Giuseppe Conte si gioca in poche ore buona parte del proprio futuro politico. Dopo mesi di oblio, l’ex premier potrebbe tornare al centro della scena determinando la fine della legislatura e, forse, del Movimento 5 Stelle (o di quel che ne resta). Oggi, alle 16.30, il numero uno dei pentastellati incontrerà il suo successore a Palazzo Chigi, Mario Draghi, e porrà una serie di condizioni per continuare ad appoggiare il governo.  

Con il solito mezzo sorriso e il solito completo da matrimonio, Luigi Di Maio si è prodotto nell’ennesima capriola della sua carriera. Chi grida allo scandalo ha la memoria corta, perché, nella biografia del fu “ragazzo straordinario”, la scissione dal Movimento 5 Stelle non è affatto il capitolo più imbarazzante.

Parliamo di un uomo capace di chiedere l’impeachment di Sergio Mattarella per poi giurare (più volte) nelle sue mani. Un uomo capace di rendere omaggio ai gilet gialli per poi genuflettersi davanti a Macron. Un uomo capace di scagliarsi per anni contro l’Euro e l’Unione europea per poi riscoprirsi europeista radicale, atlantista di ferro, marionetta che consegna i suoi stessi fili a Mario Draghi. Un uomo capace di difendere “il limite dei due mandati” salvo poi spaccare il partito per dribblare quella stessa regola (ed evitare, si dice, una deroga che Conte avrebbe calato dall’alto solo in suo favore, con paterna magnanimità).

Ogni guerra porta con sé un certo grado di degenerazione cognitiva, che a sua volta produce, tra tanta immondizia, alcune aberrazioni in stile orwelliano. La fine che ha fatto il Copasir è un esempio perfetto di questo fenomeno. Nato nel 2007 dalle ceneri del Copaco, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica avrebbe il compito di controllare, a nome delle camere elette dal popolo, l’operato dei servizi segreti. A quanto pare, invece, ora il Copasir si è messo a fare tutt’altro, e cioè a indagare sui privati cittadini che osano dissentire dal governo in tema di guerra e relazioni internazionali.

Chi fra Covid e guerra ha sentito la mancanza delle pagelle europee può consolarsi. Bruxelles pubblica oggi le Raccomandazioni di primavera e torna a rimproverare l’Italia come sempre. Nel testo che la Commissione presenta oggi viene definita “essenziale” l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con tutte le riforme che questo comporta.

Mentre con la bocca parliamo di soluzione diplomatica, di cessate il fuoco e di pace “credibile”, con le mani continuiamo a mandare armi in Ucraina. Venerdì è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il terzo decreto interministeriale per spedire a Kiev “materiale bellico”, che stavolta sarà anche più pesante di quello inviato finora. Non più solo strumenti di difesa, quindi, con tanti saluti alla retorica della “guerra per la pace” diffusa dai media mainstream.


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