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Con il via alle amichevoli estive, il calciomercato accelera. Ne sa qualcosa l’Inter, costretta a partire per Singapore senza nemmeno un attaccante di ruolo, visto che è Lautaro è in vacanza e Icardi resta fuori rosa. “Rispetto ai piani concordati con la società siamo in ritardo sia nelle uscite sia nelle entrate – ha ammesso Conte in conferenza stampa – Abbiamo la necessità di snellire e creare un gruppo: con il Club abbiamo la stessa visione, mi aspettavo fossimo più avanti ma sono fiducioso”.
Traduzione: l’allenatore nerazzurro vuole al più presto Lukaku e/o Dzeko. Secondo indiscrezioni dall’Inghilterra, Marotta e Ausilio hanno stretto per il belga, arrivando a sfiorare gli 83 milioni chiesti dal Manchester United: il Times scrive che i nerazzurri hanno messo sul tavolo 67 milioni più 15 di bonus.
A sorpresa, l’affare più complicato si rivelerà quello per Dzeko. E la ragione è che nella partita rientra anche la Juve, visto che la Roma, prima di vendere il bosniaco, intende assicurarsi Higuain. L’intesa fra i due club è stata raggiunta da tempo (prestito oneroso di 9 milioni con riscatto fissato a 27), il problema è che il Pipita non sembra affatto convinto di lasciare la corte di Sarri per approdare nella Capitale. Se alla fine cambierà idea, sbloccherà anche il trasferimento di Dzeko all’Inter.
Quanto al Napoli, dopo la bella partenza con l’acquisto di Manolas gli azzurri si sono impantanati sull’affare James Rodriguez, che alla fine molto probabilmente finirà all’Atletico Madrid. Le alternative per Ancelotti sono Pepé e Malcom: per il primo De Laurentiis è pronto a offrire Ounas più soldi, per il secondo invece si tenterà la carta del prestito oneroso con diritto di riscatto. Intanto è stato formalizzato l’acquisto di Meriah, difensore tunisino in arrivo dall’Olympiacos per quattro milioni.
Ancora più complicata la situazione in casa Milan, dove lo stallo sul mercato inizia a preoccupare i tifosi. “È normale che all’inizio i prezzi siano molto alti e che più avanti si abbassino – ha detto Maldini – L’idea è quella di far felice il mister, i tifosi, noi dirigenti e la proprietà, ma dobbiamo fare le cose sbagliando il meno possibile. Cerchiamo profili giovani e forti e profili di esperienza che li facciano crescere: uno come Modric sarebbe perfetto, ma non lo abbiamo mai trattato. Le ironie su di noi? Lasciamole pure…”.
In realtà, per iniziare gli acquisti il Milan dovrebbe prima riuscire a vendere diversi giocatori. Jorge Mendes sta lavorando a un’operazione che porterebbe Cutrone al Wolverhampton e Andre Silva al Monaco per 55 milioni, soldi che poi i rossoneri girerebbero all’Atletico Madrid per Correa, trequartista argentino che piace molto a Giampaolo.
A quel punto potrebbe partire anche Suso, richiesto ancora con insistenza dalla Roma, la quale però non intende pagare la clausola rescissoria dello spagnolo (38 milioni), ma inserire nell’affare uno tra Defrel e Pastore. Offerta che non piace a Maldini.
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Il masochismo commerciale dell’Inter sta producendo le conseguenze più ovvie. Juventus e Napoli sono molto interessate a Mauro Icardi: in pole position ci sono i bianconeri, che hanno da tempo un accordo con il giocatore. Ma a questo punto è praticamente certo che i due club tireranno la trattativa fino al limite estremo, nel tentativo di spuntare il prezzo più basso possibile. Con le dichiarazioni di guerra contro l’attaccante argentino, il club nerazzurro si è messo da solo spalle al muro: chi deve vendere per forza, non può farlo alle proprie condizioni.
Per uscire da questa situazione scomoda, l’Inter potrebbe cercare di limitare le pretese di conguaglio economico, puntando con più decisione sulla contropartita tecnica. Tramontata l’ipotesi Dybala, il nome più caldo per un possibile scambio è quello di Moise Kean, che non rientra più nei piani della Juventus e nelle scorse settimane era stato offerto anche all’Ajax per arrivare a De Ligt.
