di Cinzia Frassi

Abbiamo sempre bisogno di montare un caso per renderci conto dell’evidenza di un problema stringente da risolvere? Abbiamo sempre bisogno di commuoverci per riflettere? Probabilmente è così, ma va da sé che oggi il fast non declina solo il cibo. L’informazione è un pozzo profondo dove tutto ha visibilità per il tempo necessario ad essere inghiottito dalla voragine che restituisce poi una facile abitudine a scordare. Dimenticare fino al prossimo nome e cognome che ci commuoverà. Dimenticare fino a che la politica non ne farà occasione per dividersi biecamente tra i peccatori al servizio del cupolone e gli altri, lasciando molto spesso un nulla di fatto sul tavolo della sofferenza altrui. Ecco che al posto di Piergiorgio Welby oggi troviamo un altro dramma della sofferenza senza speranza. Giovanni Nuvoli, 53 anni, di Alghero, ricoverato all’ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari nel reparto di rianimazione, da sei anni vive attaccato a un respiratore.

di Alessandro Iacuelli

L'allarme arriva da Greenpeace, attraverso un rapporto intitolato Cutting Edge Contamination, e riguarda l'inquinamento delle acque derivante dal processo produttivo di computers ed altri dispositivi elettronici. E' il processo stesso di produzione ad essere inquinante, e questo lo si sa da sempre. La novità del rapporto di Greenpeace risiede piuttosto nel calcolo preciso dell'impatto ambientale provocato da questo tipo di industria. Le fabbriche dove vengono prodotti circuiti elettronici acquistano dai loro fornitori grosse lastre di bachelite ricoperte di rame. Le lastre vengono poi tagliate per assumere le giuste dimensioni. Su di esse viene disegnato lo schema del circuito finale e infine un lavaggio a base di sostanze acide elimina il rame al di fuori del disegno, lasciando sulla lastra di bachelite il circuito finale, quello sul quale verranno poi montati e saldati i componenti. Sotto accusa è proprio il lavaggio acido, altamente corrosivo. Secondo il rapporto, le industrie non hanno remore nello scaricare in pozzi e terreni il refluo dei lavaggi. Il risultato? Un elevata contaminazione di fiumi e falde acquifere in ampie zone che circondano le zone di produzione dell'hardware.

di Laura Bruzzaniti

I danni all’ambiente sono una cosa seria e vanno puniti con la stessa severità in tutta Europa. È questo, in sintesi, il senso della proposta di direttiva presentata a Bruxelles dalla Commissione europea, che mira a creare un comune sentire a livello europeo in materia di illeciti ambientali. Non che la Commissione intenda dettare la politica ambientale dei singoli stati europei, bensì assicurare un livello minimo di sanzione per i casi più seri di illecito, eliminando così i paradisi degli “eco criminali”, quelle zone franche dove inquinare non è poi così grave. Se la direttiva verrà approvata, tutti gli Stati dell’Unione europea dovranno considerare reato (ovvero sanzionare penalmente) alcuni dei più gravi comportamenti contro l’ambiente: trasporto, esportazione o importazione illeciti di rifiuti compresi quelli pericolosi, commercio illecito di specie minacciate, commercio di sostanze che riducono lo strato di ozono, se posti in essere con intenzionalità o grave negligenza.

di Agnese Licata

Un colosso farmaceutico contro i malati del Terzo Mondo. Ancora una volta. Si chiama Novartis è una multinazionale farmaceutica con sede in Svizzera, a Basilea per essere esatti. Sul suo sito Internet sfoggia un fatturato netto che nel 2006 ha raggiunto i 37 miliardi di dollari americani, con un incremento rispetto all’anno precedente del 15%. Paragonandolo a quello del 2005, anche il suo profitto netto ha fatto un bel balzo in avanti, arrivando a 7,2 miliardi (+17%). Numeri del genere la collocano da anni tra le prime dieci maggiori imprese che si occupano di medicinali. Una “top-ten”, questa, comunemente definita “Big Pharma” e che sempre più spesso è accusata da Stati e associazioni di consumatori per la sua politica priva di scrupoli, votata esclusivamente al guadagno e che troppo facilmente dimentica che in ballo c’è la tutela di un bene fondamentale come la salute, non certo la produzione di una macchina, un televisore o un paio di scarpe.

di Fabrizio Casari

Una guerra. Un morto innocente che lascia due figli e milioni di rimpianti. Non stiamo parlando del Medio Oriente o dei Balcani, di Iraq o di Africa. Parliamo dell’Italia, provincia dell’Impero dell’assurdo e capitale di tutte le sue degenerazioni. Stiamo parlando di Catania, di uno stadio, di una partita di calcio e di un dramma che spacca violentemente il confine tra il ludico e il lurido. Per ciò che doveva essere un evento sportivo e per ciò che è stato: un evento luttuoso. Era prevista una partita tra calciatori sull’erba, è andata in scena un match tra folli e delinquenti sugli spalti, dentro e fuori lo stadio, prima, durante e dopo la partita. Quella di ieri a Catania è stata solo l’ultima, tragica vicenda che ha separato il conosciuto dal riconosciuto, l’ignavia dall’ipocrisia, il non voler vedere dal non volersi assumere le responsabilità. Solo pochi giorni prima, a Catanzaro, un dirigente di una squadra locale, era stato barbaramente ucciso da un’accozzaglia di pazzi che lo aveva circondato e pestato fino a lasciarlo morto sul terreno. Colpevole di fare da paciere in una rissa demenziale, aveva pagato con la vita un gesto di buon senso e di coraggio civico.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy