Dopo aver invitato ai giovani ad andare a lavorare nei campi e a non stare sui divani, proprio lui, il ministro Lollobrigida, a cui doveva essere intestato il dicastero della famiglia per meriti acquisiti sul campo, si è prodotto in un diluvio di suprematismo che persino il sito del governo italiano di cui fa parte castiga con termini severi. Lui non poteva saperlo, per conoscere dovrebbe leggere e, per tradizione di famiglia, chi legge non parla e chi parla non legge.

Le cialtronate verbali di Lollobrigida non sono solo una sottolineatura dell’ignoranza crassa di cui il soggetto gode, caratteristica universalmente riconosciutagli. Fanno seguito alle infamie uscite dalla bocca di La Russa e alle castronerie di Rampelli, tutte inseribili nel solco aperto dalla premier per mancanza di voti.

 

Alcuni pasdaran del volto nuovo del vecchio, sostengono che la Meloni sarebbe infuriata con i suoi maschietti logorroici e che gli sforzi per accreditarsi in un’area europea conservatrice ma non fascista verrebbero danneggiati da cotanta imperizia politica e logorrea verbale a fini autopromozionali. Ma questa è la versione assolutoria che finge di vedere prima nello scontro con la Lega e poi in quello interno un complottismo residuale e tenta di rappresentare la ducetta coatta come eroina sola di fronte ai marosi. Non è così e lo sanno tutti coloro che dispongono di una minima conoscenza della politica, dei suoi riti e delle sue liturgie.

Gli esponenti di Fratelli d’Italia dicono quello che la Meloni pensa ma non può dire, se non vuole andare a casa il giorno dopo. Inutile scaricare sull’improvvido cognato: la “sostituzione etnica” è stata uno dei tormentoni dei suoi comizi e di sue interviste dal 2016 fino a due mesi fa. Il fatto che da presidente del consiglio rinneghi quello che diceva da segretaria di FdI non significa nulla, tale distonia è rilevabile quotidianamente.

La tattica ormai è chiara: uno alla volta, i capi bastone di Fratelli d’Italia, con una frase, una proposta o anche solo una battuta, spingono più in là il confine tra l’accettabile e l’inaccettabile. Come fosse una terapia d’urto verso l’accettazione del loro DNA fascista, del quale si sentono onorati ma che hanno ancora remore e paure ad esibire. Ma per equilibrare la giravolta a 360 gradi sulla Ue e l’adesione a tutto ciò che dicevano di contrastare, in qualche modo devono bilanciare ed allora per tranquillizzare i suoi adepti ad ogni inginocchiata segue uno sputo in aria.

La Meloni si spinge sul terreno della riscrittura della storia ma, in assenza di storia e di storici a lei affini, sguinzaglia i suoi sottopancia per lanciare le provocazioni e vedere l’effetto che fanno. L’intenzione, non dichiarata, è quelle di ridare dignità e spessore a tutte le imbecillità criminali che il fascismo ha sparso nell’aria e che i suoi eredi per mancanza di libri, scimmiottano per sentirsi vivi e diversi. Non c’è nessuna cultura di destra, semmai una sottocultura diffusa. Prevalgono il livore sul valore, la rabbia covata per decenni verso l’Italia e gli italiani, lo spirito di vendetta per essere stati allocati - giustamente - nella pattumiera della storia. La loro speranza è che, dichiarazione dopo dichiarazione, il loro proposito ideologico - un misto tra ignoranza storica e assenza di cultura di governo - possa produrre piccole crepe che diverranno uno spazio dove far transitare il loro revanscismo storico fascista, che di post ha solo il calendario.

Che siano fascisti fatica ad accorgersene solo chi preferisce non vedere e chi deve tirare la locomotiva. Nemmeno l’adesione entusiasta alle opinioni del Gruppo di Visegrad e le smancerie incrociate con il fascismo polacco, baltico e ucraino  sembrano sufficientemente illuminanti per il mainstream che continua nel suo tentativo di tergiversare e manipolare.