Alla fine però l’affare per il centrale difensivo olandese si è chiuso senza sacrificare il cartellino l’attaccante italiano. Il 19enne ex capitano dei Lanceri è atteso entro questa settimana a Torino: l’Ajax infatti non lo ha nemmeno convocato per il ritiro in Austria, a dimostrazione che l’accordo (75 milioni, bonus compresi) è cosa fatta.
Tornando all’Inter, dopo il (costosissimo) colpo Barella, i nerazzurri spingono sull’acceleratore per arrivare a Lukaku: “Entro la prossima settimana ci saranno delle novità”, ha assicurato l’attaccante belga ai giornalisti inglesi. “Sono sempre ottimista”, ha aggiunto Marotta, anche se il Manchester United continua a chiedere 75 milioni.
A livelli meno prestigiosi, si accendono anche le trattative sull’asse Roma-Milan. I giallorossi vorrebbero Suso, da cui hanno incassato la disponibilità al trasferimento, ma resta da capire quale sia la posizione dei rossoneri, anche perché la clausola rescissoria prevista dal contratto del giocatore ammonta a 40 milioni di euro.
Nell’eventuale accordo potrebbe rientrare anche Veretout, centrocampista della Fiorentina che Roma e Milan si contendono da settimane. Maldini si è spinto a offrire ai viola 18 milioni più Biglia e la Roma potrebbe lasciare che l’affare vada in porto, per poi passare all’incasso su Suso.
Intanto, il Napoli rischia una beffa terrificante su James Rodriguez: il fuoriclasse colombiano sembrava vicinissimo ai partenopei, ma all’ultimo si è inserito l’Atletico Madrid, che deve sostituire Griezmann e potrebbe aver convinto l’ex Real e Bayern. “Gli ho mandato un sms – ha rivelato Ancelotti – Speriamo di riuscire a prenderlo ma se così non fosse non mi preoccuperei: arriverebbe qualcun altro”. Parole che ricordano un po’ la vecchia storia della volpe e dell’uva.
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L’Inter mette al bando i due ribelli: Icardi e Nainggolan. “Entrambi sanno di non rientrare nei nostri piani tecnici – ha detto Marotta – Sono ottimi giocatori, ma è la squadra che fa vincere i campionati, non il singolo”. Nulla da eccepire, sennonché i giocatori in questione non sono esattamente due ragazzini della primavera, ma due pezzi da 90 su cui la società dovrebbe fare cassa il prima possibile per finire il mercato in entrata con gli acquisti di Dzeko e Lukaku. Le parole dell’ex ad juventino sono difficili da capire proprio perché vanno in senso opposto: ripudiare in modo così plateale l’argentino e il belga significa far calare il loro prezzo.
Su Icardi la Juventus si sta muovendo da tempo, ma ha il problema di dover cedere prima Higuain (nel mirino della Roma) e Mandzukic. Per questo Paratici avrebbe chiesto a Wanda Nara di tenere duro fino a fine agosto. Nel frattempo anche il Napoli si è rifatto sotto, ritentando l’assalto all’argentino a tre anni di distanza: stavolta De Laurentiis sarebbe pronto a mettere sul tavolo un ingaggio da 10 milioni a stagione.
Sul versante Nainggolan, invece, l’unica pista che eviterebbe alla casse interiste una dolorosa minusvalenza è quella cinese.
Ogni soluzione, però, è subordinata al place dei due giocatori: dopo le parole di Marotta, il muro contro muro è un esito più che probabile, anche se il belga e l’argentino sanno di rischiare un anno in tribuna che affosserebbe le loro carriere.
Tornando alla Juve, c’è anche l’affaire De Ligt da risolvere: malgrado l’intesa già raggiunta con il centrale olandese, la trattativa con l’Ajax è in stallo e Paratici intende sbloccarla al più presto anche per evitare un possibile scippo in extremis da parte del Barcellona.
Anche su questo fronte, però, i bianconeri hanno innanzitutto bisogno di vendere: il primo a finire sul mercato sarà probabilmente Cancelo, anche se il Manchester City continua a proporre come contropartita Danilo, non proprio gradito in casa juventina. In alternativa, per chiudere l’affare l’Ajax potrebbe accettare di acquistare anche Kean, che come De Ligt fa parte della scuderia Raiola.
