di Luca Mazzucato


NEW YORK. Le storie agghiaccianti dei giovani soldati di ritorno da Gaza aprono uno spiraglio su una guerra essenzialmente “off limits” per i media occidentali, a cui l'esercito israeliano ha vietato l'ingresso a Gaza. In una recente inchiesta di ha'aretz, i soldati raccontano di rastrellamenti e stragi di civili inermi, vecchi, donne e bambini uccisi a sangue freddo. Amira Hass, corrispondente da Gaza, scrive del ritrovamento di un documento dal titolo incredibile: “Regole d'ingaggio: sparate anche sui soccorsi.” L'uccisione di decine di paramedici palestinesi durante la guerra non sarebbe dunque un incidente. Abbiamo chiesto una spiegazione ad un refusenik israeliano: Itai, un dottorando di fisica all'Università di New York. Itai era un soldato dell'IDF da quattro anni, quando nel 2002 decise di non prendere più parte alle attività dell'esercito di Occupazione, e si rifiutò di servire nei Territori. La sua reazione alle confessioni dei soldati non è di sorpresa: è sempre lo stesso spunto per entrare nella dinamica nazionale dello “sparare piangendo.”

di Rosa Ana De Santis

I numeri, le percentuali, le stime sfilano copiose sulla storia delle donne. Sotto i veli del regime talebano, nelle case delle città metropolitane, nel deserto dell’Africa Subsahariana, sotto il fuoco dei conflitti civili o internazionali, le confessioni e i racconti – disperatamente - si assomigliano. Lo documenta l’ONU, Amnesty International, le ONG impegnate nella cooperazione internazionale, Medici Senza Frontiere, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e tante altre sigle eccellenti, tutti gli osservatori internazionali deputati al controllo, alla verifica, al conteggio scrupoloso degli abusi, della discriminazione, della povertà delle madri e delle figlie. Delle spose bambine e delle ammalate. Dati ONU dicono che il 70% delle persone che vivono in assoluta povertà sono donne. Proprietarie dell’1% delle terre, ne lavorano l’80% arrivando a una differenza di retribuzione salariale con gli uomini di circa il 30, il 40% in meno. Il 57% dei piccoli che sono senza alcuna scolarizzazione sono bambine. Così nasce e si mantiene il dominio e quindi il controllo dei padri e dei mariti. La rappresentanza politica delle donne raggiunge oggi un misero 18,4%, non risparmiando pesanti disparità anche nei Paesi che vantano longeve tradizioni di sovranità parlamentare. E i numeri delle malattie sono ancora più spietati.

di mazzetta


Sembrano confermate le voci di un gravissimo bombardamento israeliano in territorio sudanese. Secondo Haaretz e altre fonti, in gennaio l'aviazione israeliana avrebbe bombardato un convoglio di automezzi che secondo i servizi israeliani era impegnato nel trasporto di armi per Gaza. L'attacco sarebbe avvenuto vicino a Port Sudan, provocando la morte di trentanove persone (sudanesi, etiopi ed eritrei) e la distruzione di diciassette veicoli e rappresenta un atto d'aggressione gravissimo nei confronti del Sudan e della sua sovranità. Port Sudan dista circa milletrecento chilometri dalla frontiera di Gaza e non sarebbe la prima volta che Israele prende una cantonata, denunciando e cercando di colpire quelli che definisce trasporti di armi per i palestinesi. Vista la distanza, c'è il sospetto che la squadra israeliana sia partita da Gibuti, sede di una grande base militare francese che ospita anche truppe americane.

di Fabrizio Casari

Commandos dei reparti d'elite Usa per le operazioni speciali, supervisionati direttamente dall’ufficio del Vicepresidente Dick Cheney che li utilizzava come uno squadrone della morte. Un gruppo che, con l’autorizzazione dell’allora presidente George Bush, viaggiava in ogni paese dove si stabiliva la necessità o l’utilità di realizzare azioni coperte e non divulgabili al riparo degli organi costituzionali di vigilanza sull’operato del governo. Il gruppo operativo, senza passare per l’ambasciata o il capo stazione locale della CIA, intercettava gli obiettivi previsti dalla lista fornitagli dalla Casa Bianca, li eliminava e lasciava il paese. Gli squadroni della morte agivano con l’appoggio del Vicepresidente Dick Cheney, di Karl Rove ed Eliott Abrams, responsabile della sezione Medio Oriente nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Seymour Hersh, giornalista investigativo del collettivo informativo “Popoli senza frontiere”, l’ha scritto su Pacifica e, siccome il vento è cambiato e il ricordo delle covert action della CIA e di altri organismi paralleli è ancora presente nella memoria collettiva americana, un congressista democratico, Dennis Kucinich, in una lettera inviata al leader del Comitato per le riforme governative del Congresso Usa, ha chiesto l’apertura di un’indagine immediata sulle rivelazioni di Hersh.

di Eugenio Roscini Vitali

24 marzo 1999, sono passate da poco le 18:45 quando gli F-16 USAF della NATO, decollati da Aviano, danno il via all'Operazione “Allied Force”: 78 giorni di bombardamenti ininterrotti sulla Repubblica Federale Iugoslava. Coinvolti 13 dei 19 Paesi dell’Alleanza Atlantica, tra cui l’Italia; circa 1.100 velivoli impiegati, 725 dei quali americani e 54 italiani; più di 10 mila le missioni compiute; 535 i bombardieri e cacciabombardieri utilizzati, 323 Usa e 213 alleati; 37 mila le sortite, 1.378 quelle italiane; lanciati 10 mila missili Cruise, sganciate 21 mila tonnellate di esplosivo, 1.085 cluster bomb che spargono sul terreno di più di 35.000 bombette, mine che ancora oggi metto a rischio l’incolumità di oltre 160 mila civili. Colpiti quasi mille obbiettivi, contaminata gran parte della regione con i micidiali proiettili all’uranio impoverito, uccisi “per errore” duemila civili, sia serbi che kosovaro-albanesi, seimila le persone rimaste gravemente feriti; 33 gli ospedali distrutti, decine le scuole colpite; centrate le aree residenziali, gli uffici pubblici, le infrastrutture, le antenne televisive e radio, le stazioni ferroviarie e di autobus, i ponti e le strade; danneggiate le ambasciate, i monasteri e i luoghi di culto. Colpiti 14 aeroporti, più di cento fabbriche, decine di centrali elettriche e 23 raffinerie.


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