di  Nena News

Roma, 17 settembre 2012. I gruppi di opposizione al regime di Bashar al Assad si sono macchiati di crimini di guerra. È il contenuto del nuovo rapporto di Human Rights Watch, commissionato dalle Nazioni Unite, che avvertono: l'escalation di violenza in Siria è da imputare alla presenza crescente di combattenti stranieri.

di Giorgia Grifoni

Alle elezioni algerine ha trionfato le pouvoir, come i cittadini qui designano il regime. “Impossibile -  ribatte l’analista politico Lahouari Addi de l’Institut d’Etudes Politiques de Lyon, riportato dal New York Times - perché il Fln è rifiutato dalla popolazione. In elezioni  oneste, la gente avrebbe votato per gli Islamisti”.  Dopo il voto di giovedì per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento - voto che ha visto il partito del presidente Bouteflika trionfare e accaparrarsi quasi la metà dei seggi - il Paese è incredulo. Ieri, a meno di 20 dalla chiusura dei seggi, il ministro dell’Interno Daho Ould Kablia ha dichiarato con certezza che 220 posti in Parlamento su 462 andranno al Fronte di liberazione nazionale (Fln), il partito che da cinquant’anni guida lo stato nordafricano.

di Nena News 

Roma, 17 marzo 2012. La molto mitizzata al Jazeera perde pezzi. A causa della sua copertura faziosa della crisi in Siria e anche della crisi nel piccolo Bahrain, una primavera araba che non fa notizia. Alcuni membri di primo piano dell’ufficio di Beirut della tv qatariota hanno annunciato le dimissioni o si sono già dimessi, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al-Akhbar.

di Imad Fawzi Sheibi*

Alcuni scommettono che, come d’abitudine, avverrà un cambiamento nella posizione russa verso la regione araba, simile a quello che avvenne nel caso iracheno e in quello libico. Tuttavia, quest’ipotesi può essere esclusa da una profonda analisi della posizione russa, per le considerazioni che seguono.

Sembra che la regressione russa non sia possibile nel mondo d’oggi, dato che Mosca vede negli attuali eventi, e nel confronto con l’Occidente, ossia con gli europei e gli statunitensi, un’opportunità per formare un nuovo ordine mondiale, che superi quello che ha prevalso nel periodo post-Guerra Fredda e dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo, rappresentato dall’unipolarismo, si è spostato verso il non-polarismo dopo la guerra in Libano del 2006.

di Silvia Cattori 

Roma. L’opposizione siriana riferisce di una strage compiuta dai miliziani filo governativi shabbiha. I cadaveri di 64 giovani di Homs, tra i quali numerose donne,  fuggiti domenica dal quartiere di Bab Amro sarebbero stati ritrovati fuori dalla città.  Ma dal quartiere assediato giungono resoconti di segno ben diverso, che riferiscono anche di crimini compiuti dai ribelli armati.

Homs, ormai, non è altro che un sinistro campo di battaglia dove i soldati governativi affrontano gruppi armati che, secondo testimonianze indipendenti sulla vera natura della ribellione, sparano cannonate alla cieca per seminare terrore e morte, facendo poi credere essere unicamente le forze del governo a martellare la città.

I media occidentali continuano, da parte loro, a menzionare come prova le dichiarazioni dei Comitati locali che diffondono la propaganda degli «oppositori» armati, in coordinamento con l’Osservatorio siriano dei Diritti dell’Uomo, con base a Londra, un organo creato e finanziato dalle forze alleate con la ribellione [1].

Per capire quanto succede in Siria, non è dunque possibile fare affidamento sull’Osservatorio siriano o sui blogger che sono parte integrante di questa ribellione; tantomeno sugli inviati speciali che constatiamo essere sistematicamente anima e corpo dalla parte degli «oppositori» armati, che loro qualificano come «eroi», e che presentano la battaglia che divide il popolo siriano in una luce del tutto manichea: da una parte l’opposizione che «lotta per la democrazia», dall’altra il terribile dittatore.

Ora, le cose non stanno così. Come è stato da ultimo dimostrato da un recente sondaggio nonché dalle massicce manifestazioni di sostegno al veto russo e cinese all’Onu, la grande maggioranza del popolo siriano non vuole questa rivolta armata che cerca unicamente di legittimare le potenze della Nato e taluni Stati arabi - notoriamente grandi paladini della democrazia - come il Qatar. Se si deve parlare di «eroi» in Siria, allora si deve fare riferimento a tutte le parti che soffrono, e non solamente agli «eroi» che riconosce l’Occidente…

Quanti missili Milan sono stati consegnati ai ribelli?

Sono numerosissimi i cittadini siriani che si appellano al loro presidente affinché le forze governative intervengano. A Homs soprattutto, dove la situazione è allarmante per ampi settori della popolazione, presi in ostaggio da questi gruppi che occupano intere zone della città - i quartieri di Baba Amr, Khaldiyeh, Karm el-Zeytoun - dove le persone chiamano da mesi Damasco affinché li soccorra [2].

