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In quattro giornate la Juventus recupera 8 punti alla Roma, portandosi da -5 a +3 sui capitolini. L'ultimo allungo a 37 punti è stato però meno semplice del previsto: in uno stadio dominato dai bambini, i bianconeri passano solo al novantunesimo, grazie a un colpo di testa fortunoso ma meritato del solito Llorente, vera arma in più di Conte in questa fase della stagione. L'assenza di Pirlo si sente in termini di minor brillantezza e fluidità, ma alla fine la Vecchia Signora s'impone con grinta e soprattutto con un grande Buffon, autore di almeno tre interventi decisivi sulle belle azioni firmate Di Natale & Co. I friulani si difendono compatti e sanno ripartire, ma se la Juve non subisce gol da sei partite un motivo ci sarà.
I Campioni d'Italia approfittano così del nuovo passo falso della Roma, che senza Totti non riesce più a guarire dalla pareggite. Quello di Bergamo è il quarto punto consecutivo in altrettante partite per i giallorossi, dopo la cavalcata delle 10 vittorie iniziali. I padroni di casa vanno addirittura in vantaggio grazie a una punizione di Brivio, che buca prima la barriera, poi le mani di De Santis, autore della prima papera stagionale. La Roma di lì in avanti assedia gli avversari, ma trova il pareggio solo all'ultimo, quando Strootman (il migliore in campo) trova sottoporta il tap in vincente. In precedenza, un paio di grandi parate di Consigli e soprattutto un rigore negato ai giallorossi per un fallo di mano abbastanza evidente in area, sui cui sviluppi Bradley segna in fuorigioco. Alla fine è 1-1: Roma seconda a 34 punti.
Stesso risultato, ma ancora più amaro, per l'Inter, che - in attesa di Fiorentina-Verona e Lazio-Napoli - butta al vento l'occasione di dare l'assalto al terzo posto. In casa contro la Sampdoria, i nerazzurri giocano un buon primo tempo e vanno avanti con Guarin, che scarica in porta un pallone recapitato da Alvarez dopo una serpentina da applausi. Nella ripresa però gli uomini di Mazzarri calano d'intensità e subiscono la maggiore freschezza degli avversari, evidentemente rinvigoriti dall'approdo di Mihajlovi? in panchina. Il pareggio arriva a un minuto dalla fine con il destro da fuori di Renan, al primo gol in serie A. Una beffa per il neo-presidente Erik Thohir, in tribuna a San Siro accanto al suo predecessore Massimo Moratti. L'Inter rimane quarta a 27 punti e oggi rischia di essere raggiunta dalla Fiorentina.
Rispetto ai cugini, va meglio al Milan, che porta a casa la prima vittoria in trasferta dell'anno. A Catania Balotelli fa rivedere un po' d'impegno: prima segna con una staffilata su punizione il gol del 2-1, poi propizia l'espulsione di Tachtsidis (forse un tantino severa). Purtroppo per i suoi tifosi, sbaglia anche un paio di gol abbastanza semplici e litiga con gli avversari, accusando Spolli di avergli rivolto insulti razzisti. A chiudere i giochi ci pensa quel furbetto di Kakà, che da posizione angolata finta il cross e sorprende il portiere scaricando sul primo palo. Per il Milan (ora ottavo con 17 punti) è il secondo segnale di riscossa dopo la vittoria in Champions contro il Celtic. Ma prima di archiviare il capitolo crisi è necessario attendere scontri più impegnativi, considerando che al momento il Catania è ultimo in classifica con appena 9 punti.
Poco sopra i rossoneri, a quota 19, c'è il Genoa, che sabato se la vede brutta in casa contro il Torino, ma alla fine riesce a strappare un pareggio. Gli ospiti passano per primi con un tiro della domenica di Farnerud deviato da El Kaddouri. Nel primo tempo i granata dominano, ma non riescono a chiudere la partita e, nella ripresa, subiscono il pareggio di Biondini su splendido assist del giovane Fetfatzidis. Da segnalare due miracoli di Perin, che a distanza di pochi secondi salva la porta ligure prima su Cerci, poi su Immobile.
