di Ilvio Pannullo

La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti ha provocato e continuerà a provocare il crollo degli indici azionari. Nonostante la perdita massiccia di milioni di posti di lavoro e di una quantità ancora non quantificabile di valori monetari, le follie di Wall Street potrebbero, tuttavia, provocare danni geopolitici ancora maggiori. Tutto ruota intorno alla gigantesca esposizione del governo cinese nei confronti del sistema statunitense: ammontano infatti a ben 1.946 trilioni di dollari le riserve estere della Cina, la maggioranza delle quali è denominata in dollari. All’incirca mille sono poi i miliardi di dollari prestati dalla Cina agli Usa, in qualità di primo sottoscrittore di buoni del Tesoro americani. Queste sono le cifre che raccontano di un’economia americana in mano alla volontà cinese: se fosse infatti richiesta al Ministero del Tesoro americano la restituzione dell’intero prestito fatto, il paese sarebbe in bancarotta.

di Mario Braconi

Interrogando Google si scopre che all’esotico nome di valiha corrisponde uno strumento musicale tipico del Madagascar ricavato da due canne di bambù, simile ad una cetra: se sono pochi a saperlo, ancora meno sono quelli che sanno (e capiscono) cosa si nasconda realmente dietro all’omonimo “schema” strutturato dalla banca britannica Barclays. Secondo un esperto fiscale, si tratta di un “meccanismo elusivo ad alta precisione”, consistente in un “interest rate swap” (derivato di tasso d’interesse) stipulato tra Barclays e Credit Suisse con modalità particolari. Quali? Queste: si è riuscito a far sparire i profitti dai conti di Barclays e a farli ricomparire magicamente (ed esentasse) su quelli di Credit Suisse (non c’è da meravigliarsi se gli accordi prevedevano che alla banca britannica spettasse il 70% del cosiddetto risparmio fiscale derivante dall’operazione).

di Ilvio Pannullo

La grande buffonata che sta andando in scena in questi giorni parla di una possibile, anzi probabile se non addirittura certa, ripresa. Insomma il peggio è passato, è stato solo un brutto sogno. Dimostrando un eroico sprezzo del ridicolo, si azzardano addirittura i tempi che - manco a dirlo – saranno più che rapidi, praticamente immediati. Inutile dire che lo scempio di una televisione complice del disastro appare, così, in tutta la sua crudezza: le facce impudenti di coloro che hanno prosperato creando la catastrofe per tutti noi, accuratamente nascondendo e coprendo quello che stavano facendo, sono ora disposte nuovamente in fila per convincerci che la peggiore crisi del capitalismo sia già finita. Sono ovviamente tutte balle: quella che stiamo vivendo è una crisi di fiducia ed è proprio sulla fiducia delle masse che si gioca la partita. L’esito di questo folle gioco, che vede come protagonisti tutti quanti sono cointeressati al mantenimento dello status quo, non potrà che essere tragico. Non per tutti, s’intende. Chi non ha mai perso non intende iniziare certo a perdere ora.

di Ilvio Pannullo


Loro sono gli uomini del gruppo Europe2020, che intorno al 15 di ogni mese pubblicano uno dei migliori report di geopolitica del mondo. Da due anni a questa parte il gruppo Europe2020 ha messo a segno previsioni socioeconomiche molto accurate, il che gli ha conferito grande credibilità. Furono infatti proprio loro a prevedere, con largo anticipo, le convergenti crisi sociali, politiche, monetarie, economiche e finanziarie che sarebbero esplose nel settembre 2008, più tutto un rosario di avvenimenti che oggi non si possono che constatare. Consapevoli delle proprie capacità, per nulla divinatorie, di anticipare il verificarsi della crisi e delle sue inevitabili conseguenze, questi signori hanno deciso ora di spararla ancora più grossa: scrivere una lettera aperta a tutti coloro che parteciperanno al prossimo summit mondiale che avrà luogo tra pochi giorni a Londra, per discutere e ragionare su come uscire da questa crisi che attanaglia oramai anche l’Europa e minaccia di demolire l’intera zona d’influenza anglo-americana.

di Ilvio Pannullo


Il sistema bancario è forse il sistema che incide di più sulla vita di una comunità, ma stranamente è anche quello meno conosciuto. Emettere moneta, concedere prestiti, è un’attività fondamentale in un’economia evoluta. Senza moneta si tornerebbe alla permuta, al baratto, senza credito sarebbe impossibile ogni forma d’impresa che punti allo sviluppo di nuove tecnologie o comunque ad un’attività a forte contenuto di valore aggiunto. Capito questo, una volta cioè che si comprende il ruolo fondamentale che gioca il sistema bancario nelle dinamiche dell’economia e dunque il suo ruolo determinante per le politiche del governo, si rimane attoniti davanti al silenzio, all’ignoranza, a questo alone di mistero che circonda le regole su cui si basa e che descrivono il suo funzionamento. Nel mondo si produce sempre più ricchezza, gli strumenti tecnici e industriali consentono di produrre più beni e servizi a costi decrescenti, ma paradossalmente il mondo sta affogando nell’indebitamento, pubblico e privato, verso il sistema bancario. Si lavora sempre di più per pagare tasse, debiti, interessi verso le banche, e sempre meno per la propria vita. Sarà forse utile interrogarsi sul perché di una simile situazione? Sarà forse utile interrogarsi su quali siano le leggi che sovraintendono il funzionamento del sistema bancario?


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