di Domenico Melidoro

Mentre le strade di Parigi e di tutta la Francia divengono teatro di manifestazioni rumorose e partecipate, soprattutto dai giovani che protestano contro l'imminente precarizzazione dei rapporti di lavoro voluta dal Governo conservatore, il Centrosinistra nostrano (che, viste la crescente precarietà che affligge la vita lavorativa della stragrande maggioranza dei giovani del nostro Paese, di ragioni per preoccuparsi delle condizioni di lavoro dovrebbe averne tante) incassa vittorie nei confronti televisivi con Berlusconi e si compiace per i sostegni più o meno inattesi che provengono da quelli che vengono convenzionalmente definiti poteri forti.
L'articolo con cui Paolo Mieli su Il Corriere della sera ha esplicitato il suo sostegno elettorale alla coalizione guidata da Romano Prodi è forse la testimonianza più chiara del sostegno dell'establishment economico-finanziario al Centrosinistra. Il quotidiano di riferimento per quella che è chiamata tradizionalmente "borghesia illuminata" auspica che il futuro governo del nostro Paese sia guidato da Prodi, le cui capacità politiche rappresentano una garanzia più sicura di quella offerta dalla Casa delle libertà per la ripresa economica e per la realizzazione di quelle riforme strutturali necessarie alla modernizzazione del Paese.

di Domenico Melidoro

È davvero finita l’era berlusconiana? Possiamo cominciare a parlare del fenomeno Berlusconi usando i verbi coniugati al passato? A sentire Enrico Deaglio, il direttore di Diario che ha da poco messo in vendita un DVD (intitolato significativamente Quando c’era Silvio) che narra le torbide vicende pubbliche e private del capo di Forza Italia, sembra proprio di sì. Sembra che l’epoca berlusconiana, indipendentemente dall’esito delle prossime elezioni politiche, sia ormai al tramonto e che l’attuale Presidente del Consiglio, privo del sostegno di quei gruppi sociali che finora si sentivano garantiti e rappresentati dalle sue politiche, e con una leadership sempre più pericolante a causa delle pretese dell’UDC di Pierferdinando Casini e della Destra di Gianfranco Fini, abbia fatto il suo tempo. Non è un mistero che la Confindustria, e in particolare il suo Presidente Montezemolo, ha assunto più volte posizioni critiche sull’operato di Berlusconi e del suo Esecutivo. Il Presidente imprenditore non è stato capace di mantenere il sostegno dei suoi colleghi e più di una volta è toccato a Diego Della Valle farsi portavoce del malcontento imprenditoriale nei confronti dell’inefficacia delle politiche del Centrodestra e della conseguente perdita di competitività del sistema economico nazionale. Tuttavia dovrebbe quantomeno destare stupore che sia proprio uno dei più rappresentativi industriali italiani nel mondo a preoccuparsi della sorte di milioni di lavoratori e pensionati che, come recita una formula abusata ma efficace, «fanno fatica ad arrivare alla fine del mese».

di Fabrizio Casari

Pedinamenti. Intercettazioni. Infiltrazioni. Compravendita di dati sensibili. Non è l'ultima avventura di un film di spionaggio, né l'edizione aggiornata di un racconto d'oltre cortina. Si tratta della parte meno nobile, ma non meno importante, di una vicenda che riguarda la legalità del paese e la privacy di chi lo abita e che ha nei titoli di coda la campagna elettorale del Lazio, che ha visto la sconfitta di Francesco Storace e la vittoria di Piero Marrazzo.
La competizione elettorale era stata contrassegnata da episodi controversi, quali l'esclusione della Mussolini dalle liste elettorali, poi riammessa a seguito di ricorso post digiuno. La nipote della destra vera, quella che non cerca di nascondersi dietro il bavero degli arricchiti, era estranea, anzi in competizione, con la lista Storace. Nessuna sorpresa, visti i non buoni rapporti tra i due e, soprattutto, il tentativo della Mussolini di strappare voti all'area della cosiddetta "destra sociale" per traghettarli alla sua nuova formazione, quella della destra asociale.

di Domenico Melidoro

Zapatero - Lafontaine Tra gli hobbyes più praticati dagli osservatori e dai leaders politici del nostro Paese, soprattutto tra quelli di Sinistra, c'è la continua ricerca di modelli all'estero ai quali richiamarsi per avvalorare le proprie tesi e strategie; oppure l'individuazione di modelli negativi le cui sconfitte elettorali o le cui fallimentari politiche pubbliche possano servire a indicare gli errori da evitare. Tra i leaders europei che negli ultimi mesi si sono imposti all'attenzione del dibattito politico del nostro Paese vi sono, per ragioni diverse, lo spagnolo José Luis Rodrìgue Zapatero e il tedesco Oskar Lafontaine.
Il desiderio di sentir dire e di veder fare "qualcosa di sinistra" ha portato negli anni passati a guardare con particolare interesse ai tentativi compiuti da Tony Blair, peraltro premiato da diversi successi elettorali, di svecchiare la tradizione socialdemocratica nel Regno Unito. Per un po' di tempo è parso che il New Labour e il Partito Democratico di Bill Clinton potessero essere partners prestigiosi nella realizzazione dell'Ulivo mondiale. Il passare del tempo, ma soprattutto l'adesione blairiana al modello sociale neo-liberista e la bellicosa politica estera che il Regno Unito porta avanti al fianco degli Stati Uniti di Bush, hanno provocato malumori e giudizi di segno opposto tra molti di coloro che credevano che Blair fosse davvero capace di innovare la tradizione socialdemocratica andando oltre le consolidate (e al tempo stesso inadeguate a governare la complessità contemporanea) categorie della politica del Ventesimo Secolo.

di Marco Dugini

Mancano ormai poche settimane al giorno delle elezioni politiche e il panorama sembra immobilizzato; è stata messa in cantina, tra le battute e le contro-battute, la proposta di un duello televisivo tra Berlusconi e Prodi, e congelata anche la discussione sui programmi: sembra quasi di trovarsi di fronte ad una guerra di posizione.
Prodi ha cercato l'appoggio simbolico di Kohl (la "vecchia" Europa), mentre il candidato premier della Cdl è volato da Bush (la linea "filo-atlantista") in cerca di uno spot elettorale teocon.
Lo ha già sostanzialmente ottenuto nei giorni scorsi, anche se giova ricordare che Bush sta subendo in patria un tracollo di consensi ormai scesi al 34%, e gli è stato rinnovato quando ha potuto fare il bis, in diretta speciale su Canale 5, in uno speciale di ben venti minuti sul suo discorso al Congresso degli Stati Uniti.
L'opposizione, anche attraverso i suoi consiglieri in sede di Vigilanza, ha parlato di mancanza di equilibrio e violazione della par condicio, mentre il direttore del Tg5, Carlo Rossella, si è rifugiato tra i discutibili confini della messa in onda di un discorso non politico, ma istituzionale.
Siamo sempre alle solite: uno spazio a Prodi, uno a Berlusconi in quanto premier, uno a Berlusconi in quanto rappresentante della Casa delle libertà, uno a Berlusconi presidente di Forza Italia…


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