Nella parte bassa della classifica, altri pareggi. Il Sassuolo getta al vento un'occasione d'oro di allontanarsi ancor di più dalla zona retrocessione: in casa del Cagliari va in vantaggio nel primo tempo per 2-0 con le reti di Marzarati e Zaza, ma nella ripresa si fa raggiungere dai sardi, a segno con Nenè e Sau. Un risultato che non serve a nessuno, anche perché nel frattempo il Chievo schianta 3-0 il Livorno e lo raggiunge a 12 punti, a ridosso proprio di Sassuolo (14) e Cagliari (15). Per i veneti è la seconda vittoria consecutiva, mentre i toscani incassano la terza sconfitta in altrettante partite.
Sale a quota 12 anche il Parma, che nell'altro anticipo pareggia 1-1 con il Bologna. Passano prima gli emiliani con il solito Koné (il più in forma della squadra), poi a pareggiare ci pensa Cassano, che si esibisce in una volé di piatto sul palo lungo. E' il 100esimo gol in Serie A per Fantantonio e, forse, anche il più bello.
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Un portiere serbo scalza la Roma dal primo posto. Si chiama Vlada Avramov, difende i pali del Cagliari, e lunedì sera all'olimpico para tutto il parabile. I giallorossi, dopo la sfilza di vittorie iniziale, per la terza volta consecutiva non vanno oltre il pareggio e per la prima volta dall'inizio del Campionato cedono la testa della classifica. Il controsorpasso non riesce: la Juventus è prima in solitaria, anche se solo di una lunghezza, a quota 34 punti.
Agli 11 di Garcia non si può rimproverare mancanza d'impegno. E' probabilmente il tipo di gioco a imporre di rallentare sul lungo periodo. Senza alcuna punta di ruolo, i romanisti hanno come armi principali il ritmo, la velocità e l'intensità del pressing. Il bomber che sbriglia da solo la matassa, con Totti infortunato, manca. La squadra attacca sempre in massa, ma, appena le gambe iniziano a girare più lentamente, l'efficacia dell'intero sistema di gioco cala vistosamente. La Roma però non molla, ci crede fino alla fine: praticamente metà della squadra arriva al tiro in porta, ma un po' di sfortuna (il palo clamoroso di Gervinho) e la serata di gloria di Abramov (parate da campione quelle su Strootman e Maicon) negano la rete al terzo miglior attacco del Campionato. Da parte sua, il Cagliari si difende con ordine e coraggio, rischiando anche in più occasioni di sbancare l'Olimpico. Ma alla fine è 0-0.
Al contrario della Roma, la Juve un bomber l'ha trovato. Domenica la nuova capolista supera 2-0 fuori casa il Livorno con una prestazione superlativa di Llorente. Lo spagnolo mette a segno il primo gol con una volé di piatto spettacolare, poi serve a Tevez l'assist per la rete della sicurezze, mettendo in mostra grandi capacità fisiche nella protezione della palla. Una qualità anomala per un attaccante inserito negli schemi di Conte, ma è indubbio che proprio il basco sia il giocatore più in forma della rosa juventina, capace di dare al reparto offensivo quella pesantezza che era mancata nelle ultime stagioni.
Subito dietro l'accoppiata di testa, inizia il valzer delle sorprese. La più clamorosa è senz'altro quella che si consuma al San Paolo, dove il Napoli si fa superare dal Parma. I gialloblù passano 1-0 con un bel gol di Cassano, preciso nel diagonale ma lasciato incredibilmente libero dalla difesa azzurra. Benitez deve sperare che i suoi avessero già la testa alla partita di Champions contro il Dortmund, perché la squadra vista in campo domenica sembra aver fatto molti passi indietro sul fronte del gioco, in particolare per quanto riguarda la tenuta a centrocampo: quando uno a turno fra Berhami e Inler non è in giornata, la diga si rompe e le occasioni per gli avversari fioccano.
La sconfitta dei partenopei dà all'Inter l'occasione di agganciare il terzo posto, ma i nerazzurri non la sfruttano, lasciandosi fermare sull'1-1 dal Bologna. Gli emiliani passano addirittura in vantaggio (segna Koné su azione di contropiede), poi i ragazzi di Mazzarri pareggiano con un diagonale deviato di Jonathan. Di lì in avanti le occasioni per l'Inter si sprecano, ma incredibilmente la palla non entra mai e alla fine la chance di raggiungere la zona Champions sfuma. Non un esordio da ricordare per il nuovo presidente indonesiano, Erick Thohir.
