di The Economist

Washington, Dc. Trent’anni fa Eric Hobsbawm, il decano degli storici marxisti, scelse come soggetto per la sua conferenza al Marx memorial, “l’avanzata del lavoro si è fermata?”. Gli eventi andarono anche peggio di quanto si aspettava, in parte grazie all’ascesa dello spirito conservatore in America. Ma adesso stiamo assistendo alla vendetta di Hobsbawm: l’avanzata del conservatorismo americano si è fermata? La destra ha dominato la politica americana almeno dal 1980. I successi elettorali dei repubblicani sono stati sorprendenti: cinque elezioni presidenziali su sette dal 1980 e la drammatica conquista della Camera nel 1994 dopo 40 anni di guida democratica. Ancora più sorprendente è stato il successo della destra nell’influenzare il clima politico. Il partito repubblicano è solo la parte più visibile della destra americana. La forza più profonda della destra si trova nella sua base di conservatori. L’America è praticamente l’unico caso di nazione che possiede un movimento conservatore molto attivo. Ogni Stato ha organizzazioni che lottano in favore della libera circolazione delle armi e contro tasse e aborto. La destra cristiana può contare su “megachiesse” e collegi evangelici. I conservatori hanno creato anche un formidabile e influente establishment di esperti e gruppi di pressione.

di Henry A. Kissinger

Il dibattito attorno la difesa missilistica, ormai vecchio di 50 anni, è stato riacceso dal piano americano che prevede la creazione di basi per la difesa missilistica in Repubblica Ceca e Polonia. Una situazione simile a quella dei tempi della Guerra Fredda è venuta alla luce, poichè la Russia non crede alla necessità di costruire queste basi ed afferma anzi che l'obiettivo reale sia quello di ridurre al minimo la capacità offensiva delle forze strategiche russe, al posto di quello dichiarato dall'Amministrazione Bush, ovvero contenere la minaccia iraniana. Ma oltre alle invettive, il Cremlino ha anche fatto proposto alcune forti iniziative per creare una collaborazione senza precedenti tra la Russia e la NATO per contenere una eventuale minaccia missilistica iraniana.

di John Edwards



Di fronte alla debacle in Iraq, dobbiamo lavorare per restaurare la leadership morale degli Stati Uniti e riprendere il posto che ci spetta nel mondo attuale. Dobbiamo muoverci oltre il semplice slogan della 'guerra al terrorismo' e sviluppare una seria politica di sicurezza nazionale che sia basata sulla speranza, non sulla paura. Solo così gli Stati Uniti d'America potranno tornare ad essere un esempio da seguire per tutto il mondo.

di Dr. Mohammed

Quando morirò? Questa è la domanda che gira nella mia testa quando mi sono svegliato mercoledì mattina. Sto sudando, come al solito. I miei muscoli soffrono dopo una lunga notte senza elettricità, in un clima solo poco più fresco di quello che potrebbe esserci all'inferno. Mentre mi vesto per andare a lavorare, altre domande mi assalgono: Come morirò? Sarò colpito in testa? Salterò a pezzi per aria? O sarò fermato ad un checkpoint della polizia a causa del mio aspetto, quindi torturato, ucciso e gettato come immondizia sul marciapiede? Guardo mia moglie mentre dorme, la sua faccia sofferente a causa del caldo atroce. Cosa succederà a lei se morirò? Ben presto non avrà più nessuno in Iraq. Sarà capace di identificare il mio corpo? Otterrò una sepoltura degna di questo nome? Sono un dentista nel mezzo dei miei venti anni, sposato con una aspirante dentista. Mio padre è un ortopedico molto conosciuto, che è fuggito dall'Iraq dopo essere stato minacciato sia dai radicali sunniti di al-Qaeda in Iraq (che volevano reclutarlo ed estorcergli soldi in cambio della sua vita, ma lui ha rifiutato), sia dai radicali sciiti dell'Esercito del Mahdi di Moqtada al-Sadr (perchè mio padre è un sunnita). Anche il mio fratellastro, che lavora al ministero del petrolio, è stato minacciato; ha deciso di lasciare il Paese alla fine di questo mese.

di Fidel Castro Ruz

Coloro che fondarono la nazione nordamericana non hanno potuto immaginare che ciò che allora proclamavano, portava, come qualsiasi altra società storica, i germi della sua stessa trasformazione. Nell’affascinante Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, che mercoledì scorso ha compiuto 231 anni, s’affermava qualcosa che, in un modo o nell’altro, ci ha affascinato in molti: “Noi riteniamo quali verità di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, fra questi la vita, la libertà e la ricerca delle felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di governo, tenda a negare tali fini, è diritto del popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo che si fondi su tali principi ed organizzi i suoi poteri nella forma che a suo giudizio meglio garantisca la sua sicurezza e felicità."


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