Le ultime drammatiche immagini di migranti latinoamericani morti mentre cercavano di entrare negli Stati Uniti stanno alimentando un sentimento di orrore diffuso nei confronti delle politiche repressive e di stampo apertamente fascista dell’amministrazione Trump. Mentre l’indignazione continua a crescere in America e non solo, il Congresso di Washington è però sul punto di approvare un nuovo stanziamento di fondi per l’apparato repressivo della Casa Bianca, il tutto in uno spirito sostanzialmente bipartisan.

 

I segnali dell’opposizione popolare nei confronti del trattamento degli immigrati da parte del governo americano stanno iniziando a diffondersi nel paese. Queste manifestazioni, assieme a svariati sondaggi sul gradimento delle politiche migratorie dell’amministrazione repubblicana, sembrano testimoniare dell’assenza di una base di massa per le inclinazioni neo-fasciste di Trump. Mercoledì, ad esempio, centinaia di persone hanno protestato a Boston contro la società di vendita online di articoli di arredamento Wayfair, fornitrice di una struttura di detenzione per minori immigrati in una località del Texas. Bank of America, invece, come già avevano fatto altre compagnie finanziare, ha dovuto annunciare lo stop ai prestiti concessi a società private che gestiscono per conto del governo federale le carceri riservate ai migranti fermati dalle autorità di frontiera.

La sconfitta incassata domenica dal proprio candidato alla carica di sindaco di Istanbul rischia di innescare una delicata crisi politica per il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Il successo del candidato dell’opposizione, Ekrem Imamoglu, potrebbe infatti accelerare le spinte centrifughe che sul fronte domestico minacciano l’integrità e la presa sul potere del partito di governo (AKP). Allo stesso modo, le pressioni internazionali si moltiplicheranno con ogni probabilità su un Erdogan in una posizione di crescente debolezza e già costretto a destreggiarsi tra una serie di delicate questioni aggravate dalle sue stesse scelte di politica estera in questi ultimi anni.

Con 108 voti a favore su 192 aventi diritto, Qu Dongyu, il candidato della Cina alla poltrona di Direttore Generale della FAO, ha sconfitto la francese Catherine Geslain-Lanéelle (71 voti), che era il candidato non solo della Francia ma di tutta l’Unione Europea ed era sostenuta dagli Stati Uniti e dai paesi satelliti. L'outsider georgiano, Davit Kirvalidze, ha invece ottenuto 12 voti mentre uno è risultato una astensione.

 

A poco è servito l’intenso lavoro diplomatico di Parigi per compattare l’Occidente e l’Africa sulla sua candidata. Anzi, proprio dall’Africa i segnali arrivati al palazzone razionalista di Roma sono stati inequivocabili ed hanno rappresentato uno smacco per la consolidata influenza che la Francia esercita sul continente nero.

L’abbattimento di un drone americano forse in territorio iraniano è stato giovedì il primo incidente che ha messo di fronte direttamente Washington e Teheran da quando le tensioni tra i due paesi sono tornate ad aumentare a causa delle politiche sempre più aggressive dell’amministrazione Trump. Le forze armate USA avevano inizialmente negato di avere velivoli in ricognizione nell’area del Golfo, ma, dopo i dettagli dell’accaduto diffusi dai Guardiani della Rivoluzione iraniani, la notizia dell’abbattimento è stata confermata anche dai militari americani.

Il segretario alla Difesa ad interim degli Stati Uniti, Patrick Shanahan, martedì si è improvvisamente dimesso dalla sua carica, dopo che poco più di un mese fa era stato candidato dalla Casa Bianca alla nomina definitiva a capo della macchina da guerra americana. L’addio dell’ex top manager di Boeing è da attribuire ufficialmente a un’oscura vicenda di maltrattamenti famigliari risalente a quasi un decennio fa, anche se, quasi certamente, la vera ragione dell’avvicendamento alla guida del Pentagono ha a che fare con le divisioni crescenti all’interno dell’amministrazione Trump sotto la spinta delle numerose crisi internazionali in corso, a cominciare da quella iraniana.


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