di Alessandro Iacuelli

E' iniziato a Berlino il vertice nazionale sull'energia, convocato dal cancelliere Angela Merkel. Questo vertice è solo il primo di una serie di incontri programmati per tutto il 2006, pertanto è solo il punto di partenza per una Germania che intende seriamente dotarsi di una strategia di politica energetica a lungo termine.
Tra i vari punti all'ordine del giorno ci sono proprio quegli argomenti che invece qui in Italia vengono sistematicamente evitati: mentre da noi il dibattito in materia di energia si è oramai ridotto ad una sfida a distanza tra chi vorrebbe reintrodurre l'uso del nucleare e chi ne è contrario, in Germania si preferisce affrontare prima temi più delicati, come quello dei mezzi per limitare l'aumento dei prezzi o il come migliorare la sicurezza dei rifornimenti, la cui debolezza è stata evidenziata questo inverno dalla strategia commerciale aggressiva della russa Gazprom.
Il nucleare, che suscita polemiche anche in Germania da decenni, non compare in agenda. O almeno non direttamente. E' proprio questa mancanza nell'agenda del vertice che suscita polemiche negli ambienti politici.

di Sara Nicoli

Guardiamoci negli occhi. Lo sapevamo tutti che Tommaso era morto. Ce ne siamo resi conto già poche ore dopo il sequestro, quando il volto disfatto e lacerato dal dolore dei due genitori è apparso davanti alle telecamere per mostrare una siringa piena di un farmaco necessario alla sua sopravvivenza. E' stato lì, in quel momento, che la sottile inquietudine del presagio ha fatto breccia anche nelle anime più semplici. E nei giorni a venire è diventata una verità inconfessabile come il più atroce dei peccati, quella mancanza di speranza che arriva dalla conoscenza degli uomini e del mondo e di cui non ci si fa mai una ragione. Tommaso, piccolo, fragile e malato, non sarebbe mai potuto sopravvivere per trenta giorni lontano dalle cure della sua mamma. Ma un conto è il sospetto, l'intuizione. Un altro è trovarsi davanti alla ferocia dell'uomo, nella sua crudeltà più vera e reale, al male assoluto. E rendersi conto di non aver ancora trovato dentro se stessi i mezzi, la forza, per farvi fronte.

di Alessandro Iacuelli

Un fine settimana intenso, quello del presidente di Gazprom Alexey Miller, che ha incontrato a Milano, in separata sede, i vertici di Enel, Edison, e Eni, in pratica tutte le aziende che coprono il mercato dell'Energia in Italia.
Avevamo già annunciato, qui su Altrenotizie, dell'incontro tra Eni e Gazprom fissato per il 24 marzo, per la firma di un accordo di collaborazione riguardante l'intera catena di produzione del metano: dall'estrazione alla vendita. Non c'è solo il metano, evidentemente, nel programma del colosso statale russo dell'energia.
Durante l'incontro con Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel, si è discusso, stando ad un comunicato dell'ufficio stampa della stessa azienda, delle prospettive di collaborazione su una serie di iniziative di sviluppo nel settore sia del gas sia dell'energia elettrica, in Italia, in Russia ed in Paesi terzi. "Le parti - conclude il comunicato - hanno concordato di proseguire le consultazioni in un prossimo futuro".
Che le imprese italiane guardino al gas algerino ed a quello russo, come fonte energetica da rivendere nella penisola, non è una novità, da decenni. Con la differenza che le forniture dell'algerina Sonatrach, entrata sul mercato italiano ai tempi di Enrico Mattei, sono stabili nel tempo e con poche prospettive di aumento delle quote di mercato. Sonatrach è tra i principali fornitori anche per il mercato francese, dal quale ottiene molti più guadagni rispetto a quelli che ottiene dal mercato italiano, e continua a vedere la Francia come interlocutore privilegiato per lo sviluppo del proprio mercato.
Viceversa, Gazprom guarda al mercato italiano con un'insistenza crescente nel tempo, forte delle "aperture" del Presidente del Consiglio uscente, Silvio Berlusconi nei confronti del governo di Mosca.

di Agnese Licata

Denunciare il datore di lavoro che paga la metà delle ore stabilite dal contratto? "Non solo vieni licenziato, ma rischi di non trovare più nessuno disposto ad assumerti". Fare ricorso contro le forze dell'ordine che sequestrano la tua merce nonostante una regolare licenza e, per giunta, senza compilare il verbale? "Non conviene. I ricorsi vanno avanti anche due-tre anni. E poi c'è la paura delle ritorsioni".
A spiegare cosa significa vivere con l'etichetta da "extracomunitario" addosso, è un marocchino che vive in una regione del Sud Italia fin dal 1992. Il suo permesso di soggiorno è in questura che aspetta di essere rinnovato. Quindi, la sua frase - "noi siamo persone molto ricattabili" - vale per lui più che mai. La prudenza suggerisce perciò di non divulgare né il suo nome né quello della città dove abita. La realtà in cui vive è quella di una centro di circa sessantacinquemila abitanti, dove le voci circolano in fretta e dove non è per nulla comune imbattersi in un venditore ambulante che, due giorni a settimana, insegna la lingua araba a un gruppo di italiani.

di Maurizio Coletti

Filtrano le prime indiscrezioni sui lavori della commissione "scientifica" incaricata di fissare il limite oltre il quale la nuova legge sulla droga prevede pene severe e carcere.
Secondo l'ineffabile Giovanardi, il gruppo di esperti si starebbe orientando sulla quantità di 23 spinelli come dose consentita.
Se le conseguenze non rischiassero di essere tragiche, sarebbe una situazione molto comica.
Giovanardi non anticipa nulla sulle quantità permesse per altre sostanze: eroina, cocaina, extasi, amfetamine illegali e altro ancora. Ma già si attendono rivelazioni sconcertanti ed un tantino divertenti. Dov'è l'imbroglio? Negli stessi meccanismi della legge cialtrona, approvata nel modo che sappiamo.
Il mandato da rispettare nelle intenzioni del duo Fini-Giovanardi era a diversi livelli. Il primo era puramente declamatorio: dire di avere fatto una legge sulla droga. Mandato rispettato, ma pare che l'idea di utilizzare questo spot in campagna elettorale sia da scartare; Fini e tutta An hanno fatto timidamente apparire qualche manifesto, ma non sembrano intenzionati a cavalcare la belva. Demerito di una legge fatta con i piedi e zeppa di incongruenze, di punti di illegittimità, di assurdità. E merito di un'opposizione di movimento che ha continuato e sta continuando a manifestare, protestare, informare, discutere. Meno merito dell'opposizione in Parlamento, trascinata per i capelli e non convinta dell'utilità della battaglia.


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