Dopo il sorprendente successo nelle elezioni di sabato scorso in Iraq, il leader politico e religioso sciita Moqtada al-Sadr, ha iniziato in questi giorni le trattative con gli altri principali partiti per la possibile formazione del nuovo governo del paese mediorientale. Grazie a un programma populista e nazionalista che ha sfruttato abilmente l’ostilità degli iracheni per la classe politica indigena, Sadr e la sua variegata coalizione hanno ottenuto la maggioranza relativa dei seggi in palio, creando non pochi grattacapi alle potenze con la maggiore influenza sulle dinamiche politiche di Baghdad, ovvero l’Iran e gli Stati Uniti.

“Fu lui a dettare l'intera lettera. Non l'ho scritta io”. Così il dottor Harold Bornstein, ex medico personale di Donald Trump, mentre spiegava alla Cnn che la lettera resa pubblica nel dicembre del 2015 sull'eccellente salute dell'allora candidato presidenziale repubblicano era uscita dalla bocca del 45esimo presidente. Lo si era già sospettato all'epoca considerando tutti i superlativi sulla condizione fisica di Trump che riflettevano lo stile reboante dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Adesso sappiamo con certezza che si trattava di una falsità nonostante la firma del medico.

Lo spettacolo raccapricciante delle celebrazioni per il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, mentre a un centinaio di chilometri andava in scena un nuovo massacro dei palestinesi di Gaza, ha mostrato a tutto il mondo il vero stato e la natura del regime israeliano, per qualcuno ancora oggi l’unica “democrazia” esistente in Medio Oriente.

 

Allo stesso tempo, i fatti di lunedì hanno chiarito in cosa consista la promozione dei principi “democratici”, della “pace” e dei “diritti umani” da parte di Washington, ovvero nel via libera a repressione, violenza e genocidio in nome della difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti e dei loro alleati.

La Conferenza Episcopale del Nicaragua ha annunciato l’inizio del dialogo convocando una prima riunione il prossimo 16 maggio e questo rappresenta un concreto passo avanti nella direzione di una soluzione politica per la crisi che vive il Nicaragua. E’ anche un successo della strategia di conciliazione voluta dal governo di Daniel Ortega, che nelle scorse ore ha dato via libera alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani affinché possa recarsi in Nicaragua e svolgere una sua inchiesta per determinare violazioni dei diritti umani ed eventuali responsabilità. Una scelta coraggiosa, che dimostra come il governo abbia poco e niente da temere sul piano delle responsabilità per il clima esistente.

 

Il quasi 93enne ex uomo forte della Malaysia, Mahathir Mohamad, mercoledì ha sconvolto in maniera clamorosa gli equilibri politici nel paese del sud-est asiatico, guidando verso un inaspettato trionfo elettorale una precaria alleanza di opposizione che ha messo fine a oltre sei decenni di dominio ininterrotto del partito etnico malese UMNO (“Organizzazione Nazionale dei Malesi Uniti”) del premier uscente Najib Razak.


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