dal Granma

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, effettuerà una visita ufficiale a Cuba dal 20 al 22 marzo. Sarà la seconda occasione in cui un mandatario statunitense arriva nel nostro arcipelago. Prima, lo aveva fatto solo Calvin Coolidge, che sbarcò a L’Avana nel gennaio del 1928. Giunse a bordo di una nave da guerra per assistere alla VI Conferenza Panamericana che si stava svolgendo in quei giorni con il patrocinio di un personaggio locale di infausta memoria, Gerardo Machado. Questa sarà la prima volta che un Presidente degli Stati Uniti giunge in una Cuba padrona della propria sovranità e con una Rivoluzione al potere capeggiata dalla sua leadership storica.

da Stefania Maurizi

Si chiama Tisa (Trade in Services Agreement) il documento che l'Espresso è in grado di rivelare grazie all'organizzazione di Assange. Un trattato internazionale di lobby e governi per liberalizzare i servizi: dai dati personali alla sanità passando per le assicurazioni. Sarebbe la vittoria definitiva della finanza sulla politica. Un trattato internazionale che potrebbe avere enormi conseguenze per lavoratori e cittadini italiani e, in generale, per miliardi di persone nel mondo, privatizzando ancora di più servizi fondamentali, come banche, sanità, trasporti, istruzione, su pressione di grandi lobby e multinazionali. Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione.

di Ferruccio De Bortoli

Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.

di The New York Times

Abu Ghraib, l’infame prigione di Baghdad adesso è vuota. La sua chiusura, invocata per il timore di possibili attacchi dei ribelli Sunniti, insieme con il trasferimento dei suoi 2400 prigionieri, è stata annunciata la scorsa settimana dal governo iracheno, che ha ripreso il controllo della struttura nel 2006. Né la chiusura della prigione nè il trascorrere del tempo potranno cancellare la macchia causata dagli abusi ai detenuti da parte dei soldati USA, degli ufficiali dell’intelligence militare ed delle compagnie private durante l’occupazione americana.

di Barbara Spinelli

Sono molti a turbarsi, e con ragione, per le offese del Movimento 5 Stelle ai rappresentanti dello Stato. Per la misoginia che colpisce il Presidente della Camera, per il «boia» gridato al Capo dello Stato. Per i libri bruciati in immagine di Corrado Augias, accusato di troppa e incongrua violenza critica. Ma forse è venuto il momento di analizzare quel che sta sotto la pentola di tanto caos. Di capire la fiamma che la surriscalda. Grillo infatti non è la causa del caos. Ne è il prodromo, il sintomo. Se non esaminiamo questi sottosuoli resteremo coi nostri sentimenti: di tristezza, di nudità politica. Alla ferita non sapremo dare un nome, continueremo a pescare solo nel passato. Sintomo, ricordiamolo, significa anche caduta, e comunque la segnala.


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