Sulla teoria della relatività, pare che Albert Einstein avesse ragione. Distante più di 50 milioni d'anni luce, nel cuore di un gigantesco sistema stellare ellittico, chiamato Messier87, un Buco Nero attira e ingurgita ogni sorta di materia che si avvicina: stelle, pianeti, gas e polvere. Neanche la luce sfugge alla presa, perlomeno fino quando non attraversa “l'orizzonte degli eventi”, delimitata soglia nel gergo degli astrofisici.

 

Resa possibile dal progetto Event Horizone Telescope (una serie d'osservatori sparsi per il mondo, dalle Hawaii al Polo Sud), grazie al coordinamento d'oltre duecento scienziati, la foto di M87, la prima in assoluto apparsa lo scorso 10 aprile, non è che un minuzioso assemblaggio durato due anni e ultimo, straordinario risultato per una serie di ricerche nel campo dei Buchi Neri generati dopo il Big Bang.

Si sa che la musica nel cinema ha un ruolo fondamentale, per accendere sentimenti, attivare ricordi ed emozionare, accompagnando dialoghi e immagini. Ce l'ha spiegato bene Sergio Leone nel connubio con il grande compositore Ennio Morricone, ma anche Stanley Kubrick, che sceglieva con estrema cura le colonne sonore dei suoi capolavori. Fu alla fine degli anni Venti che si arrivò a dotare i film della cosiddetta “colonna sonora”, ovvero l'insieme di tutti gli elementi sonori del film: parole, rumori, musiche.

 

A celebrare il sodalizio tra cinema e musica è il concerto proposto dall'associazione Araba Fenice, Come in un film. La musica libera la fantasia, andato in scena lo scorso 17 marzo all'Auditorium Gazzoli di Terni.

 

Un concerto spettacolo in cui la musica danza con la parola. Le stupende melodie dalle colonne sonore di film celebri vengono affidate al pianoforte, suonato magistralmente da Moira Michelini, accompagnato da un’orchestra d’archi.

 

Le parole, tratte dai dialoghi cinematografici e da brani della letteratura, sono affidate alla maestria dell’attore Stefano de Majo, la cui voce recitante segue il “mood” della musica e trascina lo spettatore in un’atmosfera magica, in cui il direttore, Emanuele Stracchi, rappresenta il collante del momento.

 

Dall'Ultimo dei Mohicani a Nuovo Cinema Paradiso, citando Sting, Rota, Morricone, Zimmer, Glass, Piazzolla, Williams, si apre un appassionante percorso che si snoda attraverso l’immaginazione e l’improvvisazione, mettendo in luce il fatto che la musica nel cinema non solo accompagna, ma spesso interpreta e commenta la storia, aprendo uno spazio speciale nell'anima dello spettatore/ascoltatore.

Un uomo, un padre e la sua solitudine. Tre figli attesi, immaginati, raccontati attraverso dialoghi tra il reale e l'onirico. Bello e crudele il nuovo spettacolo firmato dalla drammaturga Lucia Calamaro, la quale affronta un tema di grande attualità, la “solitudine sociale”, in Si nota all’imbrunire. Nei panni del protagonista un intenso Silvio Orlando, in scena insieme a Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini e Maria Laura Rondanini.

 

La produzione firmata da Cardellino insieme al Teatro Stabile dell’Umbria, mette a nudo le paure e i rimpianti di un uomo che vorrebbe ricongiungersi con la sua famiglia, ma che dall'altro canto non riesce a non restare isolato.

 

“Silvio Orlando ha trovato nella figura del padre - racconta la Calamaro - un interprete al tempo insperato e meraviglioso e trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo la 'solitudine sociale'. Silvio Orlando è un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore, e con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare riquestionamenti, emozioni ed azioni nel suo pubblico.”

 

I figli Alice, Riccardo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo.

 

Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione intristente e radicale. La regista scandaglia le singole esistenze, le fa emergere in parole e sentimenti ambivalenti. Emergono qua e là empatie e distanze tra due generazioni di fratelli. Chi è considerata noiosa, come Maria, chi si sente una delusione, come Riccardo e chi, come Alice ricerca l'approvazione partena per la sua volontà di diventare una poetessa.

 

Se da un lato emergono rancori e rese dei conti, dall'atro resta la fratellanza. I quattro ospiti arrivano per la messa dei dieci anni dalla morte della madre. C’è da commemorare, da dire, da concertare discorsi. Nella mente di Silvio si installa una certa confusione tra desideri e realtà.

 

“Ci piace pensare che gli spettatori - dice Calamaro - grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia”.

La consegna del premio Oscar 2019 per il miglior film alla pellicola di Peter Farrelly, Green Book, è stata accolta dalla stampa e dagli ambienti pseudo-intellettuali “liberal” d’oltreoceano come un affronto imperdonabile che contraddice la loro visione dei rapporti razziali negli Stati Uniti. Le reazioni al riconoscimento, tutt’altro che immeritato, sono da collegare alla campagna in atto da tempo per portare al centro del dibattito pubblico il presunto razzismo innato e senza rimedio che contraddistinguerebbe la società americana e che il film, appunto, mette in discussione con una certa efficacia.

 

L’uscita nelle sale di Green Book era stata accolta inizialmente con favore anche da artisti e politici di colore, da Harry Belafonte a Quincy Jones, fino al deputato democratico ed ex attivista per i diritti civili, John Lewis. In seguito, tuttavia, sono prevalsi di gran lunga i giudizi negativi. La storia (vera) racconta la nascita di un’amicizia inter-razziale e inter-classista negli anni Sessanta del secolo scorso tra l’acclamato pianista Don Shirley, interpretato da Mahershala Ali, e l’autista e guardia del corpo italo-americano Tony Vallelonga (Viggo Mortensen).

Parlare dei rapporti tra Italia e Francia, in quest'ultimo periodo, è particolarmente difficile, viste le ultime dichiarazioni del Governo giallo-verde che hanno sollevato più di un polverone sui rapporti diplomatici tra i due paesi. Eppure c'è un progetto artistico-culturale che rilancia proprio tali relazioni, riattivando e valorizzando i gemellaggi stretti negli anni da varie città dei due Paesi.

 

GemellArte (www.gemellarte.it), festival internazionale indipendente che lancia la sua edizione "zero" mettendo al centro i legami con la vicina Francia, vuole creare un "ponte" ed abbattere ogni tipo di frontiera, favorendo la condivisione dei rispettivi patrimoni, con la ricerca e la promozione di nuovi talenti, nonché la riscoperta del senso di cittadinanza e dei propri territori. Da qui il patrocinio dell' Ambasciata di Francia in Italia. "GemellArte – sottolinea Chloé Siganos, addetta culturale dell'Ambasciata francese - pone la creazione contemporanea al centro della relazione tra Italia e Francia. Un nuovo slancio, attraverso l'arte, ai gemellaggi storici sull'insieme dei territori nazionali”. Con l'auspicio “che possa diventare un modello per collaborazioni tra città europee. Lunga vita a GemellArte!".

 

La prima tappa sarà divisa fra Terni, città di elezione dei suoi organizzatori, e Saint Ouen, a pochi chilometri da Parigi, gemellata dal 1961, grazie a una doppia residenza artistica ospitata in contemporanea dal Caos – Centro arti opificio Siri e dalla Galerie Mariton dall'8 al 16 maggio.

 

Per la residenza verranno scelti due artisti, uno italiano e uno francese, selezionati dalle Commissioni di valutazione incaricate nel Paese ospitante, attraverso una call aperta ai talenti dei rispettivi territori nelle categorie pittura, scultura, fotografia, street art, video, installazione e performance, dal 24 gennaio al 10 febbraio.

Le due città oggetto dello scambio ospiteranno gli artisti scelti, i quali saranno invitati a produrre le loro opere in situ (l'artista francese opererà a Terni e l'artista italiano a Saint-Ouen), interagendo con il territorio e i suoi abitanti, o prendendo spunto da essi. Le opere prodotte nel corso della residenza rimarranno nelle città che ospitano gli artisti.

 

Punto di arrivo del progetto sarà il weekend dal 17 al 19 maggio, in cui Terni e Saint Ouen verranno unite attraverso l'esposizione delle opere create in residenza e un variegato programma di eventi in contemporanea, fra letture, film, concerti, spettacoli, iniziative per le scuole e aperitivi con l'artista.

Il programma dettagliato verrà divulgato nelle prossime settimane.

 

La call per partecipare alle residenze a Terni e a Saint Ouen è aperta dal 24 gennaio al 10 febbraio ed è indirizzata agli artisti emergenti nati/residenti nella città sede del progetto, attivi nelle categorie pittura, scultura, fotografia, street art, video, installazione e performance, purché dotati di un solido background artistico. Non ci sono limiti di età.

 

Tra gli esperti delle due commissioni che selezionaranno gli artisti, ci sono nomi illustri come Paola Bassani, storica dell'arte e figlia dello scrittore Giorgio Bassani, e Yves Le Gros, direttore de l'École de beaux arts parigina.

 

A curare la selezione del candidato italiano e a capo della commissione di Terni ci sarà Chiara Ronchini, direttore artistico del festival. "È un’occasione importante per la città e per l’arte. Abbiamo deciso di dare un’opportunità ad un artista locale di poter portare un po’ di sè e un po’ di noi in un’altra città, un’esperienza unica, necessaria per il percorso di crescita di un artista.

 

La call è rivolta agli artisti emergenti senza limite di età proprio perché come edizione 'zero' abbiamo voluto poter dare questa opportunità al maggior numero di artisti possibili. Non importa se l’artista è già riconosciuto come tale, quello che per noi è fondamentale è che dietro ad ogni partecipante ci sia un percorso autentico, coerente e costante nel tempo.

 

Questa call ci permette di scoprire (se ci sono) artisti ancora nascosti o dare la possibilità a chi già  conosciamo di poter lasciare un segno, che sia un punto di partenza verso altre mete. Una volta selezionati gli artisti e decisi i vincitori, la mostra verrà allestita in contemporanea tra le due città. Durante i dieci giorni di residenza gli artisti dialogheranno e potranno scambiarsi pensieri e impressioni, attraverso una sorta di 'diario di bordo'.

 

Sempre durante la residenza, sarà possibile visitare il luogo d’azione dell’artista, in orari e giorni stabiliti sarà possibile conoscerlo, parlare con lui e contribuire in differenti modalità alla conoscenza della città e alla creazione del suo lavoro per la mostra finale".

 

Il candidato francese invece verrà proposto da Tiziana Zumbo Vital, storica dell'arte e assessore al Patrimonio e alle pari opportunità del Comune di Saint Ouen. "La città di Saint Ouen Sur Seine è particolarmente orgogliosa di riattivare il gemellaggio artistico con la città di Terni. Il progetto GemellArte sarà l’occasione infatti per gli artisti selezionati di farsi conoscere a livello internazionale. La loro creatività artistica inoltre sarà particolarmente stimolata e ispirata dalla città d’accoglienza. Ma questo progetto riveste per noi un carattere politico particolarmente importante in quanto questo gemellaggio è l’affermazione della natura europea dei rapporti che intercorrono tra i nostri Paesi, e in particolar modo tra le nostre città. L’arte è il miglior strumento della conoscenza, contro l’oscurantismo, il razzismo, la xenofobia, contro l’esclusione, contro tutte le frontiere.

 

Per la nostra città - prosegue - il progetto GemellArte rientra in quella volontà politica dell’affermazione di un'Europa democratica, di un'Europa unita negli interessi dei cittadini. GemellArte attraverso lo scambio artistico mostra quanto questo sia importante e quanto possa apportare alla loro convivenza.

In un momento di crisi europea, GemellArte è il manifesto dell’importanza degli scambi culturali per l’unione dei popoli".


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