di Marco Dugini

Finalmente è stato svelato il mistero che si celava dietro al "sondaggio americano" di Berlusconi.
Quella del premier è stata un'operazione prettamente mediatica, realizzata per conto di Forza Italia dalla "Psb", che non sta per "partido socialista brasileiro", ma è invece l'acronimo di "Penn, Schoen & Berland Associates", società sondaggistica a stelle e strisce dalla dubbia fama.
Sul palco di Modena il presidente del consiglio aveva già anticipato i risultati, i quali naturalmente testimoniavano la sua progressiva ed ineluttabile rimonta, e anzi, dati alla mano, si potrebbe persino parlare di un leggero vantaggio della Casa della libertà, le cifre essendo: 48,4% per il centro-destra, contro il 48,2% dell'Unione.
Cosa che non ha fatto Berlusconi, il quale nelle numerose dichiarazioni si è limitato a sigillare la situazione parlando di un sostanziale pareggio, senza spingere oltre l'offensiva sfrontata verso l'intelligenza degli italiani.
Le cifre, anche in merito alle semplici preferenze partitiche, sono molto vistose e interessanti; a volere essere maliziosi coincidono con quelle che Berlusconi, in questo dato momento, avrebbe desiderato. Nei giorni scorsi il premier si era lamentato della faziosità dei sondaggisti italiani, accusati di essere componente organica del pentagono rosso (che sta rapidamente assumendo le dimensioni di un solido mostruoso non contemplato dalla geometria) e rei di sottovalutare le potenzialità taumaturgiche della parte dell'elettorato ancora incerto, sottolineano i forzisti.
Ecco quindi che, in questa situazione intollerabile, spunta dal cappello magico il "sondaggio americano", il quale adotta vantate tecniche di consultazione "speciali" e ovviamente non rivelate, quasi si stesse parlando della ricetta segreta della Coca-cola.
Tuttavia questa rilevazione avrà pure un sapore dolce per Berlusconi e i suoi, ma il sospetto che sia tutto meno che credibile è assai fondato.

A cominciare dal fatto che i piccoli partiti dell'Unione sembrano irrealisticamente quasi scomparsi dalle intenzioni di voto. Su tutti i Verdi, dati regolarmente al 2-3%, qui segnalati allo 0,7%; e proprio questa è la logica conseguenza di un primo "ingrediente segreto" del real american taste: agli interpellati è stata posta l'opzione di voto per il "Sole che ride", un po' come se i Ds fossero stati presentati come "il partito di Mussi" e Forza Italia il "cielo azzurro".
La fantasia e l'originalità sono caratteristiche che non sembrano dunque mancare in casa Psb, pur essendo evidentemente a senso unico.
Ad essere sottostimata, rispetto alle cifre ormai acclarate, anche la Margherita (stessa cosa dicasi per Rifondazione), mentre i Democratici di Sinistra toccano la quota del 25,9%, come a voler seminare zizzania tra le componenti uliviste.

Sul versante opposto, le calcistiche tre "punte", alleate e insieme concorrenti di Berlusconi, cioè Alleanza nazionale, Udc, e Lega Nord, restano inchiodate ai loro storici consensi, mentre la rimonta sembra essere esclusivo appannaggio e merito di Forza Italia, che raggiunge così il 24,9%, contrariamente alla più nota forbice del 20-22%.
Il gradimento per l'operato dell'attuale governo, sempre consultando i dati di questo sondaggio, sarebbe aumentato dal 39 al 44% negli ultimi due mesi, mentre l'Unione nello stesso periodo avrebbe perso quasi quattro milioni di elettori: un esodo biblico di cui nessuno si era accorto.
Come ha giustamente scritto Alessandro Robecchi, "per trovare in natura un crollo paragonabile a questo si può pensare allo scioglimento dei ghiacciai, oppure al potere d'acquisto degli italiani sotto il governo Berlusconi".

Non a caso la Psb non è certamente stata estranea in passato ad operazioni assai controverse: nel 2004, con i suoi exit pool, per altro illegali perché resi pubblici prima della chiusura delle urne, aveva assicurato tutti della schiacciante sconfitta di Chavez in Venezuela, nell'occasione del referendum confermativo della sua presidenza.
Secondo la società, infatti, gli oppositori erano stati maggioritari, al 59% contro il loro Presidente.
I fatti altresì dimostrarono che gli exit-pool erano completamente errati e i risultati diametralmente opposti, dato che Chavez ottenne il 58% di voti in suo favore, mentre era solo il 42% la percentuale di coloro che erano contrari al suo operato.
L'opposizione anti-chavista lo accusò di "brogli" e la stessa cosa fa oggi Berlusconi nei confronti del centro-sinistra, agitando nelle mani il sondaggio fresco di stampa, che confermerebbe a suo dire la partigianeria di tutti gli altri istituti sondaggistici nostrani.

Ma lo scomodo passato della Psb non finisce qui: se negli Stati Uniti, come spesso capita quando si parla di grandi corporation, la ditta applica una politica bipartisan, sostenendo, ad intervalli regolari ed anche contemporaneamente, sia i democratici che i repubblicani, in Messico vi è stata invece una politica decisamente schierata a favore del Pan e del suo candidato Vicente Fox, l'attuale presidente messicano.
Anche in questo caso con grosse irregolarità.
Basti pensare che la Psb, contrariamente alle normative, si era rifiutata di indicare il committente del sondaggio, poi rivelatosi lo stesso partito di Fox.
Si parla infine di un ruolo significativo anche nel contesto della cosiddetta "rivoluzione arancione" in Ucraina.

Il tutto rivendicato apertamente: in un documento su internet, dove la società rende noto il suo scopo primario, ovverosia "formare la percezione che il gruppo al potere in un Paese goda di ampia popolarità", anche se questa legge aurea non sembra essere valsa per Chavez e per chiunque altro, in generale, sia in contrasto con la Casa Bianca.

Ad ogni modo, se questi sono gli obiettivi fondanti della premiata ditta, è lecito supporre che anche nel caso italiano si sia tentato un meccanismo additivo, nella misura in cui un sondaggio pilotato può realmente orientare le intenzioni di voto, modificando la percezione del singolo cittadino sullo stato di salute del governo in carica presso l'opinione pubblica.
Come che sia, questi risultati sembrano essere, più che la fotografia dello stato reale delle cose, una freudiana interpretazione dei sogni berlusconiani.
Ma è anche vero che - come afferma lo stesso Baget Bozzo - è proprio sul sacro fuoco della fede politica, e non sulla ragione, che il berlusconismo si forgia, in quanto investitura plebiscitaria non mediata.
Uno schema non dissimile a quello novecentesco dei tanti caudilli populisti che hanno governato l'America latina.
Fino all'avvento della democrazia.

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