La chiusura parziale di uffici e agenzie governative negli Stati Uniti (“shutdown”) si avvia a completare la seconda settimana senza che all’orizzonte si intraveda ancora un possibile accordo tra Congresso e Casa Bianca sul bilancio federale e le politiche di lotta all’immigrazione.

 

Un vertice tra il presidente Trump e i leader democratici e repubblicani di Camera e Senato nella giornata di mercoledì non ha dato alcun risultato, mentre un nuovo incontro è previsto per venerdì, quando potrebbe risultare forse più chiara l’eventuale disponibilità dei due partiti a un compromesso in grado di superare l’ennesima impasse che sta interessando il mondo politico di Washington.

Con un discorso relativamente informale tenuto il primo giorno dell’anno, il leader nordcoreano Kim Jong-un ha riportato la trattativa sulla possibile denuclearizzazione del suo paese al centro del dibattito internazionale e, in particolare, di quello americano. Quasi tutti i giornali e i commentatori della stampa ufficiale hanno interpretato l’intervento come una minaccia sul negoziato in atto, da condurre cioè secondo le regole stabilite dal regime per non fare svanire nel nulla gli sforzi di questi mesi e innescare una nuova corsa agli armamenti nella penisola di Corea.

Che dietro alla decisione del generale Jim Mattis di abbandonare Il Pentagono ci sia stata la scelta, apparentemente improvvisa, del Presidente di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria e di dimezzare entro l'estate il contingente di stanza in Afghanistan, appare innegabile. L'accelerazione dell'accaduto, però, non porta con sé solo nuovi dubbi ma anche scenari inattesi. E potenzialmente foschi.

La decisione, annunciata mercoledì dal presidente Trump, di ritirare i duemila soldati americani stanziati illegalmente in Siria ha scatenato all’istante una valanga di critiche e durissime condanne sia sul fronte domestico sia tra i governi alleati degli Stati Uniti. Il panico innescato a Washington da una notizia arrivata apparentemente a sorpresa preannuncia perciò un ulteriore inasprimento dello scontro interno alla classe dirigente americana.

Nel pieno della battaglia dell’Occidente contro la disinformazione e le “fake news” attribuite alla Russia, un gruppo di hacker ha scoperto un programma di vasta portata del governo britannico, creato al preciso scopo di disseminare propaganda nell’interesse di Londra e dei suoi alleati.

 

Il progetto è noto con il nome orwelliano di “Integrity Initiative” (II) e può contare, oltre che su denaro e personale riconducibili agli ambienti militari, dell’intelligence e del business, su una rete capillare di giornalisti o presunti tali, politici e uomini di fiducia, pronti a intervenire sulla stampa e sul web per promuovere il punto di vista ufficiale e screditare qualsiasi opinione critica o alternativa.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy