di Sara Michelucci

Quando la fantascienza incontra il dramma d’amore può nascere qualcosa di davvero interessante e originale. È il caso del film di Spike Jonze, Lei (Her) che vede un cast di qualità, con la presenza di Joaquin Phoenix e Scarlett Johanson. Migliore sceneggiatura originale agli ultimi Oscar, Lei racconta un futuro non troppo lontano in cui gli uomini vivono in simbiosi con la tecnologia. Le macchine, i Pc e i cellulari sono così capaci di suscitare e provare sentimenti ed emozioni, rielaborandole.

Il protagonista è Theodore Twombly, tipo piuttosto introverso e che non ha molti amici, la cui passione è quella di scrive lettere d’amore per le persone che hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti. Infelice per la separazione dalla moglie, comprerà un sistema operativo parlante che sfrutta l’intelligenza artificiale, progettato per adattarsi e evolversi. Decide però di affidarle la voce di una donna e si chiamerà Samantha. Uomo e un software, così, instaurano ben presto un legame indissolubile, parlando di vita e di amore e diventando confidenti. Ma quando Samantha andrà brevemente offline per un aggiornamento, le cose cambieranno.

Il rapporto tra uomo e macchina è centrale in numerosi film del passato: da Videodrome a Crash, per citare il cinema horror, fino al Blade Runner di Ridley Scott che ha segnato in tal senso uno spartiacque. La pellicola lancia un’immagine della società contemporanea dove la tecnologia domina tutto, anche i sentimenti. Nell’epoca di Facebook, dove la vita privata è messa a nudo e “condivisa” in rete e la comunicazione passa sempre più attraverso cellulari di ultima generazione e applicazioni gratuite, l’interazione tra esseri umani diventa qualcosa di estremamente mediato e i mezzi tecnologici la fanno decisamente da padroni.

Nel film si fa un ulteriore passo in avanti: l’interazione non è più tra esseri umani, ma tra uomo e computer. La tecnologia soppianta l’altro sesso, ci costringe ad un rapporto quasi di coppia e addirittura è una tecnologia che ha sentimenti umani. Il computer, infatti, a un certo punto sospira, proprio come se provasse emozioni e il protagonista è interdetto di fronte a una manifestazione così “fisica”. Un rapporto destinato a evolversi e ad aprire scenari più che mai metaforici di una società iper-tecnologica com’è quella contemporanea.    

Lei (Usa 2013)
REGIA: Spike Jonze
SCENEGGIATURA: Spike Jonze
ATTORI: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Micaela Ramazzotti, Rooney Mara, Amy Adams, Chris Pratt, Sam Jaeger, Portia Doubleday, Matt Letscher, Samantha Morton
FOTOGRAFIA: Hoyte van Hoytema
MONTAGGIO: Jeff Buchanan, Eric Zumbrunnen
MUSICHE: Arcade Fire
PRODUZIONE: Annapurna Pictures
DISTRIBUZIONE: Bim

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nuova commedia per Giovanni Veronesi che torna a indagare il rapporto tra uomini e donne, con un film leggero che vede per protagonisti Fabio De Luigi e Letizia Casta, reduce dall’ultimo Festival di Sanremo. Una donna per amica racconta la storia di Francesco, che è un avvocato, e della bella Claudia, che fa la veterinaria. Lui si è trasferito a Lecce e lei va in città per seguire la sorella (Valeria Solarino) che ha problemi di tossicodipendenza. La loro amicizia è decisamente molto forte. Insieme si divertono come matti, fanno giochi bambineschi e sono molto diretti e schietti. Proprio come due buoni amici. Ma ben presto la situazione cambierà.

Un giorno nella vita di lei irrompe Giovanni, che la sposa. A quel punto Francesco si accorge che l’amicizia tra uomo e donna è più difficile del previsto. E tanti punti fermi iniziano a traballare. L’ironia spontanea di De Luigi sicuramente lo facilita nel ruolo di questo personaggio un po’ imbranato e con una timidezza che fa tenerezza.

Dopo il successo de L’Ultima ruota del carro, Veronesi torna a scrivere a quattro mani la sceneggiatura con Ugo Chiti, offrendo un film che fa sorridere, anche se non spicca certamente per originalità, dato che il filone su cui si basa è stato ampiamente affrontato da pellicole del passato, più o meno recente. Pensiamo a Harry ti presento Sally o alle commedie agrodolci di Francesco Nuti.

I dialoghi sono sicuramente uno dei punti di forza del film, attenti e accurati, a tratti brillanti che non cadono nel troppo scontato o nelle frasi a effetto. Insomma una commedia romantica che affronta uno degli interrogativi più diffusi: esiste l’amicizia tra uomo e donna?

Una donna per amica (Italia 2013)
Regia: Giovanni Veronesi
Soggetto: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Produzione: Fandango, Ogi Film
Distribuzione: Warner Bros Entertainment Italia
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografia: Livia Borgognoni
Personaggi: Fabio De Luigi; Laetitia Casta; Valeria Solarino; Monica Scattini; Geppi Cucciari; Virginia Raffaele; Adriano Giannini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

I tic, le caratteristiche e i vizi degli italiani sono ancora una volta spunto per Carlo Verdone, che torna al cinema con una nuova commedia, Sotto una buona stella, che non fa solo ridere, ma mostra il decadimento morale e la mancanza di etica degli ultimi decenni.

La storia è quella di un ricco broker, Federico Picchioni, interpretato dallo stesso Verdone, che vede la sua vita agiata e piena di vizi ben presto andare a rotoli. Picchioni non ha mai fatto mancare nulla di materiale alla sua famiglia, ma ha di certo peccato a livello affettivo e sentimentale, trascurando completamente i figli con la sua continua assenza. In due giorni perde l’ex moglie, che muore, e il lavoro, dopo uno scandalo finanziario, e finisce a convivere con i due figli poco più che ventenni e la nipotina di colore.

Si trova, a questo punto, di fronte a mille difficoltà di adattamento, ma trova conforto nell'aiuto di una vicina di casa, Luisa, interpretata dalla brava Paola Cortellesi. La prima a rimetterci da questa tragica convivenza è la compagna di Carlo, Gemma, che non sopporta l’irruenza dei figli e nel giro di due giorni fa le valigie e se ne va. Stessa sorte per la domestica filippina, che poco dopo decide di dare le dimissioni.

La nuova vicina di casa, spiritosa e piena di buon senso, riuscirà ad avere un effetto positivo nel rapporto tra padre e figli. “Io non saprei concepire un film senza basarmi sulla realtà che osservo. Non ne sarei capace. E allora, visto che amo ancora questo lavoro, con pazienza certosina ho individuato un tema che mi stava a cuore: la difficoltà di un padre (assente e superficiale) di relazionarsi con i propri figli. Uno scontro generazionale faticoso dove padre e figli parlano linguaggi diversi”, afferma Verdone.

La commedia è, ancora una volta, il veicolo per raccontare una realtà confusa, che poggia sull’incertezza del futuro per i ragazzi e sul disagio di padri e madri che a volte non riescono a rappresentare più un punto di riferimento. La disintegrazione della famiglia tradizionale, la corruzione degli uomini al potere e l’omologazione massiccia rendono i tempi odierni decisamente difficili, tanto che si ride e ci si rattrista allo stesso tempo, di fronte a un film che, in teoria, dovrebbero sdrammatizzare l’esistente.

In realtà è proprio nei momenti più critici che la commedia può essere uno strumento interessante e importante per raccontare il presente. Una commedia che lascia l’amaro in bocca, ma che spesso fa riflettere sulla propria esistenza. In parte Verdone ci riesce ancora, nonostante i suoi personaggi abbiamo perso un po’ di quell’originalità e profondità che li ha caratterizzati in passato. 

Sotto una buona stella (Italia 2013)

REGIA: Carlo Verdone
SCENEGGIATURA: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta, Maruska Albertazzi
ATTORI: Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio FOTOGRAFIA: Ennio Guarnieri
MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
MUSICHE: Umberto Scipione
PRODUZIONE: Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis
DISTRIBUZIONE: Filmauro/Universal Pictures

 

 

di Sara Michelucci

Hollywood sceglie ancora una volta di parlare di schiavitù. Dopo il ramake Django Unchained, in cui Quentin Tarantino racconta le vicende di un giovane afroamericano che sfida chiunque pur di liberare la sua amata dalle grinfie del suo schiavista, in 12 anni schiavo il regista Steve McQueen prende spunto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup per raccontare una storia di ingiustizia e vessazione.

