Nonostante le possibili implicazioni del voto più difficile per Erdoğan in due decenni alla guida del suo paese, il dato forse di maggiore rilievo del ciclo elettorale appena concluso con il ballottaggio per le presidenziali di domenica in Turchia sembra essere piuttosto il fallimento della proposta di riorientamento strategico verso Occidente promosso dall’opposizione e dal suo candidato, Kemal Kiliçdaroğlu. Tutto ciò che ha dovuto fare il presidente in carica per riconfermarsi dopo il risultato inaspettatamente positivo del primo turno è stato in definitiva ribadire l’impegno per una politica estera – ed economica – indipendente, nonché accentuare i toni populisti ed evitare gli eccessi xenofobi degli ambienti ultra-nazionalisti, sposati invece quasi del tutto dal suo rivale.

I dati del PIL della Germania confermano che la più grande economia dell'Unione Europea è entrata in recessione tecnica. La seconda stima del PIL tedesco per il primo trimestre è stata rivista in ribasso e riflette una contrazione dell’economia dello 0,3%. Questo dato, unito al calo dello 0,5% del quarto trimestre 2022, indica che la Germania è entrata in recessione tecnica durante l'inverno. La locomotiva tedesca, quindi, ha smesso di trainare in coincidenza con la chiusura delle importazioni di idrocarburi dalla Russia in obbedienza ai voleri degli Stati Uniti, abbandonando così l’elemento di maggiore incidenza del suo sviluppo industriale e commerciale, sia in chiave di importazione che attraverso la rivendita a terzi. Sholtz, uno dei politici meno carismatici e capaci della storia tedesca, è riuscito a portare la Germania in recessione consegnando la sua politica economica alla disponibilità degli USA.

La saga delle armi da garantire al regime ucraino per sopravvivere all’offensiva russa si è arricchita in questi giorni dalle discussioni presumibilmente in corso in sede NATO per fornire a Zelensky aerei da guerra F-16 di produzione americana. In occasione del vertice dei G-7 a Hiroshima la questione è stata presa seriamente in considerazione dagli sponsor di Kiev, anche se, come per i precedenti equipaggiamenti promessi e poi consegnati, i dettagli dell’operazione devono essere ancora definiti. La caduta/liberazione definitiva nel fine settimana della città di Bakhmut/Artemovsk rende tuttavia ancora più dubbia l’utilità dei caccia realizzati da Lockheed Martin, il cui arrivo in Ucraina rappresenterebbe comunque una nuova ulteriore escalation delle provocazioni nei confronti di Mosca.

Zelensky implora da tempo l’invio di F-16 e, almeno ufficialmente, la richiesta era stata al centro dei recenti faccia a faccia tra il presidente ucraino e i leader di Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il nuovo oggetto del desiderio del regime neo-nazista di Kiev è diventato così un altro finto argomento di discussione in Occidente, con l’unico governo che conta in merito alle decisioni strategiche sull’Ucraina, ovvero quello americano, con ogni probabilità già convinto a dare il via libera al trasferimento dei velivoli.

Riuniti a Hiroshima in un vertice autoreferenziale, i cosiddetti grandi della terra, il cui metro di grandezza ormai è soprattutto il rispettivo debito, hanno affermato che il mondo continuerà ad andare come vogliono loro e nei tempi che vogliono loro. Non è mancata l'ennesima parata di Zelensky, solito abbigliamento e simboli nazisti al braccio, solita interpretazione del testo redatto dalla Casa Bianca e solita telenovela intitolata "la controffensiva".

Sull'Ucraina è stata lanciata una fatwa imperiale: niente negoziati, business per la ricostruzione, guerra a oltranza e nuove sanzioni, perché le migliaia passate finora non funzionano. Simbolicamente l’emissione del comunicato finale ha coinciso con l’annuncio ufficiale di Mosca della presa di Bakhmut, centro strategico per il controllo del Donbass.

 

Nuove sanzioni. Anche se solo 50 dei 193 Paesi della comunità internazionale applicano sanzioni contro Mosca, il G7 annuncia che ci saranno sanzioni anche per chi non le applica. Inutili i tentativi di coinvolgere India, Sudafrica e Brasile nell'operazione: pur non condividendo l'invasione dell'Ucraina, non ritengono necessario schierarsi contro la Russia, alla quale riconoscono delle ragioni. In ogni caso, non hanno alcuna intenzione di rallentare il loro sviluppo commerciale a favore dell'impero statunitense.

Ma se le sanzioni precedenti non hanno funzionato, le nuove sanzioni funzioneranno? No, i dati mostrano che i sanzionatori sono le vittime finali delle sanzioni. I sanzionati, peraltro, hanno già adottato tutte le contromisure che ne hanno attutito l'impatto, compensando con l'aumento delle entrate derivanti da nuove rotte commerciali e finanziarie. Il PIL della Russia nel 2022-2023 è cresciuto più della media dei PIL occidentali e il debito di Mosca è trascurabile rispetto a quello di Stati Uniti e Giappone, per non parlare di quello italiano, che ha raggiunto il 147% del PIL.

Credere che l'India, il Brasile o il Sudafrica, il Pakistan o l'Arabia Saudita possano decapitare le loro economie e genuflettersi a favore dell'impero, abdicando al loro ruolo di potenze emergenti per sostenere la crociata russofoba, è frutto di analisi fantasiose nate da un ego collettivo ipertrofico ma ormai privo di qualsiasi realtà.

Quito. Una parte dell’Assemblea chiede l’impeachment per il Presidente Lasso, che per non essere messo sotto accusa scioglie il Parlamento e convoca nuove elezioni, con la Corte Costituzionale che dovrà emettere una sentenza che indichi se il percorso istituzionale è conforme o no alla Magna Carta.

I fatti visibili e invisibili della politica ecuadoriana hanno smesso da tempo di essere sorprendenti, ma sono ancora disgustosi e sono un esempio di ciò per cui i falsi paladini della verità e della giustizia della destra ecuadoriana stanno perdendo il sonno.

Quando il governo di Lasso iniziò nel 2021, con la complicità senza precedenti e pubblicamente nota del Consiglio Nazionale Elettorale, era chiaro a quale circolo economico e politico appartenesse. Il suo passato era pubblico e riprovevole, poiché quella stessa cerchia ha avuto un ruolo di primo piano in una delle pagine più desolanti della storia economica del Paese: la vacanza delle banche, la gigantesca migrazione dei settori che non potevano farsi carico delle perdite e dei debiti e la successiva dollarizzazione. L'orifizio finanziario della ruota economica (le banche) ha qui un legame evidente fin dal XX secolo, quindi non dovrebbe sorprendere più di tanto.


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