Ora che il governo tedesco è formato, in Europa si può discutere apertamente di come modificare il Patto di Stabilità. I tempi sono maturi anche perché da gennaio inizia il semestre di presidenza francese dell’Ue e sarà proprio Emmanuel Macron – con la sponda di Mario Draghi – a portare sul tavolo di Bruxelles la più ambiziosa delle proposte di riforma.

Il testo circola in modo informale nei ministeri economici di mezzo continente e si articola in tre punti.

Negli ultimi mesi i partiti hanno alzato una cortina fumogena intorno alle pensioni, ma la settimana scorsa la nebbia si è diradata con il via libera del governo alla manovra. La novità principale è questa: nel 2022 gli italiani potranno andare in pensione anticipata con Quota 102, ossia con almeno 64 anni di età e 38 di contributi. Il nuovo meccanismo prende il posto di quota 100, che permetteva di lasciare il lavoro al compimento dei 62 anni (sempre con 38 di contributi). Varata in via sperimentale nel 2019 dal governo Conte 1, la misura di matrice leghista arriva a scadenza il 31 dicembre di quest’anno e non sarà rinnovata.

Ma quindi, con la riforma del catasto, le tasse sulla casa aumenteranno, diminuiranno o rimarranno uguali a oggi? Negli ultimi giorni abbiamo sentito rispondere a questa domanda in ogni modo possibile. La voce più accorata è stata quella di Matteo Salvini, che ha imposto ai rappresentanti leghisti di non partecipare al Consiglio dei ministri chiamato ad approvare la delega fiscale, il contenitore in cui è inserita la riforma del catasto.

Come una zattera verso una cascata, Mps viaggia spedita verso un destino che pare inevitabile ormai da anni: lo spezzatino e la svendita. La settimana scorsa Unicredit ha annunciato l’avvio di una trattativa in esclusiva con il ministero dell’Economia per la possibile acquisizione di una parte del Monte dei Paschi. La Banca milanese ha così accolto l’appello più volte lanciato dal Tesoro, che da tempo ha individuato in Unicredit l’unico interlocutore possibile per disfarsi dell’istituto senese. Il Mef, ricordiamo, controlla il 64% di Montepaschi e si è impegnato con Bruxelles a riprivatizzare il carrozzone toscano entro il 2022.

Il G20 ha dato il via libera alla “global minimum tax”, una nuova tassa mondiale che punta a cancellare dal pianeta i paradisi fiscali. La struttura è ancora da definire nei dettagli e sarà probabilmente affinata in sede Ocse già dai prossimi giorni. Lo schema di fondo è però chiaro: dal 2023, un’aliquota minima mondiale del 15% sarà applicata ai profitti delle multinazionali che fatturano almeno 750 milioni di euro l’anno. Il meccanismo prevede due livelli.

In primo luogo, ai grandi gruppi non converrà più stabilire la sede in un paradiso fiscale, perché quello che non pagheranno in Paesi dalla tassazione agevolata saranno costretti a versarlo in patria. Esempio: se Google continuerà a pagare il 12,5% in Irlanda, dovrà versare un altro 2,5% al fisco degli Stati Uniti, fino a raggiungere la soglia minima del 15%.


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