Abbiamo scoperto che i fratelli d’Italia, in realtà, non sono davvero tutti fratelli. Ci sono anche i cugini, i cugini di secondo grado e i parenti alla lontana che non senti nemmeno a Natale. È questa la morale della legge sull’autonomia differenziata cui la settimana scorsa il Consiglio dei ministri ha dato il via libera. Il progetto, partorito dalle meningi di Roberto Calderoli, punta a creare 21 Regioni a statuto speciale, cancellando ogni possibilità di colmare le differenze economiche e sociali che fratturano il Paese. Non solo: questa legge stabilisce in via definitiva che la sperequazione Nord/Sud è giusta e va mantenuta così com’è, perché - in fondo - i ricchi settentrionali sono più meritevoli, e quindi hanno diritto a godere di servizi migliori rispetto ai poveri meridionali.

Dopo i pastrocchi su Pos e accise, è già chiaro quali saranno le prossime tre mine sul percorso del governo: autonomia differenziata, ratifica del Mes e concessioni balneari. Il primo è un tema divisivo all’interno del centrodestra, perché, in sintesi, la Lega vuole abbandonare il Sud al proprio destino, mentre Forza Italia e meloniani continuano ad avere interessi elettorali e clientelari da coltivare anche nel Mezzogiorno. Il secondo e il terzo tema rischiano invece di creare fratture fra maggioranza parlamentare e governo, perché minacciano di avere ripercussioni sui (già difficili) rapporti fra Palazzo Chigi e Bruxelles.

Il lavoro della maggioranza sull’autonomia differenziata “può finalmente entrare nel vivo”, ha detto la settimana scorsa Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali, assicurando di non voler “spaccare il Paese” con il trasferimento di funzioni e risorse alle Regioni del Nord. E su questo, forse, ha ragione: il Paese è già spaccato, perciò questo disegno di legge abominevole, trasmesso nei giorni scorsi a Palazzo Chigi, non farà altro che cementare una volta per tutte le disuguaglianze economiche e sociali fra le diverse aree.

Anche nel 2023 i “rompipalle”, come li chiama Lord Salvini, potranno pagare il caffè con il Pos. Il governo cede sotto la pressione della Commissione europea e cancella dalla legge di bilancio la norma che avrebbe concesso agli esercenti di non accettare pagamenti digitali sotto i 60 euro. La capitolazione, che sarà certificata attraverso un emendamento alla manovra, è totale: per settimane si è parlato di possibili soglie di compromesso a 30 o a 40 euro, ma alla fine non c’è stato spazio per alcuna mediazione con Bruxelles. La regola salta e basta, per cui anche l’anno prossimo i commercianti non potranno rifiutare alcun pagamento - nemmeno il più misero - con bancomat o carte di credito.

I dati sulla povertà in Italia pubblicati recentemente sono sconcertanti ed hanno l’aggravante di essere in difetto rispetto a quelli che leggeremo nei prossimi 12 mesi. Nel paniere del dolore è entrata la “malinconia” come ha registrato il Censis e forse non sarebbe possibile diversamente visti i numeri.

La povertà assoluta è stabile, ma ai massimi storici: tocca 1,9 milioni di famiglie (7,5%) e 5,6 milioni di persone (9,4%) poveri assoluti che non dispongono delle risorse economiche sufficienti per vivere. Tra questi, 1,4 milioni di minori (14,2% del totale). A costoro si aggiungono altri 8 milioni che riescono solo a coprire l’indispensabile.


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