Peggio dell'Inter la Fiorentina, che spreca la possibilità di scalare una posizione in classifica (e proprio a danno dei nerazzurri), rimanendo nella quinta casella a quota 24 punti. I Viola tornano sconfitti da Udine, non riuscendo a rimontare la rete messa a segno nel primo tempo Heurtaux. Un risultato davvero difficile da pronosticare, visto il buon momento di forma dei toscani e il periodo depressivo dei friulani, che invece si risollevano e arrivano a 16 punti. La Fiorentina deve fare i conti per la prima volta con i limiti della rosa: Rossi non può risolvere tutte le partite da solo, e a centrocampo Borja Valero non è più il geometra infallibile dell'anno scorso.
Fuori dalla zona Europa, cade clamorosamente anche il Verona, superato all'ultimo secondo (e in casa) dai perfidi cugini del Chievo, che con questi tre punti prendono una boccata d'ossigeno e si portano a 9 punti: sempre ultimi in classifica, ma ora alla stessa altezza del Catania e a soli due punti dalla terzultima.
Perde invece l'occasione di uscire dalla zona retrocessione la Sampdoria, che subisce il pareggio della Lazio a pochi istanti dalla fine. I padroni di casa - evidentemente rinvigoriti dall'arrivo in panchina di Mihajlovic - ci mettono almeno il cuore, e nel secondo tempo - pur essendo in inferiorità numerica - vanno in vantaggio con un gol da paperissima di Soriano, abile a sfruttare la goffaggine in disimpegno della retroguardia biancoceleste. Gli uomini di Petkovic (che in tutto il 2013 hanno vinto una sola partita in trasferta) si salvano grazie a un'inusitata prodezza d'attaco di Cana, ruvido difensore centrale con assai sporadici raptus da bomber.
Il pareggio della Lazio farebbe comodo al Milan, ma anche i rossoneri incappano nell'ennesimo stop stagionale. Succede tutto in 8 minuti: De Jong s'inventa assistman per un giorno e serve a Kaka un lancio perfetto per l'1-0. Poi l'ex di turno, il buon vecchio Gilardino, pareggia sparando sotto la traversa un rigore sacrosanto.
Il Milan (13 punti) si fa così scavalcare in classifica dal Torino, che strapazza 4-1 un Catania troppo brutto per essere vero. Stupisce invece in positivo il Sassuolo, che batte 2-0 in casa l'Atalanta e si porta a 13 punti, mettendosi dietro ben cinque squadre. Una vera e propria seconda vita per i neroverdi, che dopo le prime giornate sembravano destinati a una retrocessione senza appello, simile a quella del Pescara l'anno scorso.
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La Juventus batte il Napoli e si porta a -1 dalla Roma capolista, fermata sull1-1 all'Olimpico dal Sassuolo. Nel big match del posticipo, i bianconeri strapazzano i ragazzi di Benitez con un secco 3-0. Il risultato è bugiardo rispetto ai valori visti in campo, ma segna una vittoria tattica di Conte, che blinda al centro difesa e mediana, disinnescando in partenza la fantasia di Hamsik e Higuaìn. Non a caso il più pericoloso degli azzurri è Insigne, che aggira regolarmente gli avversari accentrandosi dalla fascia, ma non riesce a superare un Buffon in serata di grazia.
Il primo gol juventino porta la firma di Llorente ed è irregolare. L'attaccante basco è in fuorigioco, ma stavolta la svista arbitrale non è imperdonabile: secondo i calcoli di Sky, parliamo di 21 centimetri. Nella ripresa il Napoli reagisce con orgoglio, ma deve incassare prima la solita punizione di Pirlo, poi un tiro strepitoso da fuori di Pogba, di quelli che si pescano dal cilindro dopo uno stop imperfetto.
