L’inizio del mese di aprile ha coinciso con l’apertura di una nuova fase del conflitto sociale in Francia, dove i lavoratori di vari settori, a cominciare da quello ferroviario, intendono combattere l’agenda “riformista” del presidente, Emmanuel Macron.

 

La privatizzazione della compagnia ferroviaria transalpina pubblica SNCF (“Société Nationale des Chemins de fer Français”) si accompagna a un attacco frontale alle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti ed è vista correttamente come un vero e proprio banco di prova della forza dell’inquilino dell’Eliseo e del futuro stesso delle distruttive politiche anti-sociali promosse dalla classe dirigente francese ed europea in genere.

Autoblindo contro passi, divise contro magliette, mitra contro fionde, pallottole contro pietre. Così Israele, in spregio al diritto internazionale e alla decenza, in offesa al buon senso ed al principio della proporzione tra offesa e difesa, ha festeggiato il Venerdì Santo con i suoi cecchini, uccidendo 16 palestinesi e ferendone mille. Il governo dell’ultradestra di Bibi Netanyahu, appoggiato dalla destra ultra oltranzista religiosa, con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha capito che può tornare a dedicarsi con meticolosità al tiro a segno contro i palestinesi.

L’annuncio di questa settimana dell’accordo di vendita alla Polonia del sistema difensivo missilistico americano Patriot è arrivato tutt’altro che casualmente nel pieno dell’escalation dello scontro tra Occidente e Mosca con il pretesto dell’avvelenamento dell’ex ufficiale dei servizi segreti militari russi, Sergei Skripal.

 

L’intesa tra Washington e Varsavia è anche l’ennesima prova degli sforzi da parte degli Stati Uniti di consolidare i legami con i paesi dell’Europa orientale, sempre in funzione anti-russa ma anche in risposta alle ambiguità fin troppo evidenti di svariati paesi europei, a cominciare dalla Germania, nei rapporti con il Cremlino.

Se la visita di questa settimana a Pechino del leader nordcoreano, Kim Jong-un, è stata definita “inaspettata” dalla gran parte della stampa internazionale, l’incontro con il presidente cinese, Xi Jinping, non ha in realtà nulla di sorprendente, ma si inserisce in maniera perfettamente logica nelle recenti dinamiche strategiche che stanno interessando la penisola di Corea.

 

Gli oltre sei anni trascorsi a partire dall’ascesa al potere prima che Kim si sia deciso a recarsi sul territorio del proprio principale alleato corrispondono grosso modo a quelli che aveva atteso anche suo padre e predecessore, Kim Jong-il, prima di fare il suo debutto internazionale nel 2000. Anche il quel caso, il vertice in Cina era avvenuto alla vigilia di un incontro con i leader della Corea del Sud.

Alcuni risvolti inediti dell’assalto al gay club Pulse di Orlando, in Florida, nel giugno del 2016 sono emersi questa settimana nel corso del processo alla moglie dell’attentatore, l’allora 29enne di origine afgana Omar Mateen. Il padre di quest’ultimo sarebbe stato cioè un informatore dell’FBI per parecchi anni, così che uno dei più sanguinosi episodi di terrorismo mai accaduti sul territorio americano potrebbe ancora una volta intrecciarsi in maniera inquietante con le pratiche a dir poco ambigue dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti.


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