di Carlo Benedetti

Parte il “Nabucco”. Il già tanto progettato gasdotto è in pista. L’accordo, raggiunto ad Ankara dinanzi al presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, vede come firmatari Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. Tutti paesi che saranno attraversati per portare il gas del Mar Caspio in Europa senza passare dalla Russia. Comincia così una nuova pagina di geoeconomia. Eppure questo sospirato accordo intergovernativo non dissipa i forti dubbi di esperti, economisti e politici sulla sostenibilità finanziaria del costosissimo megagasdotto (almeno 7,9 miliardi di euro per 3.300 chilometri di tubi destinati a convogliare in Europa a partire dal 2015 fino a 31 miliardi di metri cubi l'anno) destinato a determinare il corso dei nuovi processi economici. Il progetto dovrebbe entrare in servizio nel 2014 con un costo stimato di 7,9 miliardi di euro, sostenuto dalla Commissione Ue, dagli Stati Uniti e, soprattutto, da diversi Paesi dell'est Europa, ansiosi di diminuire la loro dipendenza dal gas russo e dalle vie russe di approvvigionamento di gas naturale, rivelatesi negli ultimi anni a tratti incerte. E di conseguenza si avvia un processo di disgregazione economica. Il progetto, comunque, è anche visto con freddezza da altri Paesi europei che considerano più economici e realistici i gasdotti alternativi dalla Russia come il “South Strem” (Gazprom-Eni), dalla Russia alla Bulgaria sotto il Mar Nero, e il “North Strem”, dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico. E, soprattutto, l'Interconnettore Turchia, Grecia e Italia (Itgi), che porterebbe anch'esso gas del Mar Caspio (quindi non russo) in Puglia e in Europa, senza passare per la Russia, ma che ha il vantaggio di essere in parte già costruito e di essere molto meno costoso dell'ambizioso “Nabucco”.

Questo nuovo progetto parte anche con l'adesione in extremis del Turkmenistan, in quanto Paese fornitore di gas. Restano, ripetiamo, pesanti dubbi sulla consistenza delle forniture di gas da parte dei Paesi centroasiatici, tradizionali fornitori del russo “Gazprom”, specie dopo che quest'ultimo ha cominciato a offrire a quei Paesi prezzi internazionali di mercato in luogo degli altrettanto tradizionali prezzi politici ridotti.

Intanto arrivano le prime e dure polemiche. Perché questo “Nabucco” provoca una rivalità tra Gerhard Schröder e Joschka Fischer, che sono due ex icone della politica tedesca. Hanno governato fianco a fianco la Germania del dopo-Kohl dal 1998 al 2005. Schröder cancelliere e per un certo tempo presidente del partito socialdemocratico (Spd); Fischer leader dei Verdi, vice-cancelliere e ministro degli Esteri. Ora, con l’avvio del “Nabucco”, sull’esempio di Schröder anche l’ambientalista Fischer si è paracadutato “a tutto gas” nel mondo dei grandi affari energetici e delle “interessate” alleanze geopolitiche. Con l’ex cancelliere che dalla sua poltronissima di presidente del consiglio di sorveglianza del consorzio “Nord Strem” per la costruzione del gasdotto russo-tedesco attraverso il mare del Nord, è diventato il primo lobbista occidentale dei russi di “Gazprom”.

Fischer invece si è sistemato sulla sponda opposta che mira ad emanciparsi dai russi. E l’ha fatto intascando una consulenza a sei cifre (in Euro) dal gruppo statale austriaco OMV, che gli ha affidato l’incarico di promuovere nel mondo politico-finanziario gli interessi di “Nabucco” notoriamente in dichiarata concorrenza con il gasdotto “South strem” progettato da “Gazprom” con aiuti anche italiani (Eni e Enel).

In questo contesto di questioni tecniche finanziarie viene allo scoperto sempre più la posizione della Turchia, che si batte a favore di una partecipazione iraniana all’intero progetto di forniture. "E' nostro desiderio che il gas iraniano sia incluso nel “Nabucco”, quando le condizioni lo permetteranno", dice in proposito Erdogan ai governi partner del “Nabucco” e ai paesi della regione, tra cui Iraq e Georgia. Ma contro questa posizione si schiera l'inviato speciale Usa per l'Energia, Richard Morningstar, il quale ribadisce l'opposizione di Washington al possibile utilizzo di gas iraniano nel gasdotto in questione.

Erdogan, intanto, rincara la dose organizzando un polo di resistenza. Fa presente che il Qatar potrebbe rivestire un ruolo di primo piano nel progetto, con un terminal di gas liquefatto naturale in Turchia, e sostiene anche che il gas russo possa essere trasportato in Europa attraverso il “Nabucco”. L'Ue, invece, sostiene il progetto, vedendolo come un modo per ridurre la propria dipendenza dal gas russo, ma il nuovo progetto non riesce a trovare capacità produttiva sufficiente per il gasdotto da 31 miliardi di metri cubi, che compete con il progetto rivale “South Strem”, sostenuto dalla Russia, per soddisfare il consumo europeo. E comunque sia la Turchia, che aspira ad entrare nell'Ue, spera che il “Nabucco” possa rafforzare la posizione del Paese favorendo il suo ingresso nel blocco impedendo nuove e pericolose conseguenze geopolitiche.

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