di Giovanna Pavani

Corrado Calabrò Non bastavano gli avversari a ricordargli che deve sottoporsi al giudizio degli elettori, prevedibilmente poco inclini a ritenersi soddisfatti dell'adempimento contrattuale con gli italiani.
Ci si mettono pure gli arbitri a definire le regole di un confronto che vede la presenza di due sfidanti, non uno solo. Insomma, i nemici sono alle porte ed anche dentro le porte.
E quindi, da ieri circola liberamente per il paese un nuovo, pericolosissimo, sovversivo comunista che risponde al nome di Corrado Calabrò, Garante dell'Authority Tlc, reo di aver seguito le regole e dunque di aver comminato una salatissima multa a Rete 4 per aver mandato in onda ben due volte "Liberitutti", il peana berlusconiano condotto dall'ineffabile Irene Pivetti, in piena violazione della par condicio.

di Raffaele Matteotti

Perso il ministro Sirchia, osteggiato da molti e anche toccato dal sospetto dell’aver intascato pecunia illecita dai fornitori, il governo Berlusconi ha trovato il più pittoresco Storace per il ministero della Salute. Trombato alle regionali del Lazio, dove ha lasciato una lite con la Mussolini ed esempi fulgidi di discutibile gestione, non è riuscito ad impedire che si scoprissero i trucchetti con l’anagrafe elettorale e le truffe nella sanità romana (una delle quali emersa proprio in questi giorni per un’ottantina di milioni di euro). Sicuro nel suo fiero avanzare, è assurto in virtù della sconfitta elettorale a ministro della Sanità e non si è fatto intimorire dal fatto di non essere medico né esperto della materia e, con fiero cipiglio, si è lanciato nella gestione della sanità.

di Marco Dugini

«Berlusconi è andato avanti come se gli alleati non ci fossero» dichiarò Pier Ferdinando Casini al Corriere della Sera lo scorso 18 Gennaio, per poi così concludere: «Non lo posso biasimare. Ha capito come funziona il sistema proporzionale.. faremo così anche noi».
Proprio queste saranno le caratteristiche principali delle prossime elezioni, vale a dire la competizione tra due grandi coalizioni di riferimento, senza forze terze rilevanti e alternative ai due schieramenti. Sia che si tratti di un polo alle ali estreme che di uno di matrice centrista, con il notevole livello di frazionamento insito tanto nel centro-sinistra come nel centro-destra. Emergerà, per meglio dire, l’esigenza di differenziazione, all’insegna dell’”homo homini lupus” di hobbesiana memoria.

di Giovanna Pavani

Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi Un richiamo a Berlusconi ed alle sue televisioni. Pesante e doloroso. E quando meno se lo aspettava, quando ormai sembrava chiaro che Ciampi non sarebbe più intervenuto a gamba tesa nella campagna elettorale con il solito richiamo alle regole e ai principi della par condicio. Invece no. L'Italia non è il consiglio d'amministrazione di Mediaset e nemmeno quello della All Iberian. Perchè le leggi valgono sempre, non a corrente alternata. E soprattutto quando si tratta di principi come quelli del pluralismo, dell'obiettività e della completezza dell'informazione. Che non possono conoscere, a detta del Capo dello Stato, "interruzioni, in quanto si ricavano direttamente dalla Costituzione e fanno parte dell'ordinamento giuridico della nostra Repubblica".

di Maurizio Coletti *

il ministro Giovanardi Tra le migliaia di provvedimenti di tutti i generi e per tutte le tasche che l'agonizzante governo e la sua maggioranza stanno facendo passare in tutta fretta, quello della nuova regolamentazione sulle droghe rischia di non richiamare l'attenzione che merita.
Il Ministro Fini aveva, circa tre anni fa, partorito una proposta di legge di 120 articoli che conteneva indicazioni per affermare che "tutte le droghe sono uguali" e che "lo Stato dichiara che non vi può essere diritto a drogarsi". La gravidanza fu misteriosa; nessuno sapeva cosa si stesse scrivendo, in concreto. Il parto avvenne al Senato ed iniziò un percorso tormentato ed incerto. Molte furono le audizioni e quasi tutte ruotavano attorno alle perplessità ed alle contrarietà sui principi e (molto di più) sulle conseguenze pratiche delle norme che si stavano discutendo. Qualche dubbio iniziò ad affiorare tra diversi esponenti della maggioranza. A giugno dell'anno passato, la proposta si arenò alla Commissione Affari Costituzionali che avanzo qualche rilievo (la mancata copertura finanziaria, per esempio) ai quali non venne data risposta.
A mezza bocca, i dirigenti del neonato Dipartimento Nazionale delle Politiche Antidroga rassicuravano sulla morte prematura della creatura.


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