 

Solomon Northup è un talentuoso violinista che vive libero nella contea di Saratoga, stato di New York, insieme alla moglie Anne e ai figli Margaret e Alonzo. La storia è ambientata nel 1841, prima della guerra di secessione. L’uomo, ingannato da due falsi agenti di spettacolo, viene rapito, privato dei documenti e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del crudele schiavista Edwin Epps. La sua vita diventa una lotta per la sopravvivenza, ma anche per conservare la propria dignità.

 

Dodici anni di un’odissea piena di ingiustizie e crudeltà, alternati solo da rari atti di bontà, che si concludono con l’incontro casuale con l’abolizionista canadese Samuel Bass, il quale sarà una svolta insperata per la sua esistenza. Bass, infatti, riesce a rintracciare la famiglia di Northup e così l’uomo potrà riconquistare la sua libertà, riabbracciando moglie e figli, ormai adulti. Purtroppo, però, la giustizia sarà fatta solo a metà, dato che la battaglia legale contro i suoi rapitori sarà piuttosto inutile. Il regista mette in luce non solo e non tanto il tema del razzismo, quanto quello dello schiavismo come affare economico.

 

L’uomo diventa merce di scambio, perdendo totalmente la sua essenza. Ma in questo caso Solomon si trova quasi ad essere nel mezzo: è uno schiavo, ma sa scrivere e suonare il violino, quindi ha una formazione dotta, all’epoca consentita solo all’uomo bianco. La sua è una figura a metà, sicuramente meno delineata e forte rispetto al protagonista di Django. Il film, che ha commosso Obama, è candidato a 9 premi Oscar.

 

12 anni schiavo (Usa 2013)

REGIA: Steve McQueen
SOGGETTO: Solomon Northup (libro)
SCENEGGIATURA: John Ridley
CASA DI PRODUZIONE: Plan B Entertainment, New Regency Pictures, River Road Entertainment
DISTRIBUZIONE: BiM Distribuzione
FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt
MONTAGGIO: Joe Walker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


di Sara Michelucci

Tra gli anni Ottanta e Novanta il cartone animato giapponese, Belle e Sebastien, creato dalla Mk Company riscosse un discreto successo tra i bambini e anche in Italia la serie tv ebbe il suo seguito. Sul medesimo soggetto e con lo stesso titolo si basa il film francese in live action di Nicolas Vanier. Il regista, che nel 2004 girò Il Grande Nord, torna a prediligere i climi freddi e il contatto con il mondo della natura e degli animali anche nel suo nuovo lavoro.

La storia è ambientata nel corso del 1900 in un villaggio dei Pirenei, tra la Spagna e la Francia, dove Sebastien vive con il nonno adottivo e la nipote di lui. Il ragazzo non ha molti amici, perché è orfano di madre e non è ben voluto dagli altri ragazzi, che non mancano occasione per deriderlo e allontanarlo.

Un giorno, però, Sebastien incontra un enorme cane femmina da montagna, tutto bianco, accusato ingiustamente di terribili misfatti e che tutti gli abitanti del villaggio temono e vogliono catturare. Per salvare il cane, a cui Sebastien dà il nome di Belle, il ragazzo lascerà la sua famiglia adottiva ed inizierà un lungo viaggio verso la Spagna. Ed è qui che inizierà il suo percorso di vita, fatto di tante avventure, nascondigli e voglia di libertà.

Il film riesce ad avere forza grazie alla capacità del regista di dosare i vari registi, dando spazio all’ambiente circostante che diventa protagonista insieme ai personaggi di Belle e Sebastien. Il rapporto tra l’uomo e la natura mette in mostra un legame che è alla base della genesi stessa dell’essere umano. Un contatto che a volte si trasforma in vera e propria lotta, ma anche in ricerca del proprio essere.

Il coraggio di questo ragazzino e del suo cane, che lo porterà a salvare una famiglia di fuggitivi dall’inseguimento dei tedeschi e la ricerca stessa della giustizia vengono valorizzati nella pellicola, che predilige momenti emotivamente forti, ma allo stesso tempo sperimenta l’avventura. Un film azzeccato e che piacerà sia ai grandi che ai più piccoli.

Belle e Sebastien (Francia 2014)

REGIA: Nicolas Vanier
SCENEGGIATURA: Juliette Sales, Fabien Suarez,Nicolas Vanier
ATTORI: Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Chatelier, Dimitri Storoge, Mehdi, Urbain Cancelier
FOTOGRAFIA: Eric Guichard
PRODUZIONE: Radar Films, Epithète Films
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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