Dopo avere lanciato ufficialmente la propria campagna per la Casa Bianca la settimana scorsa, l’ex vice-presidente democratico americano Joe Biden ha tenuto il suo primo comizio della campagna elettorale 2020 nella giornata di lunedì in Pennsylvania. La scelta del luogo e gli argomenti toccati durante il suo discorso la dicono lunga sulla strategia che Biden intende promuovere nei prossimi mesi.

 

Questo stato del Midwest, assieme a Michigan e Wisconsin, è stato infatti decisivo per la vittoria di Trump nel 2016, dopo il voltafaccia di una buona parte degli elettori della “working-class”. Questi ultimi avevano scaricato il Partito Democratico dopo otto anni di affanni economici sotto l’amministrazione di Obama e Biden, per puntare sulle promesse di stampo populista del candidato repubblicano.

Le terze elezioni generali in meno di quattro anni in Spagna sono state caratterizzate nuovamente da una marcata frammentazione politica e dal processo di disintegrazione del sistema bipolare che già aveva segnato le più recenti consultazioni del 2015 e del 2016. Il Partito Socialista (PSOE) del premier uscente, Pedro Sánchez, ha ottenuto comunque di gran lunga il maggior numero di seggi nella camera bassa del parlamento di Madrid, ma per far nascere un nuovo governo saranno necessarie complicate trattative con i possibili partner, mentre la presenza del partito neo-fascista Vox determinerà con ogni probabilità un ulteriore spostamento a destra del baricentro politico iberico.

 

I risultati quasi definitivi del voto di domenica hanno sostanzialmente rispettato le previsioni della vigilia. Il PSOE è diventato il primo partito spagnolo ma senza disporre della maggioranza necessaria a governare in autonomia. La soluzione più logica sembra essere quella di una coalizione che ricalchi quella uscente, con il movimento Unidos Podemos, in netto calo rispetto al 2016, e le formazioni regionali moderate – basche e catalane – ad appoggiare un gabinetto Sánchez.

E’ passato un anno dall’inizio del tentativo di colpo di stato in Nicaragua. Nacque da una bugia (un morto inventato) si alimentò con le falsità e finì con altre menzogne. Prodotte in Nicaragua ed esportate in tutto il mainstream grazie alla catena di distribuzione statunitense ed europea, le bugie, insieme all’odio, sono state uno dei principali strumenti del tentato golpe.

Una nuova disposizione della Casa Bianca in ordine alla famigerata legge Helms-Burton apre una nuova fase dello scontro dell’Amministrazione Trump con Cuba. Diversamente dai suoi predecessori, il Presidente Trump ha deciso di interrompere la reiterata deroga al capitolo 3 della legge, aprendo così un nuovo, gravissimo scontro con l’isola e con il resto della comunità internazionale.

 

Sì perché è proprio la comunità internazionale il cosiddetto “danno collaterale” della nuova escalation aggressiva della Casa Bianca. Il capitolo 3 della legge Helms-Burton, infatti, prevede che titolari o anche loro discendenti delle proprietà statunitensi a Cuba prima del 1 Gennaio del 1959, possano rivendicare con istanze presso i tribunali statunitensi una indennizzazione a carico di Cuba.

Questa settimana il presidente americano Trump ha esercitato per la seconda volta dall’inizio del suo mandato il potere di veto, affermando il pieno sostegno del governo di Washington alla guerra criminale condotta da quattro anni dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti contro lo Yemen e la sua popolazione. Il veto della Casa Bianca ha bloccato una risoluzione di condanna dello stesso conflitto approvata nelle scorse settimane dal Congresso e che avrebbe costretto il presidente a interrompere la partecipazione degli Stati Uniti all’aggressione in corso nel più povero dei paesi arabi.


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