di Roberta Folatti

Il mistero del serpente che addormenta

E’ tormentato da una dermatosi atipica il commissario Sanzio, male dalle cause indefinite, molto probabilmente di origine psicologica. Sì, perché dietro la sua apparente indolenza meridionale e un appiattimento emotivo che da principio irrita, quell’uomo scontroso nasconde una sensibilità facile ad infiammarsi. E un nutrito numero di grovigli familiari.

Toni Servillo tratteggia con la consueta maestria la figura del poliziotto protagonista de La ragazza del lago, un ruvido commissario che ha passato vent’anni alla Omicidi e ora si è rintanato in una zona di provincia - scelta poco comprensibile ai colleghi che lo stimano.
Un motivo naturalmente c’è e si rivelerà a poco a poco come ogni fatto e ogni dettaglio del film diretto da Andrea Molaioli, che ha rappresentato la bella sorpresa italiana della Mostra di Venezia. Al suo esordio alla regia, ha dimostrato di aver fatto tesoro della sua esperienza accanto a autori come Moretti, Mazzacurati, Lucchetti.

“La ragazza del lago” è tratto da un romanzo della scrittrice norvegese Karim Fassum, che, coi suoi libri, incontra un largo consenso di pubblico in Europa. Ma dai fiordi nordici, la vicenda viene spostata in provincia di Udine, tra i paesaggi sontuosi e i laghi della Carnia, in un piccolo centro abitato dove - a detta di uno dei personaggi - non ti può accadere nulla che gli altri non vengano a sapere subito. Eppure qualcosa di misterioso, di indecifrabile succede.

Il film di Molaioli sembra incanalarsi dall’inizio in una storia di pedofilia con una bambina scomparsa e un maniaco in agguato, in realtà la vicenda è ben più complessa e scava nelle psicologie tortuose di chi si è trovato alle prese con problemi soverchianti. Il dolore, la malattia e l’incapacità di gestire le proprie paure e fragilità. Il senso di impotenza di fronte a eventi tragici e immodificabili nonostante gli sforzi e la buona volontà.

Il commissario Sanzio, insieme ad Alfredo, fedele collaboratore di sempre e ad altri assistenti conosciuti sul posto - tra cui una collega capace di farlo uscire un poco dall’abituale ritrosia - tenta di andare oltre le apparenze, dialogando con ogni persona coinvolta nella vicenda, con caparbia e grande spirito di osservazione. A seconda dell’interlocutore si mostra più o meno comprensivo, più o meno aggressivo, ottenendo da ciascuno una reazione che gli fa apprendere dettagli preziosi.
“La ragazza del lago” è prima di tutto un film di attori, da Servillo alla Golino a Gifuni, Baliani e la Bonaiuto: recitato con pacatezza e con grande mestiere. Tutto è reso molto realisticamente ma questo realismo non sminuisce la forza della storia, non attenua la tensione, anzi forse la alimenta, la rende palpabile. Un esordio notevole dunque, consigliato sia agli amanti del giallo che a quelli del cinema di qualità, una pellicola che senza bisogno di “additivi” esterni avvince e lascia pienamente appagati.
Il serpente che addormenta per l’eternità chiunque lo guardi fissamente è un’invenzione del matto del paese, il primo ad accorgersi della ragazza raggomitolata sulle sponde del lago. Lui e la bambina saranno gli unici a credere che Anna abbia avuto una morte così dolce…

La ragazza del lago (Italia, 2007)
Regia: Andrea Molaioli
Sceneggiatura: Sandro Petraglia
Fotografia: Ramiro Civita
Cast: Toni Servillo, Omero Antonutti, Anna Bonaiuto, Valeria Golino, Marco Baliani
Distribuzione: Medusa



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