di Elena Ferrara

La fame avanza in tutto il mondo. Nessuno colma i vuoti e le tragedie annunciate divengono crude realtà. Gli ultimi bollettini di questa globalizzazione della miseria riferiscono di un fronte che si va sempre più estendendo. Secondo le nuove stime diffuse da Jacques Diouf, Direttore Generale della Fao (l'agenzia dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura), nel 2009 gli affamati saranno oltre un miliardo, un sesto dell'umanità. Questo vuol dire che avremo cento milioni di persone in più rispetto a quelle conteggiate nell'ultimo rapporto della stessa Fao. Intanto continua il fiume di parole e di promesse mentre si prepara il famoso G8 dell’Aquila che dovrebbe avere al centro dei suoi lavori anche quello della “sicurezza alimentare”. Ma si sa già che l’equilibrio sociale è alle corde e il nuovo “record” annuncia solo tragedie. Perché siamo in presenza del più grande incremento mai registrato su base annuale delle persone finite oltre la soglia della denutrizione. C’è, quindi, una micidiale sovrapposizione della recente crisi finanziaria con la crisi alimentare cominciata nel 2006. Si certifica così, purtroppo, l'inversione di una tendenza che aveva visto il tasso di malnutrizione diminuire dal 1969 al 2004 e si scopre sempre più che sono in ballo interessi vitali.

di Ilvio Pannullo

Al solito, tutto inizia in Francia. Come racconta Alessandro Cisilin, su Galatea European Magazine, le tradizionali spese parigine del sabato hanno incontrato il 13 giugno scorso una brutta sorpresa, coi supermercati semivuoti. Su iniziativa della Fnsea (“Fédération Nationale des Syndicats des Exploitants Agricoles”) e di Ja (“Jeunes Agriculteurs”) i contadini, armati di forconi, pale, trattori, cumuli di terra e perfino gli stessi carrelli dei supermercati, hanno completamente bloccato dal giovedì precedente i principali centri di smistamento della grande distribuzione. L’obiettivo dichiarato dal suo leader Lemétayer era bloccarne una trentina. Ne sono stati occupati quarantuno, e cioè oltre la metà delle fonti di approvvigionamento del paese. Motivo della protesta, le contrazioni nel prezzo pagato dagli intermediari nell’ultimo anno, senza giustificazione nella crisi.

di Ilvio Pannullo

In un periodo dove la parola crisi fa coppia fissa con la parola finanza, è forse opportuno tornare a ridiscutere di concetti comprensibili a tutti. L'economia, quella con la “e” piccola, quella comune di tutti i giorni. L’economia, per intenderci, della massaia e del pensionato, che risente e risentirà sempre più pesantemente di questa straordinaria crisi che si è abbattuta sul mondo intero. E mentre i grandi della terra si arrovellano nel tentativo di non trovare una via d'uscita ad una situazione che giorno dopo giorno sembra scivolare sempre più verso il basso, la gente comune, quella che difficilmente sbarca il lunario tra mille difficoltà, arranca. Urge, dunque, almeno una soluzione tampone per evitare che le piccole e la medie imprese, il collante dell’intero tessuto economico italiano, crollino sotto i colpi di un sistema bancario marcio sin dentro le ossa.

di Ilvio Pannullo

Dopo la Microsoft è toccato alla Intel comprendere che aria tira nella vecchia Europa quando si parla di libera concorrenza. La Commissione Europea ha infatti deciso di infliggere al colosso dei microprocessori una gigantesca multa da 1,06 miliardi di euro per abuso di posizione dominante e pratiche anticoncorrenziali illegali. In ambito europeo si tratta della più grande singola multa mai comminata ad un’azienda. Insomma una sonora legnata sui denti, se si unisce all’ingente importo sottratto ai dividendi della multinazionale anche l’obbligo di modificare drasticamente le pratiche commerciali sino ad ora tenute. La Commissione ha inoltre assicurato che vigilerà sull'ottemperanza di questa decisione. "Per tutto il periodo ottobre 2002-2007 - si legge nel comunicato diffuso a Bruxelles - Intel ha avuto una posizione dominante nel mercato mondiale dei CPU (microprocessori) x86, per almeno il 70% della quota di mercato". Bruxelles ricorda che il mercato mondiale di questi microprocessori rappresenta circa 22 miliardi di euro l'anno e la quota europea è di circa il 30% del totale.

di Ilvio Pannullo

La verità sui processi che disciplinano la creazione della moneta da parte delle banche centrali, facenti capo all’area d’influenza anglo-americana, sta raggiungendo un numero sempre crescente di persone in tutto il mondo. Assolutamente straordinario, a tal proposito, l’ultimo intervento in ordine di tempo del ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti, intervistato dall’ex direttore Riotta, in diretta nazionale al TG1, la sera del venerdì 6 marzo 2009. Alla domanda “A che punto siamo della crisi?” il responsabile dell’economia italiana risponde: “Negli anni novanta, devo dire democratici e repubblicani sono dentro insieme, inizia una moneta diversa da quella buona. Lo Stato, gli stati rinunciano alla sovranità monetaria e acconsentono che a fianco della moneta buona, quella sovrana, nasca una moneta privata, commerciale, parallela, fondata sul nulla”. Non pago il ministro lancia l’ultimo colpo di cannone contro il muro dell’ignoranza concludendo: “Questo è quello che ha causato la crisi. Credo che abbia ragione il Presidente americano: quello che va fatto è più Stato. Decisamente”.


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