Nell'altro posticipo, la Fiorentina supera 2-1 la Sampdoria con una doppietta di Rossi, che arriva a 11 gol in campionato ed è sempre più leader della classifica marcatori. Gabbiadini accorcia per i blucerchiati, che nel finale rischiano più volte di pareggiare, mettendo in luce alcune carenze difensive e di concentrazione della squadra di Montella. I viola però se la cavano e arrivano in classifica a 24 punti, portandosi in quinta posizione.
Juve e Fiorentina approfittano così del nuovo passo falso della Roma. Dopo le 10 perle iniziali, i giallorossi ciccano la seconda partita consecutiva. Stavolta però il pareggio è molto più clamoroso: se contro il Torino (fuori casa) molti meriti erano da ascrivere ai granata, gli uomini di Garcia non hanno giustificazioni per l'1-1 rimediato all'Olimpico dal Sassuolo. I capitolini dominano per gran parte dell'incontro, eppure s'intravedono le prime crepe rispetto alle faville di settembre e ottobre. L'attacco è volitivo, ma senza Totti e Gervinho riesce a segnare solo grazie a un assai goffo autogol di Longhi (pur propiziato da una bella azione di Florenzi, il migliore in campo).
LjaJic ce la mette tutta nella ripresa, ma per tre volte Pegolo respinge i suoi tentativi. Anche in difesa i giallorossi iniziano a perdere l'intensità fin qui dimostrata. Burdisso manca un anticipo molto semplice, ma sul tiro di Floro Flores è bravo De Sanctis. Il pareggio arriva al 94 esimo: con la difesa della Roma completamente schierata, Balzaretti si fa scavalcare e consente una sponda di testa, Bradley non riesce a liberare e Rigoni scarica in porta da pochi passi. Una vera beffa.
I punti persi da Roma e Napoli fanno bene all'Inter, che riduce il gap dal terzetto di testa battendo 2-0 il Livorno. Sabato sera i nerazzurri passano prima con una comica autorete del portiere Bardi - che s'infila in porta un cross di Jonathan -, poi allo scadere con Nagatomo, servito in modo splendido dal gioiellino Kovacic. I toscani recriminano per un fallo in area su Paulinho non segnalato dall'arbitro. L'Inter sale in classifica a quota 25 e festeggia nel migliore dei modi il ritorno in campo dell'immortale Javier Zanetti.
Perde contatto con i nerazzurri il Verona, che si fa battere 2-0 dal Genoa e rimane a 22 punti. A Marassi i rossoblù segnano nel primo tempo con due bei colpi di testa di Portanova e Kucka, poi si limitano ad aspettare la fine della partita. Nella ripresa i veneti mettono sotto assedio la porta avversaria, ma per una volta non riescono nemmeno a riaprire l'incontro. Il Genoa arriva così in settima posizione (17 punti), scavalcando di una lunghezza la Lazio.
I biancazzurri a Parma non vanno oltre l'1-1. La difesa è ancora una volta ampiamente insufficiente: l'ennesimo errore in marcatura di Novaretti consente a Lucarelli di pareggiare in disturbato con un colpo di testa su calcio d'angolo. L'unica buona notizia per la squadra di Petkovic è il primo gol in serie A del teenager Keità, prodotto della cantera del Barcellona. E' però singolare che il presidente Lotito continui a esser convinto d'aver allestito una squadra da terzo posto, dovendosi affidare in attacco a un ragazzo nato nel 1995.
Con il punto rimediato contro la Lazio, il Parma aggancia a 13 punti il Milan, l'unica squadra ad aver deluso le aspettative ancor più dei biancocelesti in questa prima parte di stagione. Contro il Chievo - ultimo in classifica - i rossoneri non riescono a segnare e tornano a casa con un mesto 0-0. Non mancano le palle gol, mancano i bomber. Fra le varie occasioni costruite e divorate dai milanisti, ne segnaliamo due: Poli, completamente libero a un metro dalla porta, invece di colpire di testa si accartoccia scoordinato sul pallone; Robinho, solo davanti al portiere, coglie il palo nel deserto, e sugli sviluppi Kakà sparacchia in orbita. A questo punto la panchina di Allegri, più che calda, è ai limiti della fusione nucleare, nonostante le rassicurazioni arrivate in serata da Berlusconi.