La loro sorte è diventata ancor più fonte d’angoscia da quando i ribelli fanno uso dei lancia-missili anticarro Milan che erano stati consegnati ai ribelli libici durante la campagna di Libia, meno di un anno fa, da Francia e Qatar. Ci possiamo ricordare come Bernard Henry Levy e Sarkozy avessero all’epoca ingannato l’opinione pubblica attribuendo alle forze fedeli a Gheddafi l’uso di questi missili Milan che mietevano vittime in Libia.

È lo stesso inquietante scenario che si ripete in Siria. I politici, le ONG e i giornalisti, fanno ancora una volta una scelta di campo a favore della guerra che gruppi strumentalizzati dalle potenze straniere provocano. Attribuiscono alle forze governative - come in passato in Libia, senza alcuna seria verifica - gli atti di barbarie perpetrati dagli «oppositori» armati che terrorizzano la maggioranza della popolazione.

Da tre settimane i commentatori ripetono che Homs è cannoneggiata unilateralmente dall’esercito siriano. Al contrario, i contingenti lealisti attaccati dai missili Milan hanno subito numerose perdite dall’inizio del loro intervento. Non è chiaro se le autorità di Damasco riusciranno a sloggiare questi gruppi dotati di armamento pesante da tutti i quartieri della città in cui si sono infiltrati. Poteva il governo siriano non reagire?

È stato ripetutamente dimostrato - fin dall’inizio di questi combattimenti - che gli «oppositori» armati sono addestrati, inquadrati e formati da forze speciali straniere; che tra le loro fila gli oppositori hanno elementi che agiscono per conto di potenze straniere la cui presenza in Siria è lampante. La televisione siriana ha diffuso negli scorsi giorni le immagini recenti di Homs riprese da un «fotoreporter di guerra» straniero che ha seguito e filmato in un quartiere della città questi «oppositori» armati - gli stessi che i «grandi reporter» glorificano - che lanciano razzi e missili all’impazzata. Un’immagine ha attirato l’attenzione: all’interno di un edificio, con le scale imbrattate di sangue, gli arredamenti distrutti, campeggiava su un muro una scritta sorprendente e dal significato pesante: «Da Misurata, dopo aver liberato la Libia, siamo venuti a liberare la Siria!».

Chi sono i responsabili dei massacri di Homs, che obiettivi perseguono?

Questi gruppi armati, le cui azioni più efferate sono attribuite ai soldati di el-Assad che li fronteggiano, sono sistematicamente presentati dalla stampa occidentale come «oppositori» che lottano per la «democrazia».

Perché i «grandi reporter» non riportano mai le testimonianze su siriani vittime di rapimenti, torture, omicidi, da parte di questi «oppositori» armati? Perché, ancora di recente, il presidente di “Medici senza frontiere” si è aggiunto a questa operazione di intossicazione mostrando come degne di fede le testimonianze di Siriani anonimi - col volto celato - schierati coi ribelli che attribuivano alle forze di el-Assad ed ai medici degli ospedali atti indicibili di tortura su feriti e bambini? [3]

Chi potrebbe credere essere nell’interesse di Bashar el-Assad di torturare il suo popolo, violentare bambini e ragazzine? Chi può credere che il popolo siriano continui a sostenere in maggioranza Bashar el-Assad se fosse quel torturatore sanguinario dipinto in Occidente a fini di propaganda di guerra?

Queste incessanti campagne che prendono la difesa degli oppositori violenti, e non del popolo terrorizzato e oppresso da questi ribelli, sono pericolose. Mirano a portare acqua al mulino delle potenze - Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, appoggiate da Qatar e Arabia Saudita - che, da mesi, preparano nell’ombra il terreno per un intervento militare in Siria e non aspettano altro che il semaforo verde da parte di Obama.

Note:

[1] L’Osservatorio siriano dei Diritti dell’Uomo - che raccoglie le dichiarazione manipolate dalla Siria di diversi Comitati - è stato più volte denunciato come niente altro che un volgare strumento di disinformazione al servizio della rivolta. Malgrado le numerose prove che lo attestano, rimane sulla Siria la principale fonte - insieme ai famosi «grandi reporter» - su cui si poggia tutta la stampa occidentale che giorno dopo giorno propaga quanto riferito da questo osservatorio bidone.

[2] Si veda: «Una siriana che ha avuto il fratello ucciso a Homs dagli «oppositori», testimonia», racconto raccolto da Nadia Khost, 8 febbraio 2012. (http://www.silviacattori.net/article2790.html)

[3] Torneremo sul ruolo delle ONG che hanno contribuito ad alimentare la disinformazione che colpisce la Siria aumentando così il rischio di un intervento straniero; in particolare Amnesty international et Médecins sans frontières.
Fonte: http://www.silviacattori.net/article2861.html

Fonte: Nena News


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