di Bianca Cerri

Prima di entrare nella Polizia Militare USA, Forrest Fogarty era uno skin-head oltre che componente della band musicale più popolare tra le destre. Ma Fogarty non è che uno dei 350 militari americani di stanza in Iraq provenienti da formazioni estremiste e filo-naziste.
Già nel 1960, l'allora presidente Kennedy fu costretto a prendere provvedimenti contro il generale Walker, a capo della 24° divisione di fanteria di stanza in Europa, che indottrinava i suoi uomini sull'ideologia nazista. Pochi anni dopo, il governatore dell'Alabama spalleggiò la nascita di un gruppo di estrema destra conosciuto con il nome di "Figli della Libertà", poi divenuto Alleanza Nazionale.

di Fabrizio Casari

E' un vero e proprio blocco navale, aereo e terrestre quello di Israele nei confronti del Libano. E' guerra. Ventiquattro anni dopo l'invasione del 1982, destinata a cacciare i palestinesi persino dai campi profughi dov'erano ammassati in condizioni disumane, la nuova invasione del Libano è cominciata tre giorni fa. Le forze armate israeliane, senza né legge né limiti, hanno deciso di ribadire il loro dominio militare assoluto sul Medio Oriente. Il rapimento dei soldati di Tel Aviv ad opera di Hezbollah è stato la causa scatenante dell'ennesima aggressione israeliana. Un rapimento per "solidarietà" con i palestinesi autori di un sequestro della stessa natura per il quale Israele ha già avuto modo di scatenare la sua furia distruttrice sui civili di Gaza. Un rapimento che ha i tratti marcati dell'idiozia politica, come tutto ciò che viene realizzato senza prevedere le conseguenze o, peggio ancora, prevedendole e ricercandole. La reazione di Hezbollah è affidata a lanci di missili terra aria verso Israele, alcuni dei quali hanno colpito Haifa, terza città israeliana. Alla fine il bilancio è lo stesso di sempre: civili uccisi, infrastrutture distrutte, abitazioni abbattute.

di Alessandro Iacuelli

Shamil Basaiev è morto. Ucciso in un agguato dalle truppe federali russe, non colpito dai proiettili, ma da un quintale di tritolo. Per Vladimir Putin è senza dubbio una vittoria politica, prima ancora che militare.
Il ricercato numero uno dalle autorità russe, è stato ucciso nella notte tra domenica e lunedì in un blitz delle forze speciali in Inguscezia, piccola regione confinante con la Cecenia, insieme ad altri cinque guerriglieri, nel villaggio di Ekazhevo, alle due del mattino, ora locale.
Lo ha dichiarato il capo della sicurezza statale Nikolai Patrushev al presidente russo Vladimir Putin. Secondo Patrushev, il leader ribelle e i suoi uomini stavano organizzando un attacco nel sud della Russia in coincidenza con la riunione del G8 che la Russia ospiterà nel prossimo fine settimana.

di Daniele John Angrisani

Il nuovo numero uno di al-Qaeda in Iraq "sara' inserito nella nostra lista di coloro che debbono essere portati davanti alla giustizia". Il presidente Bush così aveva parlato subito dopo aver presieduto consultazioni con i suoi più stretti collaboratori nella residenza presidenziale di Camp David, tra i monti del Maryland, pochi giorni dopo la morte di Al Zarqawi. Ma poche settimane dopo l'annuncio al mondo che Abu Hamza al-Muhajir sarebbe stato nominato successore di Abu Musab al-Zarqawi come nuovo leader di "al-Qaeda in Mesopotamia", già cominciano a sorgere i primi seri dubbi sulla veridicità di tale notizia.

di Carlo Benedetti

Nikola Gruevski L'Europa avrà ora - in terra di Macedonia - un nuovo interlocutore: Nikola Gruevski, leader del partito nazionalista "Vmro-Dpmne" (è il doppio acronimo dell'Organizzazione rivoluzionaria macedone - creata nel 1903 per combattere contro l'impero ottomano - e del Partito democratico per l'unità nazionale macedone). E' lui, infatti, il vincitore delle elezioni politiche generali appena svolte e dalle quali esce, battuta, la coalizione che era guidata da Vlado Buckovski. La svolta che si delinea sin da queste prime ore è tutta basata sul nazionalismo e, in particolare, sul rapporto con gli ex guerriglieri filo-albanesi. Gli stessi che negli anni scorsi vinsero la rivolta armata portando Gruevski a guidare lo zoccolo duro dell'opposizione. E' chiaro, quindi, che la Macedonia guarderà ora più verso Tirana che verso le altre capitali dell'Europa.
La situazione generale, comunque, non è ancora chiara. Peseranno su Skopie le reazioni delle altre repubbliche ex-yugoslave e peserà, soprattutto, quanto sarà detto in sede europea.


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