Allunga sul Milan anche l'Atalanta, che si porta a 16 punti battendo all'ultimo respiro il Bologna. I bergamaschi passano nella ripresa con un bel diagonale da fuori di Brivio, cui risponde Bianchi, che si sblocca e mette a segno la prima rete in maglia emiliana. Il gol partita arriva al 48esimo e lo firma Livaja, che ringrazia il portiere Curci per la gentile collaborazione.
In coda alla classifica, il Catania rialza la testa e arriva a 9 punti grazie all'1-0 interno contro l'Udinese, deciso da un rigore di Maxi Lopez. Una vera beffa per i friulani, che attaccano infruttuosamente per tutta la partita, ma devono scontare un Muriel in giornata no. La squadra di Guidolin viene così raggiunta a 13 punti dal Cagliari, che negli stessi minuti supera 2-1 in casa il Torino (fermo a quota 12) grazie a due punizioni di capitan Conti.
Fin qui le partite. L'ultima giornata del pallone italico dovrà però essere ricordata per la vergognosa pantomima andata in scena a Salerno. I padroni di casa avrebbero dovuto disputare il derby di Lega Pro contro la Nocerina, ma gli ultras degli ospiti - cui il Prefetto aveva proibito la trasferta per ragioni di ordine pubblico - hanno minacciato di morte la propria squadra, intimandogli di non scendere in campo. E il club, spaventato, ha obbedito.
Prima ha chiesto invano di non giocare, poi, ignorando le rassicurazioni della Questura, si è esibito in una farsa tristissima: dopo 50 secondi l'allenatore della Nocerina ha speso tutte le sostituzioni e in appena 21 minuti ben cinque giocatori della squadra hanno abbandonato il campo simulando infortuni di varia natura. Risultato: partita interrotta (in sei non si può giocare), la Salernitana vince 3-0 a tavolino. E il nostro calcio perde un'altra fetta di dignità.
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Ci voleva un ex romanista per fermare la Roma. Dopo 10 vittorie consecutive, i giallorossi vengono arginati sull'1-1 dal Torino, consentendo a Juve e Napoli di rosicchiare due punti. Vero eroe della notte granata è Alessio Cerci, per distacco il migliore in campo. Nato a Valmontone e con ampi trascorsi in quel di Trigoria, l'aletta del Toro mette in difficoltà da solo la difesa avversaria per tutto il primo tempo. Dribbla, crossa tira e corre come un dannato. Ogni azione del Torino passa per i suoi piedi.
Gli uomini di Garcia vanno comunque in vantaggio sfruttando una grave amnesia dei padroni di casa, che si scordano di coprire sulla fascia sinistra e consentono a Pjanic di imbucare per il tap-in vincente di Strootman. Nella ripresa il livello di gioco cala su entrambi i versanti. Anche Cerci sembra più appannato, ma è proprio lui a trovare il pareggio, concludendo sottoporta un'azione sulla sinistra molto simile a quella del vantaggio romanista. La notizia è che l'errore difensivo stavolta è di Benatia, fin qui pressoché perfetto da inizio Campionato. La Roma deve così ingoiare il primo boccone amaro di questa stagione, mentre il Torino insegna qualcosa alle altre avversarie dei giallorossi: per arginare i capitolini bisogna fare più catenaccio di loro. La difesa alta è un suicidio.
Subito dietro la Roma, Juve e Napoli rispondono con due vittorie dal sapore diverso e salgono a 28 punti, portandosi così a -3 dalla capolista. A convincere di più sono ancora una volta i partenopei, che superano 2-1 il Catania con l'ennesima prestazione superlativa del proprio reparto offensivo. Le reti degli azzurri sono due capolavori mancini: prima un tiro a giro da fuori area che si spegne sotto l'incrocio da parte del solito Callejon, poi una sassata dal limite di Hamsik. I siciliani riaprono il discorso con Castro, ma nella ripresa - piuttosto che cercare il pareggio - devono accontentarsi di limitare il passivo grazie a una grande prestazione del portiere Andujar.
Molto meno spettacolare del Napoli, la Juve riesce comunque a tenere il passo degli azzurri sbancando il Tardini per la prima volta nell'era Conte. I bianconeri sono ordinati e solidi come sempre: attaccano per quasi tutta la partita, ma riescono a passare solo in modo fortunoso. Un gran tiro da fuori di Quagliarella si stampa sulla traversa, Pogba a rimorchio insacca di piatto. La Vecchia Signora fa risultato, ma la brillantezza di gioco del Napoli e l'intensità della Roma sono un'altra cosa. Molto dipende dal rendimento di Pirlo, meno decisivo rispetto agli anni scorsi, ma qualcosa è venuto meno anche nella grinta di Conte, che non fa mistero di volersi trasferire in un club con maggiori disponibilità finanziarie.
Dietro al terzetto di testa, in zona Europa League, continuano a viaggiare appaiate Inter e Verona (22 punti). I nerazzurri demoliscono in trasferta un'Udinese quasi mai in partita. Alla fine è 0-3, ma il passivo per i friulani avrebbe potuto essere ben più pesante, vista la mole di occasioni prodotta e non trasformata dagli undici di Mazzarri. Le reti sono firmate da Palacio (colpo di testa su punizione), Ranocchia (collo pieno al volo su uscita a vuoto di Brkic) e Alvarez (tap-in su azione di contropiede di Palacio).
Quanto al Verona, non rallenta l'andatura impressionante in casa, dove gli scaligeri hanno messo a segno sei vittorie in sei partite. L'ultima vittima è il Cagliari, superato 2-1 con i gol di Toni e del redivivo Jankovic, che in area si esibisce in un triangolo d'alta scuola con Romulo prima di piazzare sul palo lungo. I sardi hanno diverse occasioni, ma riescono solo a dimezzare lo svantaggio con Conti.
Appena fuori dall'Europa, in sesta posizione, c'è la Fiorentina, che sale a 21 punti sbancando 2-0 San Siro con i gol di Vargas e Borja Valero. I viola aprono ufficialmente la crisi del Milan, che si ritrova a 12 punti in compagnia di Parma e Livorno (vittorioso ieri per 1-0 sull'Atalanta). La panchina di Allegri è sempre più infuocata, ma la sensazione è che i rossoneri scontino un grave deficit tecnico, soprattutto in difesa e a centrocampo: costruire gioco è difficile se l'unico con i piedi educati si chiama Riccardo Montolivo (Kakà è ancora un oggetto del mistero), né è pensabile che una squadra con ambizioni da grande possa gestire un'intera stagione con due centrali lenti come Mexes e Zapata. Segno dei tempi, poi, la strana storia di Valter Birsa: panchinaro al Torino, titolare inamovibile nel Milan.
Poco sopra ai rossoneri, a quota 15 punti, continua lo psicodramma della Lazio. Dopo gli ultimi risultati incoraggianti (la vittoria con il Cagliari e il pareggio esterno con il Milan), i biancazzurri tornano a cadere. Stavolta però il ko è più grave, perché arriva in casa e per mano del Genoa, che si porta alle spalle proprio dei capitolini con 14 punti. La Lazio gioca una partita generosa, ma ricade nei vizi che la affliggono da inizio anno: attacco improduttivo, centrocampo confuso, difesa che almeno un paio di volte a partita indossa il costume di Babbo Natale. I liguri passano con i gol di Kucka e Gilardino, che trasforma un rigore gentilmente concesso da Ciani con un fallo di mano plateale e inutile.
In coda alla classifica, Sampdoria e Sassuolo si esibiscono in un folle 3-4 fatto di regali e controregali. Passano prima i blucerchiati con Pozzi, poi la tripletta di Berardi (due reti su rigore) e il gol Floro Flores portano i tre punti ai neroverdi, che in classifica raggiungono proprio i liguri a nove punti. Inutili le reti di Eder e De Silvestri: quando non si fa bucare al centro, la difesa della Samp frana sugli avversari in area. E il Sassuolo festeggia così la sua prima, storica vittoria esterna in serie A.
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Dopo l'1-1 dell'Inter contro l'Atalanta e in attesa della capolista Roma, che stasera affronta il Chievo, Juventus e Napoli timbrano il cartellino con due belle vittorie. La partita della giornata è sicuramente quella degli azzurri, capaci di vincere in trasferta contro la Fiorentina. Il livello di calcio andato in scena al Franchi è ormai un evento raro in serie A e a dirigere lo show ci sono le due squadre che probabilmente vantano il tasso tecnico più alto del Campionato.
