di Marinella Correggia

Il ministro italiano Terzi come l’emiro del Qatar e il re dell’Arabia Saudita. In prima linea nel fomentare la guerra in Siria e nel boicottare soluzioni negoziali sostenibili. Al Corriere della Sera il responsabile della Farnesina ha dichiarato che ospiterà il prossimo 28 febbraio a Roma la riunione degli “undici paesi più coinvolti nella gestione della crisi siriana” (una versione concentrata del gruppone degli “Amici della Siria” riunitosi a Parigi a fine gennaio), più la “Coalizione di Doha”, opposizione che incorpora una parte degli armati).

di  Nena News

Roma, 17 settembre 2012. I gruppi di opposizione al regime di Bashar al Assad si sono macchiati di crimini di guerra. È il contenuto del nuovo rapporto di Human Rights Watch, commissionato dalle Nazioni Unite, che avvertono: l'escalation di violenza in Siria è da imputare alla presenza crescente di combattenti stranieri.

di Giorgia Grifoni

Alle elezioni algerine ha trionfato le pouvoir, come i cittadini qui designano il regime. “Impossibile -  ribatte l’analista politico Lahouari Addi de l’Institut d’Etudes Politiques de Lyon, riportato dal New York Times - perché il Fln è rifiutato dalla popolazione. In elezioni  oneste, la gente avrebbe votato per gli Islamisti”.  Dopo il voto di giovedì per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento - voto che ha visto il partito del presidente Bouteflika trionfare e accaparrarsi quasi la metà dei seggi - il Paese è incredulo. Ieri, a meno di 20 dalla chiusura dei seggi, il ministro dell’Interno Daho Ould Kablia ha dichiarato con certezza che 220 posti in Parlamento su 462 andranno al Fronte di liberazione nazionale (Fln), il partito che da cinquant’anni guida lo stato nordafricano.

di Nena News 

Roma, 17 marzo 2012. La molto mitizzata al Jazeera perde pezzi. A causa della sua copertura faziosa della crisi in Siria e anche della crisi nel piccolo Bahrain, una primavera araba che non fa notizia. Alcuni membri di primo piano dell’ufficio di Beirut della tv qatariota hanno annunciato le dimissioni o si sono già dimessi, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al-Akhbar.

di Imad Fawzi Sheibi*

Alcuni scommettono che, come d’abitudine, avverrà un cambiamento nella posizione russa verso la regione araba, simile a quello che avvenne nel caso iracheno e in quello libico. Tuttavia, quest’ipotesi può essere esclusa da una profonda analisi della posizione russa, per le considerazioni che seguono.

Sembra che la regressione russa non sia possibile nel mondo d’oggi, dato che Mosca vede negli attuali eventi, e nel confronto con l’Occidente, ossia con gli europei e gli statunitensi, un’opportunità per formare un nuovo ordine mondiale, che superi quello che ha prevalso nel periodo post-Guerra Fredda e dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo, rappresentato dall’unipolarismo, si è spostato verso il non-polarismo dopo la guerra in Libano del 2006.


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