di Roberta Folatti

Figli irriconoscibili

Racconta la Bibbia che nella valle di Elah il giovane e inerme Davide venne mandato a combattere contro Golia, ai giorni nostri molti ragazzi si ritrovano su fronti caldi in Iraq, Afganisthan, Bosnia, del tutto impreparati a ciò che li aspetta. Ma mentre Davide, vicendo la paura e usando solo la sua fionda, riuscì ad abbattere il gigante, le guerre odierne sono così sporche da intorbidire le menti dei giovani soldati, lasciati soli, senza punti di riferimento, prigionieri degli orrori a cui assistono quotidianamente. E a cui sono costretti a partecipare.

di Roberta Folatti

Da vedova sciatta a regina del sesso

Una standing ovation di quindici minuti. Questa l’accoglienza riservata dal pubblico a Irina Palm in occasione del Festival di Berlino. E più recentemente al Torino Film Festival la reazione positiva degli spettatori è stata più o meno simile.

di Roberta Folatti

Alle radici del male

Ci avevano già provato registi del calibro di Costa-Gravas e Semprum a ricavare un film dal libro “Gerusalemme! Gerusalemme!” di Dominique Lapierre. Ma l’argomento è risultato troppo delicato e il timore di non essere equidistanti li ha indotti a rinunciare.
Un film sugli esordi del conflitto israelo-palestinese, all’indomani della decisione dell’Onu del 1947 che stabilì la divisione della Palestina in due stati, è indubbiamente una bella sfida. Il francese Elie Chouraqui l’ha affrontata con già un bel pezzo di carriera alle spalle, come regista, autore teatrale e scrittore. “Io, come tutti del resto - racconta - soffro profondamente per questo decennale conflitto tra israeliani e palestinesi che oppone due popoli fatti e creati per vivere insieme. Ero consapevole che si trattava di una grossa sfida visto che l’argomento è serio, grave e pericoloso. Ma mi sembrava anche, e oggi ne sono ancora più convinto, che portando sullo schermo le radici del male, il perchè e il come di questo conflitto, avremmo offerto uno strumento a tutti coloro che lottano per la pace”.

di Roberta Folatti

Sospesi fra due mondi

Una bara diretta verso Istanbul, un’altra che torna in Germania.
Destini che si sfiorano senza incrociarsi, il fato che gioca crudelmente con le vite delle persone, coi loro desideri, le loro speranze. Raccontato così potrebbe sembrare un film cupo, in realtà, come tutti i lavori di Fatih Akin, si tratta di una pellicola vitalissima, quasi confusa in certe parti per il sovrapporsi di spunti narrativi.

di Roberta Folatti

La vita come un romanzo

Angel è un personaggio decisamente sopra le righe. Basta guardarla mentre, ispirata e tremante, riempie i suoi quaderni, dando vita ad eroine tragiche, che amano, sognano, soffrono - tutto al superlativo.
La protagonista del nuovo film di Francois Ozon aspira a vivere in prima persona quel tipo di esistenza. E sarà puntualmente accontentata.
Se andate a vedere Angel preparatevi a un'atmosfera tersa, melodrammatica, che privilegia l'eccesso, ispirandosi apertamente alle pellicole di registi come Douglas Sirk o Vincent Minnelli. Se questo genere vi ha sempre infastidito, il mio consiglio è di astenervi; durante la proiezione mi è capitato di sedere vicino a due signori alquanto scandalizzati dall'andamento palpitante della storia, il cui pathos non faceva assolutamente per loro.


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