di mazzetta


C'è un particolare aspetto della crisi che si continua ad ignorare in maniera sospetta, quasi a sollevare il sospetto che insieme a un sacco di gente che non ci ha capito niente, a molti che preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia, ci siano anche molti furboni determinati ad attraversare la crisi senza mettere mano ad un sistema che garantisce loro enormi privilegi e la ricchezza. . L'immagine globale ci restituisce quella che si chiama una crisi di capitali. Anche le persone meno preparate in tema sanno che la produzione in un sistema capitalista si fonda sulla disponibilità di capitale, che permette di investire e quindi produrre e vendere e di conseguenza retribuire il capitale e ripartire di slancio. Per anni la creazione di capitale virtuale, attraverso una sequenza impressionante di bolle da parte del migrare dei capitali in cerca di una retribuzione sempre maggiore, ha finanziato livelli d'investimento mai visti prima.

di Ilvio Pannullo


Il colosso assicurativo AIG (American International Group), la più grande compagnia assicurativa al mondo recentemente salvata dal fallimento dalla Federal Reserve, ha in questi giorni finalmente ceduto davanti alle pressioni del Congresso americano, rendendo pubblica la lista delle banche e delle istituzioni finanziarie che hanno tratto beneficio dai 170 miliardi di dollari ricevuti dal Tesoro Usa. La lista elenca le banche che hanno ricevuto pagamenti dalla AIG, per circa 90 miliardi di dollari, nel periodo tra il 16 settembre scorso e la fine dell'anno, cioè il periodo in cui il gigante assicurativo ha ricevuto denaro pubblico. Una lista che include diverse banche europee e che non promette nulla di buono.

di Alessandro Iacuelli


Dopo la firma dell'accordo italo-francese per la costruzione di centrali nucleari in Italia, è subito iniziata la propaganda, politica ma anche industriale, per portare l'opinione pubblica verso l'accettazione del nucleare. Le principali ragioni del “partito del sì” al nucleare sono piuttosto deboli e fondate su imprecisioni. Inoltre, vengono sempre raccontate senza fornire i dati ufficiali dei bilanci energetici nazionali degli ultimi anni, giocando sul fatto che l'italiano medio non sa quanta energia viene prodotta in Italia, e quanta ne viene consumata.

di Ilvio Pannullo


Siamo bombardati da notizie che descrivono la nostra realtà, la qualità della nostra vita, il livello d’importanza della nostra nazione attraverso statistiche e numeri. Non esiste servizio, articolo o telegiornale che nel descrivere l’andamento piuttosto che lo stato dell’economia non parta e non finisca con una sterile elencazione di percentuali e grafici, che hanno come indiscusso nonché unico punto di riferimento il PIL: il Prodotto Interno Lordo. Noi ascoltiamo attoniti i commenti, mentre il nostro occhio inorridisce davanti a grafici e proiezioni che non hanno nulla di comprensibile. Istintivamente siamo portati a disinteressarci rispetto a quanto viene detto, dando ragione a quanti credono che la conoscenza sia potere e che dunque debba essere competenza di pochi. Nel far questo, purtroppo,nessuno che ci dice questo signor PIL, in realtà, chi sia, da dove viene, come si calcola e soprattutto quale direzione ci suggerisce di prendere. Iniziamo a capire chi sia questo sconosciuto dispensatore di saggezza. Per Prodotto Interno Lordo s’intende in economia il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiato nel calcolo la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e dei servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e nuovi servizi.

di Rosa Ana De Santis

La Grameen Bank, l’istituto del microcredito, arriverà in Italia. A dare l’annuncio, durante una conferenza stampa presso la Fondazione Cariplo a Milano, è stato Muhammad Yunus, premio nobel per la pace nel 2006, economista e fondatore della banca dei poveri. Il progetto è agli accordi finali e a sedersi intorno al tavolo ci sono, in qualità di partner, l’Unicredit e l’Università di Bologna, ateneo che ha sempre riconosciuto dignità accademica al pensiero dell’altromercato. Grameen Italia non è il primo caso di esportazione del progetto. Negli Stati Uniti conta già risultati che Yunus definisce “eccellenti”. Si potrà partire forse già da quest’anno e la congiuntura sfavorevole della crisi economica sarà probabilmente la cornice più difficile e nello stesso tempo il banco di prova più attraente per misurare il giusto valore di questo coraggioso esperimento dell’economia. Coraggioso e scientifico.


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