Mentre l’attenzione di tutto il mondo continua a essere concentrata sulle vicende ucraine, nel parlamento e nei più alti tribunali del Pakistan si è aperto ufficialmente un nuovo fronte delle cosiddette “guerre ibride”, promosse più o meno clandestinamente dagli Stati Uniti per rovesciare governi o regimi entrati in rotta di collisione con Washington. Nel mirino c’è il primo ministro pakistano, Imran Khan, il quale, con una manovra controversa, è riuscito nel fine settimana a evitare un voto di sfiducia all’Assemblea Nazionale e a ottenere dal presidente, Arif Alvi, lo scioglimento dello stesso organo legislativo pakistano. Sulla legittimità costituzionale dell’iniziativa di Khan si dovrà esprimere a breve la Corte Suprema del paese asiatico, ma, quali che siano i prossimi sviluppi, il governo democraticamente eletto del Pakistan ha dato un altro clamoroso esempio delle declinanti capacità americane nell’imporre i propri interessi a paesi sovrani.

Il fatto che un giudice di un tribunale di un paese “democratico” scriva nero su bianco in una sentenza che l’autorità esecutiva più alta di quello stesso paese ha cospirato per rovesciare l’ordine costituzionale dovrebbe rappresentare un evento niente meno che sensazionale. Se però questo paese è l’America, dove ciò è effettivamente accaduto nei giorni scorsi, le conseguenze possono essere tutt’al più trascurabili. Le circostanze sono ovviamente quelle dell’assalto al Congresso di Washington del 6 gennaio 2021, della cui responsabilità le prove emerse sono sempre più schiaccianti nei confronti di Donald Trump. Al dipartimento di Giustizia, organo dell’amministrazione Biden, continua tuttavia a esserci poco o nessun interesse per una possibile incriminazione dell’ex presidente repubblicano o dei suoi più stretti collaboratori.

Questa guerra, che è una tragedia infinita per l’Ucraina, la Russia e l’Europa, nonché fonte di preoccupazioni e sofferenza per il resto del mondo, è una vera e propria inaspettata pacchia per la classe dirigente statunitense. Ciò si capisce facilmente se si pensa che l’esistenza della guerra e l’incolmabile spaccatura che essa sta creando fra la Russia e l’Europa, costituiscono una fonte di inesauribili profitti per l’industria statunitense, che ci venderà gas a prezzo maggiorato, armi a profusione, grano ed altro. Inoltre la guerra ha ricucito, almeno nel breve-medio termine, ogni frattura potenziale o reale all’interno della NATO, che si rilegittima come strumento necessario e chiede agli Stati membri nuove spese militari che andranno a gravare su bilanci statali già esausti per la pandemia.

I colloqui in Turchia sembrano poter aprire spiragli di dialogo tra Russia e Ucraina, ma farsi illusioni circa un negoziato rapido ed un accordo a breve sarebbe un’ingenuità imperdonabile. Le difficoltà hanno a che vedere anche con le pressioni che gli USA esercitano su Kiev perché rifiuti l’unica possibilità di accordo: ovvero le garanzie di sicurezza alla Russia che non si vollero ascoltare prima del conflitto.

Tra i leader occidentali che hanno finora tenuto aperta una linea di comunicazione diretta con il Cremlino, nonostante le operazioni militari e la follia sanzionatoria, c’è soprattutto il presidente francese Macron. Quest’ultimo e il presidente russo Putin si sono sentiti anche nel pomeriggio di martedì, dopo che l’inquilino dell’Eliseo era stato tra i più decisi a condannare le dichiarazioni del fine settimana di Joe Biden sulla necessità di un cambio di regime a Mosca.

La distanza crescente tra Stati Uniti e Francia ha così portato alla luce le prime crepe del fronte anti-russo dentro la stessa NATO, rilanciando, anche se per ora quasi del tutto sotto traccia, le ambizioni di Parigi nel costruire quella “autonomia strategica” europea a cui avrebbe dovuto essere dedicato il semestre di presidenza francese iniziata il primo gennaio scorso.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy