di Michele Paris

Il trionfale insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca un paio di settimane fa è sembrato solo un vago ricordo in questi giorni per molti dei leader mondiali riuniti nella pittoresca cornice di Davos per il consueto raduno del World Economic Forum. A sollevare le ire, tra gli altri, di cinesi e russi, è l’impronta più o meno protezionistica che starebbe caratterizzando il perfezionamento del piano di stimolo all’economia prodotto dalla nuova amministrazione americana e più volte rettificato dal Congresso e dalle richieste di varie lobbies dell’industria. Nonostante la freddezza talvolta manifestata dal neopresidente per i trattati di libero scambio bilaterali e un’opinione pubblica americana in buona parte convertitasi alla necessità di sollevare nuove barriere doganali per le merci d’importazione, resuscitare una politica anche vagamente protezionistica potrebbe innescare una reazione a catena in molti paesi europei e asiatici che finirebbe per aggravare la già delicata situazione economica che stiamo vivendo.

di Eugenio Roscini Vitali

L’antisemitismo è una delle tante forme di xenofobia che si celano all’interno della nostra società, un male oscuro che per secoli si è nutrito di preconcetti e false credenze e che ancora oggi rimane un tema di sconcertante attualità. L’origine di questa avversione è sicuramente di carattere religioso, ma a partire dalla metà del XIX secolo ha assunto il modello di odio razziale: il “deicidio” imputato agli ebrei, per lungo tempo astratta immagine teologica che ha alimentato il mito dell’omicidio rituale di Pasqua, assume le connotazioni del moderno razzismo e l’ebreo diventa artefice di una perversa logica del complotto, per questo fonte di disordine sociale e minaccia. E’ verso la fine del Novecento che la diffidenza ossessiva nata con le crociate si ammanta di ragioni pseudo-scientifiche e l’odio verso gli ebrei registra un’agghiacciante impennata, quel salto di qualità che nell’arco di cinquant’anni darà origine al tragico epilogo della Shoah.

di Mario Braconi

Nel 1901, l’immunologo Karl Landsteiner, mentre era assistente di ricerca presso l’Istituto di Patologia di Vienna, scoprì che esistono tre tipi di sangue umano A, B, e 0; un anno più tardi, due suoi colleghi si imbatterono nel quarto tipo, AB. Grazie a Landsteiner il sangue di ognuno di noi viene oggi classificato come appartenente a questo o quel gruppo sulla base della presenza o meno di determinati antigeni (A o B) sulla superficie dei globuli rossi - come dice la parola stessa, gli antigeni sono sostanze che presiedono alla creazione di anticorpi e alla preparazione della risposta immunitaria dell’organismo. La portata della scoperta di Landsteiner è stata epocale, dato che ha consentito di operare trasfusioni senza uccidere il paziente (cosa che prima era la regola): l’emogruppo di appartenenza condiziona infatti la possibilità di donare o ricevere il sangue di un’altra persona (ad esempio gli appartenenti al gruppo 0 possono donare sangue a tutti gli altri, mentre i gruppo A e i gruppo B, oltre, rispettivamente, ad altri gruppo A e gruppo B, possono donare solo ad individui AB).

di Michele Paris

Il candidato di Barack Obama ad assumere nella sua nuova amministrazione la guida del Ministero chiave della Salute e dei Servizi Umani - l’ex senatore del South Dakota Tom Daschle - ha clamorosamente ritirato la propria nomination in seguito alle polemiche sollevate intorno al mancato pagamento di contributi fiscali per 128.000 dollari. La vicenda dell’ex leader di maggioranza democratico rappresenta l’ennesimo passo falso del neopresidente nella scelta del suo team di governo. Per non aver pagato tasse per svariate decine di migliaia di dollari, il Segretario al Tesoro entrante Tim Geithner aveva infatti già rischiato seriamente di non essere confermato dal Congresso pochi giorni fa, mentre il Segretario designato al Commercio Bill Richardson si era fatto da parte a inizio anno dopo essere stato coinvolto in un’indagine legata ai presunti favori erogati ad un’azienda guidata da un suo finanziatore. L’addio di Daschle assesta così un colpo durissimo alle velleità di Obama di imporre alla politica americana un nuovo codice etico e parallelamente rischia di minacciare da subito la tanto annunciata riforma del sistema sanitario, della quale l’ormai ex collaboratore del presidente avrebbe dovuto farsi carico.

di Eugenio Roscini Vitali

A volte la buona volontà non basta ma, almeno nelle intenzioni, l’apertura al mondo arabo della nuova amministrazione americana è evidente. Rivolgendosi ai musulmani di tutto il mondo Barack Obama ha ammesso gli errori dei suoi predecessori e, nel ribadire il cambiamento, ha dichiarato: “Non siamo vostri nemici”. Una svolta diplomatica confermata dalle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano britannico The Guardian che parla di una lettera del Dipartimento di Stato con la quale la Casa Bianca assicura Teheran sulle intenzioni del suo paese: non si vuole rovesciare il regime islamico ma ottenere soltanto un diverso atteggiamento tra i due paesi. Indirizzato al supremo leader religioso iraniano, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, il messaggio rappresenta la risposta alle congratulazioni ricevute dai vertici della Repubblica islamica in occasione della vittoria elettorale, un gesto simbolico di apertura verso Teheran che rappresentare un autentico cambio di strategia rispetto alla precedente amministrazione Bush.


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