Sono alcune riflessioni sollevate dalle implicazioni determinate immane tragedia cui stiamo assistendo con la guerra in Ucraina. Mi soffermo su quelle concernenti il futuro dell’Europa, per la riflessione sistemica e globale che avevi chiesto a suo tempo credo occorrerà attendere prudentemente ancora qualche tempo.

La Prima guerra mondiale ha senza dubbio segnato l'inizio del declino politico e militare dell'Europa. Dopo quattro secoli di dominazione globale di quest’ultima, il conflitto fratricida finì con l’aprire la strada all'ascesa degli Stati Uniti e dal, 1917 in poi, al cosiddetto secolo americano mentre tre imperi europei ne fecero le spese: quello asburgico, quello germanico e quello russo.

La scelta di stipulare accordi o alleanze in piena libertà da parte di paesi sovrani viene nominalmente difesa dagli Stati Uniti e dai loro alleati soltanto quando non interferisce con gli interessi di questi ultimi. Secondo questa regola, ad esempio, l’Ucraina avrebbe il diritto di diventare un membro della NATO o dell’UE, ma non, come accadde alla vigilia del golpe neo-nazista del 2014, di entrare in un’organizzazione o area di libero scambio promossa dalla Russia. Gli stessi scrupoli selettivi di Washington si possono osservare in queste settimane anche nelle isole Salomone, situate nell’oceano Pacifico meridionale, dove la possibile imminente stipula di un accordo sulla sicurezza tra il governo dell’arcipelago e la Cina ha scatenato la furiosa reazione di USA, Australia e Nuova Zelanda.

La caduta o liberazione definitiva della città di Mariupol sembra essere ormai vicina dopo che nella giornata di mercoledì più di mille soldati ucraini si sarebbero arresi alle forze armate russe. Nella città portuale dell’Ucraina meridionale continuano a “resistere” centinaia di combattenti del battaglione neo-nazista Azov, in gran parte asserragliati nei sotterranei della mega-acciaieria Azovstal. Quelle che potrebbero essere le fasi finali dell’assedio russo hanno portato al centro del dibattito, rigorosamente al di fuori dei circuiti dei media ufficiali, l’imbarazzante presenza nelle fila neo-naziste di mercenari ed ex ufficiali stranieri, la cui fuga da Mariupol sarebbe uno degli obiettivi immediati del regime di Kiev e dei governi occidentali.

La seconda sfida di ballottaggio consecutiva nelle presidenziali francesi tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen rischia di riservare una sgraditissima sorpresa per l’Unione Europea e la NATO. Il presidente in carica ha visto infatti ridursi considerevolmente già al primo turno il vantaggio che gli era stato accreditato sulla leader dell’ex Fronte Nazionale. Se, poi, la campagna elettorale delle prossime due settimane dovesse trasformarsi in una sorta di referendum pro o contro Macron, il risultato finale potrebbe essere ben diverso da quello del 2017.

Ad una prima analisi, l’effetto della crisi ucraina e la colossale propaganda anti-russa di media e governi occidentali sono sembrati sfavorire, come era accaduto la settimana precedente in Ungheria, coloro che appoggiano il regime di Kiev e l’intensificazione del conflitto in corso.

E’ necessario ed urgente che il brutto spettacolo no-stop di natura pornografica cui siamo spettatori da oramai un mese e mezzo finisca al più presto. Si tratta della peggiore pornografia, quella della guerra, col suo seguito di atrocità di ogni genere. La guerra informativa che si accompagna a quella guerreggiata vede dalle nostre parti un netto prevalere delle fonti per così dire filo-occidentale, che tendono ad attribuire ogni responsabilità a Putin e al suo esercito, imputandolo dei crimini che ha commesso ma anche di quelli che hanno commesso gli ucraini, a volte nel deliberato intento di incrementare ulteriormente la tensione per ottenere più armi. Un esempio di questa mistificazione ha avuto certa eco con La Stampa, capofila al pari di altri “giornaloni” e della RAI di questa campagna di disinformazione, che ha pubblicato in prima pagina la foto coi cadaveri delle vittime del bombardamento ucraino di una città del Donbass, imputando Putin del crimine. Di fronte alla sacrosanta richiesta di rettifica proveniente da uno storico come il prof. Angelo D’Orsi, la reazione del giornalone filo-NATO in questione è stata quella di iscriverlo d’ufficio nella lista dei filoputiniani.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy