di Luca Mazzucato


Dopo un anno di scontri fratricidi e centinaia di vittime, che avevano portato i Territori Occupati sull'orlo della guerra civile, sabato pomeriggio si è insediato ufficialmente il nuovo governo palestinese di unità nazionale. Questo storico traguardo arriva un mese dopo l'intervento del re saudita, che con i suoi petrodollari ha spinto Hamas e Fatah a deporre le armi e siglare un accordo alla Mecca. Alcuni paesi occidentali, tra cui Russia e Norvegia, hanno già riconosciuto il nuovo governo, mentre l'Unione Europea e gli USA sono comunque orientati ad attivare contatti con il nuovo ministro delle finanze, mossa che potrebbe portare alla rimozione dell'embargo economico che da un anno ormai sta strangolando i Territori Occupati. La reazione israeliana, al contrario, chiude tutte le porte al dialogo col nuovo governo. Ma presto Israele potrebbe trovarsi isolato in questo rifiuto unilaterale al confronto.

di Elena Ferrara

E’ uscita dalla Yugoslavia ed è entrata a fare parte a pieno titolo nell'Unione Europea nel maggio del 2004; è nella Nato nell’ambito di un allargamento dell’alleanza atlantica che ha inglobato alcuni dei paesi un tempo considerati nemici. Punta, quindi, ad essere una nazione “europea” a tutti gli effetti. Ma ora si scopre che la Slovenia – collocata ai nostri confini – è anche un paese xenofobo e razzista. E una denuncia in merito - forte ed appassionata – giunge da Amnesty International che si rivolge direttamente all’Unione Europea per evidenziare la situazione che si è andata creando in Slovenia attorno alla minoranza Rom.

di Carlo Benedetti

Nella tradizione russo-sovietica tutto aveva un doppione che era, allo stesso tempo, un vero “contrario”. C’era lo Stalin per l’esportazione - che abbracciava i bambini - e quello, per l’interno, delle repressioni e del gulag. C’era il Krusciov del disgelo e quello del muro di Berlino. C’era il Breznev della conferenza paneuropea e quello dell’Afghanistan. E ancora. A Mosca due monumenti a Gogol: uno con lo scrittore tragicamente pensoso e preoccupato realizzato nel periodo russo ed uno fiducioso nel futuro eretto in piena era sovietica. E si potrebbe andare avanti con questa “teoria dei doppioni”… E così si arriva ai dati più recenti. A Gorbaciov che costruisce la perestrojka ma si fa dominare dagli americani; a Eltsin che distrugge l’Urss e che poi, strada facendo, si rivela un alcolizzato che guida il Cremlino. Ed ecco Putin che esce dalla caserma del Kgb e vuol dimostrare – all’occidente - di essere un “diverso”. Ma André Glucksmann, lo smaschera sostenendo che chi è "cekista un giorno, è cekista per sempre".

di Luca Mazzucato

Le ultime settimane in Israele sono passate sotto il segno di continui scandali politici, che hanno completamente eroso la credibilità del governo Olmert. Le incriminazioni del Capo dello Stato, del Ministro dell'Interno, del Capo della Polizia e gli scontri sulle responsabilità della disastrosa guerra libanese scandiscono impietosamente l'agonia di un sistema politico in profonda crisi. Mentre l'opinione pubblica si sposta nuovamente a destra e ritornano sulla scena Netanyahu e Barak e il tycoon Gaydamak, una sorta di Berlusconi israeliano. In questo panorama desolante, la morsa di ferro dell'esercito sui Territori Occupati si fa sempre più spietata e il meeting tra Abbas e Olmert si chiude con un nulla di fatto, ripescando però dal cappello il piano di pace della Lega Araba. Parlando con la gente per la strada, al bar, nei luoghi di lavoro, l'opinione è unanime: si tratta del periodo più difficile e drammatico nella storia dello stato ebraico, stretto tra le minacce nucleari iraniane e la corruzione dilagante in patria. Si comincia persino a far strada l'idea strampalata che il terreno fertile per la corruzione sia l'Occupazione, ed in particolare il sistema di amministrazione militare dei Territori, che da quarant'anni come un cancro infetta tutto l'apparato statale.

di Giuseppe Zaccagni

Continua a pesare sull’intera Europa l’ombra della guerra nel Kosovo. Perché dalla capitale austriaca - dove serbi e albanesi si trovano a confronto con l’inviato delle Nazioni Unite, il finlandese Martti Ahtisaari – le notizie non sono buone. I negoziati, infatti, continuano a correre su binari diversi. Non si intravedono processi validi per un compromesso capace di pacificare la provincia. L’Onu insiste per un autogoverno della maggioranza albanese, pur se con forti garanzie per la minoranza serba; i kosovari-albanesi, invece, si battono per ottenere l’indipendenza e divenire i padroni della terra considerandosi come discendenti degli Illiri, autoctoni prima dell’arrivo di Slavi, Cristiani ed Islamici


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