Quanto al Napoli, oltre a Icardi, Ancelotti punta molto su James Rodriguez e in questo caso la trattativa sembra ormai in porto.
Molto più tranquillo il mercato in casa Milan, che ha già acquistato tre giocatori e ora vuole strappare Veretout alla concorrenza della Roma. Per il francese della Fiorentina Maldini ha offerto 12 milioni più Biglia, ma sembra che i giallorossi siano in vantaggio, anche per i contatti già da tempo avviati con il giocatore.
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Si ferma ai quarti di finale l’avventura italiana ai mondiali di calcio femminile. Le azzurre escono battute 2-0 dall’Olanda, una squadra più forte sotto tutti i punti di vista, anche perché nel loro Paese il gioco del pallone praticato dalle donne è una realtà affermata ormai da anni.
Le nostre ragazze tornano a casa comunque a testa alta, forse con qualche rimpianto per un paio di occasioni sprecate nel primo tempo, terminato 0-0, e per la decisione scellerata degli organizzatori di far giocare l’incontro alle 15, con un caldo taglia-gambe. In condizioni meno sfavorevoli, può darsi che il divario atletico con le olandesi – evidente nel secondo tempo di sabato – sarebbe stato meno decisivo. Ma, in fondo, c’è la sensazione che sia giusto così: a condannarci sono stati due colpi di testa imprendibili di due ragazze altissime, immarcabili per molte delle nostre.
Ora che è tutto finito non c’è tempo da perdere. Smaltita la sbornia di retorica, le ultime due settimane non devono trasformarsi in un bel ricordo, ma nell’inizio di una nuova fase. Questo Mondiale ci ha dimostrato che il calcio femminile deve essere preso seriamente dalla Lega, dalle scuole calcio e da chi fa i palinsesti televisivi. E non solo in nome di un astratto egualitarismo – che pure sarebbe sufficiente – ma perché è uno spettacolo che ha dimostrato di saper appassionare tutti, picconando uno dei bastioni più resistenti del machismo all’italiana: il pallone.
In questo senso, non è esagerato parlare di contributo al progresso civile del Paese. O, perlomeno, di resistenza alla deriva sessista, visti gli insulti miserabili che gli italiani sono ancora in grado di produrre appena incontrano una figura femminile minimamente controversa (l’ultimo esempio è Carola Rackete).
Certo, sarebbe ipocrita dire che non ci siano differenze rispetto al calcio maschile: la velocità di gioco non può essere la stessa, ma è ovvio, com’è ovvio che nessuna donna potrà mai battere il record di Bolt sui 100 metri. L’anatomia è diversa perché risponde a esigenze diverse. Si tratta di un principio evolutivo davvero semplice: forse, con un piccolo sforzo, potrebbero comprenderlo perfino gli articolisti del Giornale e del Foglio che nei giorni scorsi si sono prodotti in commenti farneticanti, patacche da far vergognare chiunque non creda di vivere nel Concilio di Trento.
Quello che il calcio perde in termini di spettacolarità nella sua declinazione al femminile, si compensa su altri fronti. A cominciare dall’agonismo e da un senso dello sport non ancora intaccato dallo showbusiness. Niente simulatori incalliti, niente ragazzini viziati e sbruffoni, niente piagnistei in sala stampa. Solo gente che gioca a calcio. Ed era pure ora.
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Inter e Atalanta in Champions League, Empoli in B. Ma c’è stato da soffrire (o da sperare) fino all’ultimo. È stato un finale di Campionato al cardiopalma quello andato in scena domenica sera, per la bandiera a scacchi di questa stagione.
La partita di cartello è stata certamente Inter-Empoli. I nerazzurri rischiavano di finire quinti (dietro ad Atalanta e Milan) ma alla fine riescono a conservare il terzo posto occupato per quasi tutto l’anno. A San Siro finisce 2-1: Keità, appena entrato, apre le danze nella ripresa con una prodezza da fuori, ma poco dopo i toscani pareggiano con Traoré (classe 2000).