A quindici mesi dalla decisione di ritirare gli Stati Uniti dalla “Partnership Trans-Pacifica” (TPP), il presidente americano Trump sembra avere riconsiderato il suo giudizio sul controverso trattato di libero scambio tra una dozzina di paesi asiatici e del continente americano, giungendo a ritenerlo tutto sommato uno strumento utile nella guerra commerciale appena iniziata contro la Cina.

Lo ha detto con una frase ad effetto il segretario generale dell’Onu, António Guterres: “La guerra fredda è tornata, con una differenza”. La differenza è che i due maggiori contendenti - Usa e Russia - e i loro alleati stanno già combattendo, in Siria. Dopodiché  a nessuno è venuto in mente che quando  usarono il mondo islamico come spazio ideale per il loro Great Game l'Urss e gli Usa non tennero in  alcun conto che, i figli di quegli uomini che stavano subendo la loro violenza avrebbero potuto un giorno ribellarsi con altrettanto furore, come infatti accade.

“Non ho nessuna intenzione di permettere alla guardia nazionale dell'Oregon di essere usata come distrazione dai problemi di Washington”. Con queste parole, Kate Brown, democratica, governatrice dell'Oregon, si è rifiutata di accedere alla richiesta di Donald Trump di schierare la Guardia Nazionale contro i migranti, vedendola come un tentativo di “militarizzare il confine col Messico”.

Nel cuore della notte, come è ormai prassi degli Stranamore occidentali dalla prima guerra del Golfo ad oggi, alcune decine di missili statunitensi, inglesi e francesi sono stati lanciati contro la Siria, significativamente contro Damasco e Homs. Accuratamente evitate le installazioni militari e diplomatiche russe, così come le zone dove operano i loro soldati. Colpirli avrebbe significato scatenare la reazione di Mosca, innescando così un vero e proprio rischio di conflitto che da locale sarebbe divenuto globale.

La crisi politica del Partito Repubblicano negli Stati Uniti si è acuita questa settimana con l’annuncio relativamente a sorpresa dell’intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni di metà termine dello “speaker” della Camera dei Rappresentanti di Washington, Paul Ryan.

 

Il 48enne deputato del Wisconsin ricopre la terza carica istituzionale più prestigiosa negli USA e, presiedendo un’assemblea dove il suo partito detiene una netta maggioranza, dispone di ampi poteri sia in termini legislativi sia per quanto riguarda gli equilibri nelle file dei repubblicani.


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