L’Italia è un protettorato politico e militare degli USA e questo la Meloni lo ha capito dal primo giorno in cui è entrata a palazzo Chigi. Sa che la sua armata Brancaleone durerà fino a quando continuerà a prostrarsi di fronte agli Stati Uniti. In questo senso la sua adesione con il nuovo front-desk della NATO in Europa e la distanza dalla UE sono elementi che ben dispongono Washington nonostante indispongano Bruxelles. Del resto, per gli USA la preoccupazione maggiore è che si ricostruisca l’asse franco-tedesco e non il fascismo che vince nell’Est o nei paesi scandinavi. Anzi, la vittoria dell’ultradestra per Washington è una maniera efficace per tagliare in due l’Europa, che peraltro pensa già da sola al suo suicidio.

I riverberi del melonismo sulla politica interna sono penosi. Le figuracce sul PNRR non sono che la manifestazione esantematica dell’agire di un gruppetto di scappati di casa improvvisatisi governo. Certo, di fronte ai mali dell’Italia - sanità pubblica allo sfascio, istruzione pubblica disastrata, disoccupazione altissima, precarietà ormai forma maggioritaria dell’impiego, costo della vita incompatibile con i salari, fine dell’ascensore sociale, welfare a pezzi, trasporti pubblici da reinventare, territorio da difendere di fronte al dissesto idrogeologico, turismo da regolamentare ed altre amenità, il governo agisce senza sosta. Ed ecco che arrivano il divieto di rave party, il divieto di fumo anche in pubblico e il deciso intervento contro le vernici lavabili. Dalla perfida Albione siamo passati alla guerra alla sua lingua, alla quale - sia chiaro – spezzeremo le reni.

Ma come si sistemano i tre filoni di intervento che li caratterizzano, ovvero razza, genere e classe, che sono gli ambiti dove si riconosce la cultura fascista? A sistemare i conti con la razza arrivano il divieto di sbarchi e fine della protezione speciale per i migranti rifugiati: ci si candida a colpire l’immigrazione clandestina nel globo terraqueo ma si fa fatica a farlo sulle spiagge italiane.

Alle donne, cui viene minacciata a settimane alterne la fine della legge 194, si prescrive l’appello alla natalità che ignora la sostanziale impossibilità di accesso a tutti i servizi sociali di cui i figli e genitori necessitano. In un nuovo modello di demografia a sfondo razziale si chiede nelle stesse ore alle madri italiane di fare figli e di lavorare, come se le due cose fossero compatibili con il lavoro, gli stipendi, i servizi e il tempo. Non essendo da decenni in presenza delle strutture familiari contadine descritte dal Verismo, come si fa? La soluzione saranno i cognati in veste di tate? Ma la supremazia etnica non può fermarsi di fronte a considerazioni ovvie, non è previsto.

Per le classi sociali subalterne ecco pronta la fine di qualunque ipotesi di aumenti salariali benché i nostri siano i più bassi d’Europa; poi la prevista fine del reddito di cittadinanza per chi non trova lavoro e l’esortazione allo schiavismo nella relazione tra datori di lavoro e lavoratori. Non poteva mancare la giustizia ed ecco che arriva la censura su magistrati, che ora sanno che non devono operare secondo leggi e procedure ma secondo gli obiettivi del governo, primo fra tutti (e quasi unico) quello di obbedire agli Stati Uniti ed alle sue agenzie spionistiche.

E noi qui, nel nostro scassatissimo paese, dove sembrano essersi smarrite ragioni e ragionevolezza, affidiamo a due dichiarazioni di facciata di una opposizione di maniera lo sdegno per quanto abbiamo di fronte ed esibiamo un silenzio che diventa complicità oggettiva. Ogni volta che la sinistra, i democratici, anche solo le persone per bene di questo Paese resteranno in silenzio, la rielaborazione della storia in forma di vendetta di chi ne è stato solo una pagina vergognosa e ridicola al tempo stesso, avrà fatto un passo avanti.

Intanto, in attesa dell’obbligo del cerchio di fuoco nelle ore di ginnastica e dell’accantonamento delle fedi nunziali in vista delle necessità della Patria, ci apprestiamo a festeggiare il prossimo 25 Aprile. Convinti che non si possa rimuovere l’orrore che fu e che l’insegnamento dei partigiani, cioè la pagina più gloriosa e nobile della storia italiana, è al tempo stesso un monito per loro e un’indicazione per noi.

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