di Roberta Folatti

La morte non è una cosa seria

L'ultimo film di Frank Oz sembra la saga del "politicamente scorretto". Tutto viene desacralizzato, a partire dalla morte. Quel che succede in poche ore durante un funerale alto-borghese, celebrato in un'austera residenza inglese, è il compendio di tutte le possibili farse sull'argomento.
Si parte dallo scambio di bare per arrivare agli uomini nudi sul tetto, passando per gag che prendono in giro nani, ipocondriaci, vecchi in carrozzina e chi più ne ha più ne metta. Il pubblico in sala ride, molto, anche se non tutte le trovate sono particolarmente riuscite e la qualità a tratti precipita.

di Roberta Folatti

L’arte non ci salva da noi stessi

Luca parla attraverso la musica. Solo davanti a un pianoforte riesce a sbrinare il suo mondo emotivo - solitamente tenuto a freno, cristallizato, sottoposto a ferrea sorveglianza. Anche da piccolo, quando viveva in Mozambico con i suoi genitori e i suoi tre fratelli, era un bambino un po’ diverso, più riflessivo e controllato degli altri. A tratti poteva apparire triste, ma la sua non era vera e propria tristezza, più un timore di essere sopraffatto dalla violenza delle emozioni. Quelle belle e quelle più contrastanti, difficili da gestire, come il mix di rabbia, nostalgia, amore che provava per il padre al momento delle sue frequenti partenze. Geologo di fama, era sempre in giro per il mondo e Luca ogni volta si sottraeva al rito dei saluti, facendolo arrabbiare, salvo poi inseguire la sua auto quand’era troppo tardi.

di Roberta Folatti

Le multinazionali coi piedi d’argilla

Non è un procedimento nuovissimo, alludere, seminare indizi, risvegliare l’attenzione dello spettatore fino a che trama e personaggi non escono dalla nebbia iniziale. Il regista Tony Gilroy lavora per una buona mezz’opra sull’accumulo di dettagli e sulla definizione dei caratteri, squarciando lentamente il velo che circonda la storia.

di Roberta Folatti

Tra risate e teste mozzate

Avvertenza preliminare: trattasi di un film dell’orrore o perlomeno di qualcosa di studiato per fare paura, per tenere in tensione costante lo spettatore. Detto questo, Severance –Tagli al personale è un gradino superiore a un banale horror, perchè l’ironia e il tocco da commedia gli regalano un certo appeal anche per i non amanti del genere. Inoltre la scelta di ambientare la terrorizzante avventura tra i dipendenti di una ditta che fornisce armi a mezzo mondo, e per giunta in un paese in cui questa ditta ha combinato affari poco chiari, rende la vicenda un pochino più intrigante.

di Roberta Folatti

Il mistero del serpente che addormenta

E’ tormentato da una dermatosi atipica il commissario Sanzio, male dalle cause indefinite, molto probabilmente di origine psicologica. Sì, perché dietro la sua apparente indolenza meridionale e un appiattimento emotivo che da principio irrita, quell’uomo scontroso nasconde una sensibilità facile ad infiammarsi. E un nutrito numero di grovigli familiari.

Toni Servillo tratteggia con la consueta maestria la figura del poliziotto protagonista de La ragazza del lago, un ruvido commissario che ha passato vent’anni alla Omicidi e ora si è rintanato in una zona di provincia - scelta poco comprensibile ai colleghi che lo stimano.


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