di Giuseppe Zaccagni

“Szabadsag ter”, la budapestina piazza della Libertà, negli anni della guerra fredda è stata il simbolo della contrapposizione tra Est ed Ovest. Dominata dal grigio edificio dell’ambasciata degli Usa che, dopo gli avvenimenti del tragico ottobre ’56, ospitò il cardinale Mindszentsky. Un prelato destinato a caratterizzare il confronto tra i due mondi contrapposti. Piazza della Libertà a parole, quindi, ma in realtà piazza dello scontro diretto. La Storia ha macinato molti eventi ma i problemi del rapporto Est-Ovest dominano ancora. Ora i tempi sono decisamente mutati. E oggi, proprio in “Szabadsag ter”, nel cuore della capitale magiara, americani e russi si incontrano tentando di allontanare i nuovi venti di guerra fredda. L’appuntamento è nella sede del Bank Center Building dove arrivano John Rood, inviato di Bush, sottosegretario responsabile per il settore del controllo degli armamenti e un esponente del Cremlino, Serghiei Kislyak, vice-ministro degli Esteri. Al seguito hanno due nutrite delegazioni che dovranno affrontare (forse con un’opera di revisione e di aggiornamento) l’esame di quel controverso progetto dello scudo spaziale americano. Che, come è noto, comprende un complesso anti-missilistico che Washington intende realizzare nel continente europeo con basi anche in Polonia e nella Repubblica Ceca. Ma Mosca ha subito annunciato la sua netta opposizione ritenendo la “mossa” americana come un vero e proprio atto di “intimidazione” nei confronti dell’Europa e, in particolare, del Cremlino.

di Daniele John Angrisani

Nel silenzio quasi assoluto dei mass media, occupati da questioni di ben altra importanza e respiro, ogni giorno che passa avviene un piccolo massacro sui mercati finanziari di tutti il mondo. La crisi cosiddetta dei mutui sub-prime, ben lungi dall'essere risolta, continua infatti a manifestarsi in tutta la sua gravità, a oltre sei mesi dalla sua comparsa, bruciando ogni settimana decine di miliardi di euro. Le banche centrali fanno a gara per sostenere il mercato immettendo quantità considerevoli di liquidità nel sistema per far fronte alla continua emergenza, ma ciò nonostante (e ben lo sa chi lavora nel settore) le strutture finanziarie continuano ad avere grossi problemi nel breve termine a concedere prestiti e finanziamenti. Anche per questo motivo la Banca Centrale Europea, per correre ai ripari, ha annunciato proprio ieri la sua intenzione di concedere un mega prestito di oltre 380 miliardi (!) di euro di finanziamenti interbancari a tasso agevolato (4,25%) per aiutare a risolvere i problemi di liquidità del sistema bancario. Mossa, bisogna dire, a sua volta ripresa dalla decisione della Federal Reserve americana che ha deciso di immettere sul mercato, in due tranche, altri 40 miliardi di dollari a tasso agevolato entro inizio 2008.

di Giovanni Gnazzi

Resiste alla rimozione. S’appella ai tribunali. Attacca i politici e il governo. Scrive a Napolitano invece che al Presidente del Consiglio. Si dimette mentre chiede il reintegro. Minaccia a blandisce. Appare in ogni televisione. Annuncia l’arrivo nell’agone politico, che proprio di lui c’era bisogno. Con la destra, s’intende; con chi sennò? L’ex comandante della Guardia di Finanza è Speciale, di nome e di fatto. Tu ti aspetti che faccia la guerra al contrabbando o agli evasori e lui la fa ai ministri e al governo. Tu ti aspetti che sia esempio di disciplina e lui disobbedisce. Tu credi che lui abbia letto la Costituzione, ma scopri che l’unica sua lettura sono le intercettazioni. Tu immagini che chiami i sessantamila uomini e donne del corpo al rispetto per le istituzioni, lui invece gli suggerisce sostanzialmente la rivolta, per protesta contro la sua rimozione. Tu pensi che renda più efficiente i conti, lui sperpera in volo come un Ricucci qualunque, circondato da signore impellicciate e adorate spigole che, come gli elicotteri, non dovevano mancare mai.

di Elena G. Polidori

E' una vittoria nostra, italiana, di cui andare fieri. Storica, senza dubbio. E in qualche modo anche commovente, di quelle che, insomma, non ti aspetteresti mai e, invece, qualche volta accade: abbiamo contribuito, in modo sostanziale, a diffondere pace e giustizia nel mondo. Dopo 13 anni di fatica, ieri l'assemblea generale dell'Onu ha votato a favore della moratoria contro la pena di morte nel mondo. I voti a favore sono stati 104, quelli contrari 54, le astensioni 29. La moratoria è stata approvata alle 11,45 ora di New York, le 17,45 di martedì in Italia, dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico. Lo scorso 15 novembre, forte di 99 voti, il documento era stato approvato dopo due giorni di dibattito che aveva visto schierato contro la proposta un fronte composito, che metteva insieme gli Stati Uniti e alcuni loro avversari storici come Iran, Sudan e Cina. Nelle ultime ore prima del voto quattro Paesi - Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Kiribati e Palau - avevano sciolto la riserva decidendo di esprimersi favorevolmente. La soglia psicologica dei cento voti a favore è dunque stata abbondantemente superata. Nel mese trascorso da quando in 99 votarono a favore della moratoria, 52 contro e 33 si astennero, molte cose sono cambiate.E ieri, finalmente, è stata vinta una battaglia di civiltà.

di Michele Paris

È atteso alla vigilia della prossima estate il primo pronunciamento della Corte Suprema statunitense da quasi 70 anni a questa parte sulla delicatissima questione del possesso per uso privato di armi da fuoco. A portare l’argomento all’attenzione dei 9 membri del tribunale costituzionale a stelle e strisce, e con ogni probabilità ad innestarlo nella prossima campagna elettorale per le presidenziali, è stata una sentenza della Corte d’Appello del District of Columbia che ha ritenuto una norma sul controllo delle armi in vigore da 31 anni contraria allo spirito del “Secondo Emendamento”, il quale stabilisce che “non deve essere violato il diritto dei cittadini di possedere e portare armi”, nell’ambito però di “una Milizia regolamentata, necessaria alla sicurezza di uno Stato libero”. In seguito all’appello di sei residenti di Washington, tra cui l’agente di sicurezza Dick Anthony Heller che intendeva portare nella propria casa a scopo autodifensivo l’arma che quotidianamente utilizza durante l’orario di lavoro, il tribunale preposto al secondo grado di giudizio ha visto nel famoso “Secondo Emendamento”, già oggetto di controversie in passato, un riferimento ad un diritto individuale, interpretazione che renderebbe automaticamente incostituzionale l’ordinanza del 1976 che nella capitale americana regolamenta il possesso di armi. Tale legge infatti, peraltro simile a molte altre che hanno lo stesso obiettivo in numerose metropoli USA, consente ai semplici cittadini il possesso di fucili a patto che essi siano disassemblati o tenuti sotto chiave nelle loro abitazioni. Le pistole invece sono del tutto illegali, tranne che per gli ufficiali di polizia.


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