sono comunque responsabili di attacchi presumibilmente condotti con sostanze proibite contro i civili nel paese mediorientale in guerra.

 

Questa è in sostanza la posizione dell’Occidente in un frangente forse cruciale del conflitto, sempre più simile alle fasi che precedettero l’invasione dell’Iraq nel 2003 sulla base di accuse fabbricate dell’esistenza in questo paese di “armi di distruzioni di massa”.


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