di mazzetta

Non sappiamo se il senatore della maggioranza, Emilio Colombo abbia votato il decreto sulle Olimpiadi nel quale il Polo ha infilato illecitamente anche una nuova legislazione sulle droghe, o se in seguito all’entrata in vigore della legge eviterà di chiedere ancora ai finanzieri della sua scorta di procurargli la cocaina della quale risultò appassionato consumatore, sapendo che farà loro rischiare la carriera e da 6 a 20 anni di prigione; oppure ancora se in un soprassalto di coerenza si sia dato assente. Non sappiamo neanche chi abbia materialmente redatto gli articoli dell’allegato di 22 pagine che definisce cosa sono le droghe proibite, come dovranno essere trattati gli spacciatori e i consumatori, anche se si mormora che il capolavoro giuridico sia nato all’ombra di Alleanza Nazionale. Le uniche cose che si possono affermare con certezza sono che il relatore abbia poca dimestichezza con codici e codicilli; che sicuramente fosse animato da un forte desiderio di scrivere una legge che mostrasse che il suo partito ha gli attributi necessari a trattare i “drogati”, come vorrebbe la parte più retrograda e ignorante del paese; che, in compagnia di quanti hanno votato, non passerà alla manualistica della giurisprudenza

di Bianca Cerri

Uno dei principi del giornalismo, buono o cattivo che sia, è quello di non far mai trapelare i propri sentimenti o i propri ricordi sulla realtà, ma nel caso della tragedia della nave Boccaccio Al-Salam attenersi alle regole non serve a molto. La nave affondata in Egitto aveva fatto parte della mia vita quando, appena lasciata l’Università, trovai il primo impiego importante con una compagnia marittima ed ero al settimo cielo perchè adoravo il mare. Ogni giovedì intravedevo la sagoma del Boccaccio ferma nel porto di Palermo arrivando da Tunisi prima ancora che attraccassimo: così per cinque anni, durante i quali feci amicizia con molte delle persone del suo equipaggio di allora.

di Giovanna Pavani

Essere madre è una cosa. Essere padre un'altra. Ed è inutile che si continui a dire che che le due cose hanno il medesimo peso sulla bilancia delle responsabilità (ma anche su quella dei valori) perchè non è vero. Specie quando si tratta di scegliere se tenere un figlio oppure abortire. La legge 194 parla chiaro: è solo la donna che decide. Ma a un signore di Monza questo fatto di non contare assolutamente nulla in una scelta finale così drammatica e lacerante non gli andava proprio giù. Ed è arrivato fino al punto di trascinare la moglie in tribunale (perche aveva abortito senza il suo consenso) per chiedere non solo la separazione, ma anche i danni morali perchè lei sarebbe venuta meno ai "doveri" che derivano dal matrimonio.

di Cinzia Frassi

Dopo l'inchiesta sull'applicazione della legge 194, l'attenzione per il lavoro dei consultori, la proposta di aprirli ai volontari del movimento per la vita, le regolari dichiarazioni del Cardinal Ruini, ora il campo di battaglia sulla Ru486 si è spostato in Toscana.
Il fronte sta proprio lì, dove da tre mesi è possibile procedere all'interruzione di gravidanza evitando l'intervento chirurgico e ricorrendo all'assunzione della Ru486, che la Regione Toscana acquista da una società francese, la Excelgyn, in forza del decreto 11 febbraio 1997 che consente di importare farmaci non autorizzati in Italia.

di mazzetta

La memoria è un bene prezioso, da conservare e proteggere dagli inquinamenti di coloro i quali vorrebbero riscrivere la storia per nascondere le proprie colpe.
Nella conservazione della memoria la verità non è meno importate di quanto non lo sia nella cronaca, che altro non è che la scrittura giorno per giorno delle piccole e grandi storie dell'umanità.
Quando la menzogna si impadronisce della cronaca assistiamo a un delitto, come quando si cerca di manomettere la storia.
In questi giorni si celebra la giornata della memoria, nella quale si ricordano gli orrori dei lager e lo sterminio nazista di milioni di europei. Tra questi, milioni di ebrei condannati perché il loro credo religioso fu trasformato nell'appartenenza ad una razza, e come loro zingari, omosessuali, tutti etichettati come untermenschen, sotto-uomini, dalla propaganda nazista.


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