Pur senza andare in rete, fra i partenopei si distingue come sempre Higuaìn, autore di due assist d'esterno da campione: il primo a lunga gittata per il tiro al volo di Callejon, il secondo nello stretto per l'inserimento al fulmicotone di Mertens, che realizza con un diagonale chirurgico. In mezzo, il rigore di Pepito Rossi, arrivato già a nove nel listino dei marcatori. Per la Fiorentina è la prima sconfitta interna della stagione. Il Napoli invece, almeno per 24 ore, incalza la Roma a -2.
Stesso distacco dal vertice per la Juventus, che in casa si sbarazza facilmente di un Catania piuttosto arrendevole. Apre le danze Vidal con un destro deviato, prosegue Pirlo con la solita punizione da giocatore di biliardo. La ciliegina è di Tevez, che sfonda in percussione e dribbla anche il portiere prima d'insaccare, ma c'è gloria perfino per Bonucci, capace di sfruttare al meglio un bell'assist di Giovinco. Alla fine è 4-0: più che una partita, una formalità.
Tutt'altro clima in casa Milan, dove la panchina di Allegri scricchiola dopo il pari rimediato in casa contro la Lazio. Sotto un diluvio biblico, i rossoneri dominano nel primo tempo, ma passano solo all'inizio della ripresa grazie a un destro a giro da fuori area di Kakà, che torna al gol con la maglia dei diavoli dopo quattro anni e mezzo.
Oltre alla rete, il figliol prodigo rimpatriato da Madrid corre e distribuisce palloni al di là di ogni aspettativa. Eppure, la sua resurrezione non basta. La Lazio è molto leggera in fase offensiva, ma ha il merito di non mollare, e alla fine trova il pari con un colpo di testa in torsione di Ciani, il migliore dei suoi, imbeccato dall'ennesima bella giocata di Candreva sulla fascia. I capitoli salgono così a quota 15, mantenendo tre punti di vantaggio proprio sul Milan.
Fra laziali e milanisti si piazzano due squadre: Atalanta e Udinese, entrambe a 13 punti. I friulani tornano al successo sul campo del Sassuolo, superato 2-1 non senza qualche fatica di troppo. Dopo il rigore trasformato da Di Natale, gli uomini di Guidolin hanno bisogno di una prodezza di Muriel per portare a casa i tre punti. Inutile il momentaneo pareggio di Zaza, autore del terzo gol stagionale. Dopo i segnali di riscossa delle ultime giornate, i ragazzi di patron Squinzi tornano a cadere.
Chi invece non smette di volare è il Verona: grazie alla vittoria per 2-0 sulla Sampdoria (reti di Gomez e Toni), gli scaligeri salgono a quota 19, superando la Fiorentina e agganciando l'Inter in zona Europa. Per sognare è ancora presto, ma se l'obiettivo dei veneti è davvero la salvezza, allora si può dire che a fine ottobre siamo già a metà dell'opera.
Molto meno esaltante la classifica di Livorno e Torino (rispettivamente a 9 e 11 punti), che però danno vita alla sfida più ricca di pathos della giornata: uno psicodramma finito 3-3. Cerci, come al solito, suona il violino in discoteca e in avvio propizia il doppio vantaggio dei toscani con due assist. Prima dell'intervallo, però, i granata riescono a pareggiare (reti di Paulinho e Greco). Nella ripresa, il Toro passa addirittura in vantaggio con un eurogol di Emreson: dopo un paio di dribbling nel cerchio di centrocampo, l'omonimo del fu Puma tira a mo' di catapulta e centra la porta da distanza spettacolare.
In coda alla classifica, il Bologna si tira fuori dalla zona retrocessione schiantando 3-0 fuori casa un Cagliari irriconoscibile (in rete Garic, Koné e Pazienza). Il quadro si completa con la vittoria di misura del Genoa sul Parma: Gilardino sbaglia un rigore nel primo tempo, ma nella ripresa insacca di testa su un cross difficile dalla trequarti. Come ai vecchi tempi.