di mazzetta

George W. Bush è il presidente americano che ha protetto il maggior numero di miglia quadrate dallo sfruttamento umano, trasformandole in parchi o “monumenti” nazionali. Sembrerà strano a chi ha memoria di quel George che ha fatto falsificare i rapporti delle agenzie nazionali americane sul clima e sullo stato dell'ambiente, o a chi lo ricorda come il presidente di una “olio-garchia” che si è spesa alla morte per trivellare nei parchi e nelle riserve o, ancora, a chi lo rivede impegnato a decretare lo spostamento dei SUV nella categoria dei furgoni, per esentarli dall'obbligo di ridurre i consumi, o nel ridurre i limiti alle emissioni inquinanti per l'industria. Eppure è vero. La storia di George come recordman della protezione ambientale è paradigmatica di tutta la sua presidenza, perché, pur essendo vera, è una truffa.

di Mario Braconi

La Gran Bretagna é certamente paese cosmopolita, ma a tanta esterofilia non fa difetto - pare - altrettanto razzismo. Peraltro, proprio le istituzioni addette al governo dei flussi migratori, sembra siano tutt’altro che immuni dalla piaga. Il quotidiano The Independent sostiene infatti di aver portato alla luce, negli ultimi due anni, ben trecento casi di maltrattamento perpetrati da dipendenti dell’Ufficio Immigrazione britannico e dalle guardie giurate assegnate a tale dipartimento. Tra gli episodi denunciati, 38 sarebbero di stampo dichiaratamente razzista: gli addetti all’Immigrazione avrebbero apostrofato i disperati in fuga dalle persecuzioni e dalle torture praticate nei propri paesi di origine con l’epiteto di “scimmie” e li avrebbero “invitati” a “ritornarsene a casa propria”.

di mazzetta

Mentre i politici israeliani giocano alla guerra-lampo prima dell'arrivo dell'Uomo Nero alla Casa Bianca, il tempo scorre indifferente ai piani dei grandi leader e la vita continua a proporsi una strada piena di minacce e di imprevisti. Così può capitare che mentre le energie del paese sono assorbite dalla guerra, gli esperti alzino la mano per annunciare che è finita l'acqua. L'inverno poco piovoso, se non secco, ha dato una mano, il più avaro di pioggia da ottanta anni, ma il problema per Israele è serio e sistemico ben oltre una pur severa siccità incombente. Il consumo di acqua pro-capite è cresciuto esponenzialmente dalla fondazione del paese e sebbene rappresenti un indicatore di benessere, per un paese con scarse risorse idriche è il sistema più semplice e sicuro per prosciugare ogni riserva in fretta. Secondo gli esperti Israele è più o meno a questo punto.

di Michele Paris

Mentre stanno iniziando le audizioni di fronte alle varie commissioni del Congresso per i candidati ad entrare a far parte della nuova amministrazione democratica, il 44esimo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sta imprevedibilmente incontrando una serie di ostacoli nel promuovere il suo piano di stimolo per un’economia in fase di recessione. A sollevare qualche dubbio non è stata tanto l’agguerrita minoranza repubblicana arroccata su posizioni sempre più tendenti verso destra, bensì la sinistra del suo stesso partito. Nel muovere i primi passi del suo primo mandato alla guida del paese, Obama rischia così di essere scavalcato da subito nel suo ruolo di principale agente di cambiamento dai colleghi di partito del Senato e della Camera dei Rappresentanti, i quali temono l’inefficacia di un intervento governativo troppo timido di fronte alla situazione in cui versa il paese.

di Eugenio Roscini Vitali

Chiedersi il perchè di una guerra tanto orribile quanto stupida è certamente inutile, non fosse altro perché una guerra è sempre una cosa assurda e perché chi l’ha decisa trova l’appoggio di gran parte della comunità internazionale, sia essa pro-Israele, sia essa pro-Gaza. Certo è che questa guerra non renderà gli israeliani più sicuri né l’estremismo islamico meno pericoloso, tanto meno renderà i 500 mila bambini che abitano la Striscia più liberi di giocare. Piuttosto accrescerà l’odio tra le generazioni a venire e impedirà per lungo tempo ogni forma di dialogo e ogni progetto di pace. Oltre a chi vende armi e casse da morto, in ogni guerra c’è comunque chi, suo malgrado, finisce per trarne un vantaggio: chi, in vista delle elezioni, conquista la fiducia dell’elettorato radicale; chi trova il modo per riacquistare una credibilità persa a causa di una sconfitta inattesa; chi riesce a prolungare la propria nomina nonostante il termine del mandato; chi rafforza la sua posizione, se pur estrema.


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