di Michele Paris

A pochi giorni di distanza dalle celebrazioni per i duecento anni dalla nascita di Charles Darwin, negli Stati Uniti è tornata d’attualità la polemica intorno all’insegnamento del creazionismo nelle scuole pubbliche. Ancora una volta al centro dell’attenzione è lo stato della Louisiana, il cui governatore – l’astro nascente del Partito Repubblicano Bobby Jindal – la scorsa estate aveva firmato un provvedimento volto a consentire nelle classi l’uso di “libri di testo che stimolino negli studenti un approccio critico verso le teorie scientifiche”. Il regalo fatto dal governatore agli integralisti cristiani, che compongono una fetta importante della sua base elettorale, è però stato attaccato duramente da un’associazione di scienziati americani che ha cancellato per protesta un proprio convegno in programma a New Orleans.

di Mario Braconi

Secondo una direttiva comunitaria, recepita dall’ordinamento britannico circa due anni fa, tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici di cui ci si vuole disfare devono essere smaltiti o riciclati in modo tale da non provocare danni ambientali in Gran Bretagna (e in teoria anche in altri paesi): infatti, secondo le leggi ambientali, un computer non funzionante è considerato a tutti gli effetti un rifiuto pericoloso. Ma è proprio vero che il cittadino responsabile che lascia il suo vecchio televisore rotto presso un sito di smaltimento può dormire sonni tranquilli? A quanto dimostra un’inchiesta promossa dal quotidiano The Independent, dal network Sky News e da Greenpeace, sembra proprio di no. Obiettivo dell’inchiesta congiunta delle due testate e dell’associazione ambientalista era capire che cosa succede ad un dispositivo elettronico non funzionante dopo essere stato “smaltito” presso un apposito sito gestito dal comune.

di Eugenio Roscini Vitali

Belgrado non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo-Metohija e lo status della provincia non deve essere collegato all’integrazione serba nell’Unione Europea: a dirlo è il presidente Boris Tadic che, in un articolo pubblicato dal quotidiano statunitense Washington Times, parla della separazione unilaterale del Kosovo-Metohija e del processo di autodeterminazione conclusosi con la dichiarazione letta un anno fa dal premier Hashim Tachi come di un’aperta violazione alla Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite e del mancato rispetto del Documento finale di Helsinki. Nel pezzo, intitolato “A judicial approach on Kosovo”, Tadic ribadisce che in un paese democratico la secessione non può essere imposta con la forza e che la posizione serba è dettata dalle norme contenute nella Costituzione e dalla necessità di mantenere inviolati i suoi confini, un elemento essenziale che non può essere ignorato e che ha già indotto gran parte dei paesi membri delle Nazioni Unite a prendere le parti di Belgrado.

di Carlo Benedetti

Accade in Russia e non è un caso. Il delitto - l’assassinio di Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca, nell'ascensore del suo palazzo, accanto alla centralissima via Tverskaja - c’è stato. Ma il castigo non è arrivato. Perché le indagini dei tanto reclamizzati servizi segreti - che tutti conoscono come Fsb cioè l’ex Kgb - sono clamorosamente fallite. Tutto si è perso nel groviglio delle accuse. E, forse, la cabina di regia del delitto si trovava e si trova proprio in quel lugubre palazzo della Lubjanka - sede dell’intelligence russa - dal quale, però non filtra una parola.

di Michele Paris

Lontano da una Washington ancora travagliata dalle diatribe tra democratici e repubblicani, all’indomani dell’approvazione del piano di stimolo all’economia da 787 miliardi di dollari, il presidente degli Stati Uniti ha posto a Denver la propria firma su un provvedimento molto contrastato e ben diverso nella sua forma finale da quella inizialmente auspicata dalla nuova amministrazione. Nonostante il piano Obama abbia trovato il sostegno al Congresso di appena tre esponenti dell’opposizione, configurando un apparente compattamento dei ranghi in casa repubblicana, lo sforzo bipartisan – in gran parte fallito – del neo inquilino della Casa Bianca, ha messo in luce divisioni non trascurabili all’interno del partito che fu di George W. Bush. Da un lato una delegazione parlamentare sempre più rischiosamente arroccata sui tradizionali valori del conservatorismo repubblicano, dall’altro una parte dell’elettorato e degli amministratori locali orientati verso un pragmatismo dettato dai tempi di crisi e decisamente più in sintonia con l’azione presidenziale.


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