Lo scorso fine settimana il Congresso americano ha finalmente approvato in via definitiva uno dei punti chiave del programma elettorale del presidente Biden. Il “successo” democratico riguarda un pacchetto da oltre mille miliardi di dollari da destinare all’ammodernamento delle infrastrutture del paese, ma sembra in realtà una precoce capitolazione della Casa Bianca davanti alle forze moderate del partito e segna molto probabilmente la fine delle velleità di riforma sociale che avevano contribuito all’elezione di Biden appena dodici mesi fa.

Managua. Con un consenso che sfiora il 76%, il Frente Sandinista de Liberacìòn Nacional, guidato dal Comandante, Presidente Daniel Ortega e dalla Vicepresidente Rosario Murillo, si è aggiudicato la vittoria elettorale nelle elezioni celebratesi il 7 Novembre. Disporrà così di altri 5 anni di mandato presidenziale e di un Parlamento dove il sandinismo è maggioranza assoluta, pertanto la continuità con il governo uscente è garantita. Inizia da oggi, dunque, la nuova fase che per altri cinque anni almeno, garantirà l’incremento delle politiche pubbliche inclusive e il mantenimento di una posizione intransigente sotto il profilo dell’indipendenza e della sovranità nazionale del Paese.

La visita a Parigi di giovedì del ministro per la Brexit, David Frost, ha allentato solo in parte le tensioni tra Francia e Regno Unito, esplose da qualche tempo attorno ai diritti di pesca dei due paesi dopo l’addio di Londra all’Unione Europea. Il mancato accordo su una questione più importante dal punto di vista simbolico che economico ha minacciato un clamoroso tracollo dei rapporti anglo-francesi, evitato almeno per il momento dai colloqui rilanciati dopo il passo indietro di Macron e Boris Johnson nel corso del recente vertice sul clima di Glasgow.

Managua. Raccontare le elezioni in Nicaragua non è la stessa cosa che raccontarle altrove. In generale e soprattutto nel contesto regionale centroamericano, visto che è l’unico Paese ad andare al voto sotto sanzioni statunitensi. Quelle che ci sono si accompagnano a quelle che si minacciano - legge Renacer ed altro - e ad attacchi di natura censoria ai social media. D’altra parte il Nicaragua sandinista è l’unico paese della regione considerato da Washington un nemico, anzi – come recita una comica quanto perversa disposizione presidenziale di Trump – “una minaccia di insolita gravità per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Se le elezioni locali di martedì negli Stati Uniti dovevano testare la tenuta del Partito Democratico a un anno dal voto di metà mandato, i risultati nelle due principali competizioni in programma consegnano all’amministrazione Biden e ai leader di maggioranza al Congresso pochissime ragioni di ottimismo. Soprattutto l’esito della sfida per la carica di governatore dello stato della Virginia deve suonare come un campanello d’allarme per i democratici, la cui ambiziosa agenda di riforma dopo il successo nelle presidenziali del 2020 ha fatto segnare finora un imbarazzante arretramento dopo l’altro.


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