di Roberta Folatti

Il Festival del cinema di Locarno è stato sicuramente un successo di pubblico. Quasi 200.000 persone hanno affollato le sale delle proiezioni e soprattutto la suggestiva piazza Grande, in cui ogni sera, come in un rito, ci si riunisce attorno all'enorme schermo posto nel centro della cittadina svizzera. Un esempio di quanto la cultura possa rappresentare anche un'attrazione turistica, oltre che una fonte di guadagno.
Dal punto di vista artistico, il Festival ha offerto una buona qualità, lavori provenienti da tutto il mondo di forte impronta civile, firmati in molti casi da donne.

di Roberta Folatti

Due anni fa un film italiano - "Private" di Saverio Costanzo - vinse il Pardo d'oro, ma in questa edizione le pellicole nostrane sono poche e per certi versi deludenti. Il Festival del cinema di Locarno volge a conclusione e, in attesa del verdetto che designerà i preferiti della giuria e del pubblico, diamo un'occhiata ai prodotti italiani.

di Roberta Folatti

In questa stagione le sale cinematografiche - quelle cittadine che sopravvivono alla chiusura estiva e quelle dei luoghi di villeggiatura - sono desolatamente povere di bei film. Le rade nuove uscite sono di solito fondi di magazzino, quindi conviene ripiegare sulle pellicole "bucate" durante l'anno e rimaste miracolosamente in cartellone. Ne voglio ricordare qualcuna.

di Roberta Folatti

Sono sicuramente due personaggi controversi e non fanno nulla per smentire questa fama. Anzi.
Daniele Ciprì e Franco Maresco hanno partecipato alla Milanesiana, iniziativa culturale di punta dell'estate milanese, rispondendo alle domande di giornalisti e appassionati.
Stimatissimi da Carmelo Bene, detestati da un vasto parterre di critici, da Irene Bignardi a Morando Morandini, che ha bollato il loro "Totò che visse due volte" con un perentorio "maledettismo estetizzante", i due registi siciliani sono conosciuti per i personaggi grotteschi, sgradevoli, miserrimi che popolano le loro storie. Ma nel 2003 con "Il ritorno di Cagliostro" hanno cambiato in parte registro, realizzando un film surreale e spassoso, che è andato benissimo ai botteghini. In questo caso sono stati i vecchi estimatori ad accusarli di una deriva commerciale. Insomma Ciprì e Maresco continuano a dividere, e forse è proprio questo che li solletica di più.

di Roberta Folatti

Non sono notizie che vengono riportate di frequente nel panorama mediatico mondiale già affollato e sovraccarico. Ma forse a qualcuno interesserebbe sapere che in Argentina ogni anno diverse migliaia di persone muoiono per denutrizione. Nel paese sudamericano, che aveva raggiunto un buon livello di sviluppo, si soffre la fame e a pagare lo scotto più grave sono come sempre i bambini.

A tutto ciò si è arrivati per colpa della politica scellerata dei governi Menem, De La Rua e Alfonsin, con la complicità cioè dell'intero arco parlamentare sprofondato nella corruzione e nell'illiceità. Ce lo racconta con ritmo incalzante e una visione estremamente lucida, Fernando Solanas, premiato a Berlino nel 2004 con l'Orso d'Oro alla carriera. Esiliato a Parigi dalla dittatura, uomo dai molteplici talenti (musicista, fumettista, pubblicitario, attore), il regista argentino realizza un documentario di due ore in cui ricostruisce la vicenda politico-sociale del suo paese e le cause che l'hanno portato sull'orlo della bancarotta con un debito pubblico vicino ai 180 miliardi di dollari.


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