di Agnese Licata

Movimenti di assestamento, in Francia. L’onda lunga delle elezioni presidenziali attraversa il Paese, toccando vertici istituzionali, mondo della stampa e, non da ultimo, partiti all’opposizione. Nicolas Sarkozy, l’uomo che venti giorni fa la maggioranza dei francesi ha scelto come nuovo inquilino dell’Eliseo, non si è limitato a nominare velocemente la squadra di governo. Negli scorsi giorni, infatti, ha provveduto a collocare suoi uomini di fiducia sulle poltrone più strategiche di Francia. Il leader dell’Ump sembra così deciso a prendere tutte le contromisure necessarie ad evitare che, un domani, le riforme da lui tanto sbandierate durante la campagna elettorale vengano mitigate nella loro applicazione. L’apertura promessa da Sarkozy durante il suo primo discorso da vincitore sembra già lontana. Del resto, basta guardare da vicino la composizione del nuovo governo per rendersi conto che la volontà di coinvolgere in qualche modo anche il centrosinistra è solo una facciata, con l’obiettivo di tranquillizzare chi ha paura che con lui la Francia subisca una svolta reazionaria.

di Carlo Benedetti

Le armate ucraine ribelli, fedeli al Presidente Yushenko (filoccidentale), sono in marcia verso Kiev. L’obiettivo è quello di intimorire la maggioranza governativa del filorusso Yanukovic. Si assiste ad una sorta di armiamoci e partite, con il grande capo ribelle che sta in finestra a guardare dopo aver sollecitato una guerra civile che è già all’orizzonte. E così l’Ucraina vive ore difficili. Divisa tra un ovest contadino, filoamericano, cattolico e occidentale e un est industriale, ortodosso e filorusso. Ma questa volta si sta superando la soglia dell’allarme. Perché a muoversi sono i militari che, sollecitati dal presidente Yushenko (appunto: l’uomo dell’ovest), convergono sulla capitale Kiev attaccando l’uomo di Mosca, Yanukovic. E questo vuol dire che si è ad un’insurrezione. La rivolta, manovrata dal presidente, trova adesioni nel campo dell’Armata Ucraina e, comunque, del suo Stato maggiore. Ci sono già migliaia di soldati delle “forze speciali” (una sorta di carabinieri) mobilitati e pronti a seguire gli ordini del loro comandante Alexandr Kikhtenko che respinge gli ordini del ministro degli Interni Vassili Tzushko. Si va verso un conflitto che potrebbe portare a veri e propri scontri armati. La strategia passa dalla politica alle soluzioni armate.

di Carlo Benedetti

La spy-story sull'omicidio di Litvinenko si arricchisce di un nuovo capitolo. La Procura della Corona ha infatti deciso di incrimare l'uomo d'affari e ex agente segreto Andrei Lugovoi per l'uccisione dell'ex spia del Kgb morta il 23 novembre scorso a Londra avvelenata dal polonio. La magistratura britannica ha spiegato che ci sono "prove sufficienti" per l'atto di accusa nei confronti dell'uomo che, insieme ad altre due persone, aveva incontrato Litvinenko all'albergo Millenium di Londra. La vedova dell'ex agente russo, Marina Litvinenko, si è detta soddisfatta della decisione della procura di Londra e ha auspicato che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia. "Non vedo l'ora di vedere che giustizia sia fatta e che il signor Lugovoi sia estradato e portato in tribunale". Dalla Russia però non arrivano segnali confortanti. Secondo l'agenzia Ria Novosti, che cita una fonte della procura generale di Mosca, Lugovoi non sarà estradato. "In base alla Costituzione della Federazione di Russia, i suoi cittadini non possono essere estradati per essere processati in altri Paesi e Lugovoi è un cittadino della Federazione russa". Nel frattempo, oltre che materia per gli investigatori, la vicenda di Litvinenko sembra diventare anche materia per i cineasti.

di mazzetta



Quasi centosettanta milioni di abitanti, attualmente considerato al nono posto nella classifica degli “stati falliti” (al decimo c’è l’Afghanistan), il Pakistan è un fondamentale alleato della “War on terror” di George W. Bush, il quale si è assicurato la collaborazione del dittatore Musharraf minacciando, nei giorni successivi all’undici settembre 2001, di “riportare il Pakistan all’età della pietra”. Nonostante le minacce e le pressioni il Pakistan ha una propria agenda politica e cerca di perseguirla pur tra mille difficoltà. La capacità di praticare il doppio e triplo gioco di Musharraf meriterebbe un posto nella leggenda, se non altro per il complesso quadro geopolitica all’interno del quale il dittatore riesce a mantenere il potere nonostante il suo paese continui ad essere la principale sorgente del terrorismo qaedista o “islamico” che dir si voglia. Musharraf era, ai tempi dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan, il comandante sul campo dell’ISI (i servizi pachistani) e operava fianco a fianco con Bin Laden.

di Bianca Cerri


Obama o Hillary? Non è ancora deciso chi guiderà il Partito Democratico statunitense alle prossime elezioni, come del resto nemmeno è stato deciso chi sarà il candidato repubblicano. Ma è proprio in questo momento, con la presidenza di George W. Bush ormai avviatasi verso il tramonto, costretta sempre più spesso a subire le bocciature del Congresso (a maggioranza democratica dalle elezioni di metà mandato) su temi fondamentali come la politica estera, è proprio adesso che le candidature prendono piede e iniziano a chiedersi come recuperare unità, coerenza e consenso di fronte agli americani e al resto del mondo. Tutte le ipotesi per le rispettive nominations sono valide e, in fondo, legittime, dal momento che le differenze tra i candidati sono spesso assai relative. Per il momento, quindi, solo ai chiromanti è dato sapere chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Per ora, quattro sono i nomi più noti: Hillary Clinton e Barack Obama tra i democratici da un lato, Rudy Giuliani e John McCain per i repubblicani, dall’altro.
Qualche piccolo ritratto anche degli altri candidati alla carica potrebbe essere illuminante circa quello che potrebbero attendersi gli elettori nordamericani dalla vittoria di una o uno di loro. Cominciando a leggere alla voce “finanziamenti” e ricordando che tutti gli aspiranti presidenti USA hanno l’obbligo di rivelare la ”fonte” degli stessi ricevuti in campagna elettorale, proviamo quindi a vedere tutto ciò che di solito non riusciamo a leggere sui giornali.


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