Nel 79 d C, attraverso la lettera di Plinio il Giovane a Tacito, la cronaca dell’eruzione:
“…Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe in seguito che era il Vesuvio): nessun'altra pianta meglio del pino n’è potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti, slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami; credo che il motivo risiedesse nel fatto che, innalzata dal turbine subito dopo l'esplosione e poi privata del suo appoggio quando quello andò esaurendosi, o anche vinta dal suo stesso peso, si dissolveva allargandosi. Talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere…”.

Un Oscar Wilde rivisto in chiave moderna, quello che la compagnia dei giovani del Teatro Stabile dell'Umbria sta portando in scena, cimentandosi con la famosa opera, L’importanza di essere Earnest, per la regia di Antonio Latella.

La lunga vigilia dell’annuale cerimonia che il 28 febbraio prossimo vedrà la consegna degli Academy Awards (Oscar) a Los Angeles continua a essere scossa dalle polemiche sollevate da alcuni attori e registi di colore per l’assenza di interpreti appartenenti a una minoranza etnica tra i candidati alla statuetta nelle principali categorie. Ad animare la protesta sono in particolare il regista Spike Lee e l’attrice Jada Pinkett Smith, moglie di Will Smith, i quali, pur respingendo il concetto di “boicottaggio”, hanno annunciato che non prenderanno parte né seguiranno in TV la prossima consegna degli Oscar.

di Sara Michelucci

Michele Placido porta in teatro Harold Pinter e il suo Tradimenti, mettendo in scena un triangolo amoroso che mostra tutte le fragilità dei tre personaggi coinvolti. Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione sono i protagonisti di un triangolo amoroso tra i più classici (lui, lei e l'altro) all’interno di un racconto fatto al contrario, che parte dalla fine per tornare all’inizio.

Placido sceglie una narrazione asciutta, quasi cinematografia, in un arco temporale che va dal 1977 al 1968. Emma, suo marito Jerry e l’amante Robert, sono le tre pedine di un ménage à trois sterile, dove ormai non si sa più chi è stato tradito e chi, invece, sia il traditore.

Robert ed Emma sono apparentemente una coppia felicemente sposata, hanno successo nei loro rispettivi lavori e sono buoni amici di Jerry e sua moglie Judith. A una festa Jerry confessa ad Emma di amarla e lei ricambia lo stesso sentimento. Ma Robert il più perspicace, il più arguto, il più scaltro dei tre personaggi si accorge dell'infedeltà di sua moglie e infine Emma schiacciata dalle proprie bugie e dal tradimento finalmente confessa.

Quello che Placido porta in teatro è una riflessione sulle relazioni amorose, sul protrarsi delle menzogne, sulla stanchezza dei rapporti. Ma non solo. Il tradimento, infatti, non è esclusivamente verso gli altri, ma anche verso se stessi e la Storia. È un tradimento a più ampio raggio, che coinvolge una serie di valori e un periodo storico ben preciso, quello del Sessantotto e della lotta al potere. Il tradimento di quei valori che hanno mosso una generazione intera nella lotta contro un potere ingiusto.

Lo spettacolo, portato in scena anche al teatro Secci di Terni, entusiasma solo in parte, dato che ci sarebbe aspettata una caratterizzazione dei personaggi più convincente e, forse, un’azione più ‘rivoluzionaria’ nella messa in scena del racconto.

di Sara Michelucci

Commistione, contaminazione, trasversalità. La musica di Giovanni Sollima è tutto questo, e anche qualcosa di più. Il violoncellista palermitano è stato protagonista, con il Quartetto Bernini, della 41ma stagione concertistica dell’Associazione Filarmonica Umbra, portando in scena pezzi di Luigi Boccherini, 'Quintetto in do maggiore'; Franz Shubert/Giovanni Sollima, 'After Gretchen am Spinnrade' e Franz Shubert, ‘Quintetto in do maggiore’.

“La contaminazione in musica, come nelle arti in generale è sempre esistita”, racconta Sollima. “Nell’epoca barocca, in particolare, si assisteva a una forte commistione con la musica popolare e questo sicuramente rappresentava un segno importante di innovazione. Nel Novecento la cosa si è andata un po’ perdendo, per poi riscoprirla e, questo, a mio avviso è molto stimolante. La chiusura è una forma di ‘prudenza’ che fa male. La musica ha bisogno invece di spaziare, è essa stessa una forma di respiro”.

La ricerca è alla base del lavoro di Sollima, un vero virtuoso del violoncello. Suonare per lui non è un semplice fine, ma un mezzo per comunicare con il mondo. “Con la musica si può esprimere ciò che non si può con le parole, evitando anche un certo tasso di retorica”, sottolinea ancora.

La sua capacità di spaziare dai ritmi mediterranei, con una vena melodica tipicamente italiana, ma che nel contempo riesce a raccogliere tutte le epoche, dal barocco al metal, fa sì che sia artefice di una musica unica nel suo genere. Un compositore sicuramente fuori dal comune, basti pensare al progetto, nato insieme al compositore-violoncellista Enrico Melozzi, dei 100 violoncelli, nato nel 2012 all’interno del Teatro Valle Occupato, con lo scopo di dimostrare che si possono abbattere anche barriere di carattere pratico, grazie alla bellezza.

Musicisti di età e formazione diversa, interscambio tra culture e livelli differenti, laboratorio permanente. La promozione di forme di creatività musicale non esclusivamente legate all'esecuzione di repertori già esistenti è una delle prerogative di questo progetto, insieme alla democraticità del suo funzionamento e a un'ampia base di partecipazione. “La musica crea una serie di contatti e di dinamiche che sembrano impossibili, ma che alla fine, invece, si rivelano realizzabili. La musica diventa così un grande laboratorio di ricerca e di provocazione”, aggiunge Sollima.

Ma non c’è solo contaminazione tra generi musicali, ma anche tra forme d’arte diverse. Cinema, danza e teatro sono ambiti alternativi con cui il violoncellista si trova a interagire. “Linguaggi che sembrano a primo acchito diversi, ma che poi si scoprono essere molto simili tra loro. Con la danza in particolare ho trovato una interazione importante. È un’altra forma d’arte che ti fa aprire delle ‘finestre’ a volte inaspettate”.

Ma anche il cinema è un mezzo espressivo importante. “Girerò un film con Carlos Saura a Madrid in cui oltre a suonare farò anche una parte insieme a un danzatore”, annuncia Sollima. E l’Italia secondo il musicista “è ancora un paese dove è possibile sperimentare. Ci sono ancora ‘luoghi’ inesplorati. Ma quello che sicuramente va fatto è ritrovare il forte legame tra sperimentazione e artigianato. Un connubio da cui ripartire per andare lontano”.


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