A oltre 40 anni dalla fine della guerra, gli Stati Uniti e il Vietnam stanno allacciando rapidamente relazioni politiche e militari sempre più solide in un quadro regionale, come quello del sud-est asiatico, segnato dalla crescente competizione tra Washington e Pechino. Lo stato dei rapporti bilaterali tra questi due paesi è risultato evidente la scorsa settimana, quando la portaerei americana “Carl Vinson”, accompagnata da altre due navi da guerra, è stata protagonista di una visita di cinque giorni nel porto vietnamita di Da Nang.

In un normale stato di diritto, un funzionario pubblico con il curriculum di Gina Haspel dovrebbe essere implicato in vari processi penali e, quasi certamente, ritrovarsi con una lunga condanna sulle spalle. Nel sistema americano modellato dalle amministrazioni Bush, Obama e, ora, Trump, avere commesso crimini gravissimi, legati principalmente alla tortura, è al contrario un segno distintivo, tanto che, nel caso della 61enne veterana del servizio segreto USA, non solo non ha impedito, ma ha anzi probabilmente favorito la recentissima nomina alla guida della CIA.

Per quanti si aspettavano un cambiamento di rotta incoraggiante dopo la notizia del possibile incontro tra il presidente americano Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, il licenziamento del segretario di Stato, Rex Tillerson, nella giornata di martedì è arrivato come un brusco avvertimento della pericolosità e del carattere imprevedibile dell’amministrazione repubblicana.

 

La notizia era nell’aria da qualche tempo e, anzi, già svariati mesi fa la stampa americana aveva parlato di un imminente allontanamento dal dipartimento di Stato dell’ex amministratore delegato di ExxonMobil. Le divergenze tra Tillerson e Trump o, meglio, tra il primo e la fazione dei “falchi” della politica estera erano d’altra parte ben note.

L’ossessione anti-russa dei governi occidentali si è trasformata in questi giorni in una pericolosa farsa dopo l’intervento al Parlamento di Londra del primo ministro britannico, Theresa May, per incolpare pubblicamente Mosca dell’avvelenamento dell’ex ufficiale dei servizi segreti militari russi, Sergei Skripal, e della figlia, Yulia, nella città inglese di Salisbury.

 

Skripal era stato condannato in patria per avere passato informazioni riservate all’intelligence del Regno Unito. Rilasciato nel 2010 in seguito a uno scambio di spie che aveva coinvolto Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna, Skripal si era subito trasferito in quest’ultimo paese, dove viveva apparentemente indisturbato e senza fare attività politica contro il governo del suo paese d’origine.

A pochi giorni dall’accettazione da parte degli USA della proposta nordcoreana di un faccia a faccia tra il presidente Trump e Kim Jong-un, le prospettive per la possibile apertura di un serio canale diplomatico tra Washington e Pyongyang rimangono a dir poco incerte e piene di insidie. L’incognita principale è rappresentata proprio dall’atteggiamento del governo degli Stati Uniti, ancora ben lontano dal chiarire su quali basi e con quali obiettivi specifici la Casa Bianca intende apprestarsi ad affrontare lo storico incontro.


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